Grottesca e magica, la reunion dei CCCP è andata nell'unico modo in cui poteva andare

Emozione, nostalgia, persino imbarazzo. Il galà – anzi live – dei CCCP a Reggio Emilia è stato un evento epocale, dove tutto ciò che è accaduto ha finito per suscitare l’effetto opposto rispetto a quello cercato. La sensazione unica di vedere Ferretti, Zamboni, Annarella e Fatur sul palco

I CCCP live, foto di Luca Del Pia
I CCCP live, foto di Luca Del Pia

Nella notte del 21 ottobre del corrente anno, sono stato aggredito da una follia di emozioni che non credevo di avere dentro, finché non si sono risvegliate come la cellula dormiente dei CCCP Fedeli alla Linea che le ha generate. Senza stare a scomodare troppo Poe e il racconto di una notte convulsa, vado al punto: non essendo riuscito ad accaparrarmi i biglietti per il Gran Galà Punkettone dedicato ai CCCP al teatro Valli di Reggio Emilia, per ripicca morale me ne sono dimenticato e non c'ho pensato più. Nonostante Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella e Fatur avessero detto a più riprese che lo spettacolo non sarebbe stato un concerto, le mie fonti mi avevano anticipato che invece qualcosina live ci sarebbe stata e la mia voglia di essere lì, moltiplicata. 

Foto di Luca Del Pia
Foto di Luca Del Pia

Insomma, prima di dormire controllo il mio feed e vedo per la prima volta Emilia Paranoica dal vivo con la formazione storica della band, insieme a un manipolo di ex Ustmamò agli strumenti aggiuntivi, mentre fa rivivere e celebra l'esperienza musicale mainstream più estrema che il nostro paese abbia mai avuto, ideologica e post moderna, in cui tutto è stato e continua a essere il contrario di tutto. Una roba potente mi ha preso all'altezza dello stomaco e penso di averci pensato tutta la notte, pure mentre dormivo: da una parte quanto stronzo sono stato a non aver trovato i biglietti per tempo, dall'altra a cosa pensassi davvero di questa reunion - che nonostante nessuno di loro voglia chiamarla in questo modo, appare proprio così. 

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Negli anni Novanta ho assistito a un sacco di concerti dei CSI dopo aver scoperto da poco più che bimbo i CCCP, tramite un paio di cassette doppiate con Affinità-Divergenze tra il compagno Togliatti e noi (1986), il primo vero album, quello della formazione con Umberto Negri a basso e drum machine, quello punkettone serio, e Canzoni Preghiere Danze del Secondo Millennio - Sezione Europa del 1989, la quota pop dei CCCP con Ignazio Orlando a basso e produzione. Quando ho avuto l'età per poter rubare i soldi ai miei genitori e spenderli in dischi, ho completato la collezione con Socialismo e Barbarie del 1987 e con il gran finale, Epica Etica Etnica Pathos del 1990, quello in cui i CCCP effettuarono la fusione con gli ex Litfiba Gianni Maroccolo, Ringo De Palma, Francesco Magnelli (non reale membro della band fiorentina ma sesto arto fantasma) e con il loro fonico Giorgio Canali, per dare vita a un disco meraviglioso, decadente, pesante come un macigno. I CCCP si sono sciolti formalmente il 3 ottobre del 1990, il giorno della riunificazione tedesca. Il loro immaginario era sgretolato, nuove e diverse avventure sonore li attendevano. Questo lo sanno tutti e pure io ero rimasto lì.

Foto di Luca Del Pia
Foto di Luca Del Pia

Mi ha colto di sorpresa non tanto la mostra per i 40 anni della band (ne abbiamo parlato qui), quanto la scelta di interlocutori come Andrea Scanzi e Daria Bignardi per il talk coi membri originali, che aggiunge una patina di nazionalpopolare alla storia underground dei CCCP, così come mi ha stupito l'istituzionalizzazione di un'esperienza musicale non per tutti, che nasceva nelle discoteche assurde della Berlino sotterranea anni Ottanta e che metteva insieme la rappresentazione dell'amore dell'Emilia (paranoica) per l'apparato sovietico e per il Partito Comunista, ma anche l'anima montanara dei canti popolari e delle preghiere cattoliche, portato in scena da due punk intellettuali assurdi, uno dalla cui chitarra escono suoni di grattugie e zanzare, l'altro che sembra vecchio pure da giovane, con una voce da papa all'altare, insieme con un performer sado maso decisamente pericoloso e una modella dei vestiti abbinati per caso. I CCCP che diventarono subito la grande sensazione alternativa degli altri anni Ottanta, quelli non da bere.

 

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Andiamo al punto: una storia così clamorosa, finita ma mai veramente, cementata di nuovo dopo la pace tra Ferretti e Zamboni avvenuta dopo anni di incomprensioni ideologiche e politiche oltre che personali, avrebbe trovato la sua gloria in una esibizione live di persone che ormai hanno raggiunto una certa età e che non possono per forza di cose rendere l'energia di un passato memorabile? Ma soprattutto: pure gli intransigenti e spietati CCCP sarebbero caduti nella trappola della nostalgia e di tutto il suo marketing? Dubbi di facile risoluzione quando parla il corpo. Mica il loro, il tuo. Quando cerchi tra i video di chi c'era quell'emozione sempre più indefinibile e, seppur neanche lontanamente avvicinabile all'essere lì, riesce a deflagrarti in petto come poche cose dell'Italia musicale negli ultimi anni. Allora lo scetticismo della prima ora si dissolve in una sequela di immagini e suoni che non ti aspetti e, contemporaneamente, che ti aspettavi da tanto tempo. Annarella, Emilia Paranoica, Amandoti, Radio Kabul, Oh Battagliero, Stati di Agitazione, gli abbracci e gli occhi lucidi, la dimostrazione che era un teatro prima e lo è adesso, non una band quanto una compagnia che metteva in scena uno spettacolo a cui oggi torna a rendere merito.

Foto di Luca Del Pia
Foto di Luca Del Pia

Una compagnia che ha parlato di geopolitica e Pippo Baudo, delle pubblicità e dell'Aids, delle preghiere alla Madonna e dell'inno sovietico, di teatri vuoti e inutili che si sarebbero ripopolati se l'Emilia paranoica avesse messo in scena sé stessa. Basta togliere l'oro dal vitello e smettere di rendere déi le persone fisiche per tornare alla dimensione reale dei CCCP, che sono stati da sempre contraddittori e provocatori, nati per urgenza espressiva e come catalizzatore di tutto il marcio che stava sotto lo scintillio dei glitter degli Ottanta italiani, tornati a fare una reunion live che non chiamano né reunion, né live. Nel mezzo una sensazione di attualità strettissima che pochi altri progetti musicali riescono a rendere, nonostante i corpi non siano più quelli di una volta. Il senso del grottesco nel vedere Fatur armeggiare con le proprie creazioni meccaniche, nel vedere Annarella ballare e agitarsi, è parte dello spettacolo, perché consapevole. Quindi beato chi c'era, mi mangio i gomiti per non esserci stato e un po' spero che questo teatro di vecchia avanguardia diventi itinerante per poter assistere a una replica, che magari includa anche gli altri membri dei CCCP, quelli rimasti fuori dalla celebrazione ma entrati a far parte di quella storia. 

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L'articolo Grottesca e magica, la reunion dei CCCP è andata nell'unico modo in cui poteva andare di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-10-23 09:51:00

COMMENTI (1)

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  • MattiaMariglioni 7 mesi fa Rispondi

    Che peccato non aver potuto presenziare…fedele alla linea anche quando non c’è