In alto i calici per Shane MacGowan

Il frontman dei Pogues è morto all'età di 65 anni, dopo vari problemi di salute e una vita vissuta sempre al limite. Rimangono le sue canzoni, figlie di notti annegate nell'alcol e dell'amore per l'Irlanda, tanto potenti e significative da lasciare anche in Italia un'eredità ricchissima

30/11/2023 - 15:58 Scritto da Vittorio Comand

McCormack and Richard Tauber are singing by the bed
There's a glass of punch below your feet and an angel at your head
There's devils on each side of you with bottles in their hands
You need one more drop of poison and you'll dream of foreign lands

La prima volta che ho visto il volto di Shane MacGowan potevo avere 14 anni. Era sulla copertina argentata di un best of dei Pogues, solo lui appoggiato con la testa al manico di una chitarra acustica. Dell'irish folk non me ne fregava assolutamente niente – per me era il momento delle chitarrone elettriche tamarre, il resto era totalmente irrilevante –, ma quel viso così "irlandese" dallo sguardo sfuggente aveva un che di ipnotico che non riuscivo tanto a comprendere. Il cd l'aveva portato in casa mia madre, credo prestato da un qualche amico. Lei, che insegna inglese alle scuole medie e la cui fede è quella del Beatlesismo, corrente lennonista, aveva iniziato a organizzare vacanze studio in Irlanda, per cui stava portando anche un po' di quel mondo sonoro in casa.

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Quella faccia lì, ancora tutto sommato pulita, ha fatto in tempo a cambiare drasticamente col passare del tempo. Shane, che è morto oggi all'età di 65 anni, aveva avuto parecchi problemi di salute nel corso degli anni, spesso dettati da uno stile di vita a dir poco autodistruttivo. L'esempio più eclatante era il suo sorriso: denti così trascurati da essersi progressivamente assottigliati, tanto che, leggenda vuole, pare li abbia persi tutti in una notte particolarmente ubriaca, cadendo di faccia contro un muro fuori da un pub.

When you pissed yourself in Frankfurt and got syph down in Cologne
And you heard the rattling death trains as you lay there all alone
Frank Ryan bought you whiskey in a brothel in Madrid
And you decked some fucking black shirt who was cursing all the Yids
At the sick bed of Cúchulainn we'll kneel and say a prayer
But the ghosts are rattling at the door and the devil's in the chair, whoa!

Credo che a tirarmi dentro la spirale poguesiana sia stato scoprire da dove derivasse il nome: Pogue Mahone, variante dell'espressione in gaelico "póg mo thóin". In italiano si può tradurre come: "baciami il culo". Quanto può essere punk chiamare la propria band così? Da lì è bastato poco per rubacchiare quel cd e caricarlo sull'iPod, fino a scoprire qualcosa che non potevo capire, che non era nel mio background culturale, eppure che bruciava di una vita vera tanto da investire in pieno. Brani velocissimi da balera che parlavano di affogare in fiumi di whiskey e di notti all'addiaccio nelle periferie di Londra, storie strazianti di ultimi, raccontati sottoforma di balli impazziti e pieni di urla animalesche: ok che in Friuli si beve e si sta male, ma per motivi anagrafici riuscivo a immedesimarmi fino a un certo punto nelle canzoni. Il che, però, non mi impediva di farmi catturare da questo mondo così degradato e pulsante al tempo stesso.

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Well, in the Euston Tavern you screamed it was your shout
But they wouldn't give you service so you kicked the windows out
They took you out into the street, kicked you in the brains
So you walked back in through a bolted door and did it all again
At the sick bed of Cúchulainn we'll kneel and say a prayer
And the ghosts are rattling at the door and the devil's in the chair, hey

Il fascino della figura di Shane MacGowan rimane folgorante. Un poeta maledetto, un cantore della sbronza dall'animo sensibile, con la voce sbiascicata e un cuore sanguinante d'amore, che spesso e volentieri mostrava una profondità incredibile in brani romantici da brividi: A Rainy Night in Soho è la prima che viene in mente, dove basta il verso "you are the measure of my dreams" a mostrare quanto davvero Shane sapesse tirare fuori una dolcezza incomparabile nelle sue canzoni. In Italia sono stati tanti i suoi adepti, a cominciare dai Modena City Ramblers. La stessa Contessa, uno dei brani più rappresentativi della band, combina il ritornello di Contessa di Paolo Pietrangeli con la melodia di The Old Main Drag dei Pogues nella strofa.

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You remember that foul evening when you heard the banshees howl
There was lazy drunken bastards singing Billy in the bowl
They took you up to midnight mass and left you in the lurch
So, you dropped a button in the plate and spewed up in the church

A inframezzare questo articolo, invece, c'è la canzone che apriva Rum, Sodomy and the Lash, il disco capolavoro dei Pogues: The Sick Bed of Cuchulainn. Il nome viene da una leggenda della mitologia celtica, ma racconta di un uomo dalla vita turbolenta e piena di eccessi sul suo letto di morte. È molto facile trovare delle affinità con la parabola di Shane, a cominciare dai diavoli con le bottiglie in mano ai lati del protagonista. Ed è bello e triste al tempo stesso vedere come le sue parole, meglio di quelle di chiunque altro, siano perfette per dirgli addio. Lo sapeva lui, lo sapevamo noi che sarebbe andata così, non per questo fa meno male.

Now you'll sing a song of liberty for blacks and paks and jocks
And they'll take you from this dump you're in and stick you in a box
Then they'll take you to Cloughprior and shove you in the ground
But you'll stick your head back out and shout "We'll have another round"
At the graveside of Cúchulainn we'll kneel around and pray
And God is in his Heaven and Billy's down by the bay (yah!)

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L'articolo In alto i calici per Shane MacGowan di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-11-30 15:58:00

Tag: addio

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