Inventing Achille Lauro

Come la truffatrice Anna Delvey della serie tv Netflix che cerca in ogni modo di diventare qualcuno anche senza averne i requisiti, così Lauro con "Stripper" e l'avventura sanmarinese prosegue in una costruzione di sè che peró tende sempre di piú verso la coazione a ripetere e la parodia.

Achille Lauro insieme ad Anna Delvey in una scena di "Inventing Anna"
Achille Lauro insieme ad Anna Delvey in una scena di "Inventing Anna"

Nell'ultima settimana molte persone si sono fiondate sul divano per guardare la serie Netflix targata Shondaland dal titolo Inventing Anna, in cui una bravissima Julia Garner veste i panni della truffatrice Anna Delvey, vero nome Anna Sorokin che tra il 2013 e il 2017 ha finto di essere una ricca ereditiera tedesca e ha frodato banche, hotel e tutto il jet set che ha creduto alla sua storia invece che ai lampanti indizi che la vedevano semplice ladra ed ex stella dei social. Succede perché lei ci crede così tanto da rifiutare la realtà, al punto da volere abiti firmati per il processo che alla fine la vedrà colpevole da 4 a 12 anni di prigione.

Una semplice ragazza tedesca nata in Russia che aveva un solo obiettivo nella vita: diventare qualcuno a qualsiasi costo, di frequentare quella società privilegiata di cui una come lei non avrebbe mai potuto far parte. La ragazza aveva un talento e l'ha messo a frutto fino in fondo, finché non è stata scoperta per un motivo semplicissimo: benché millantasse fondi fiduciari milionari e montagne di soldi, semplicemente non li aveva e dopo un po' gli inquirenti hanno iniziato a fare 1+1 su tutti gli alberghi a 5 stelle lusso non pagati, tutte le feste, le cene, gli aerei, gli abiti non pagati e sui prestiti milionari che stava per avere, a cui in realtà non aveva accesso.

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Ironicamente, alla fine della stessa settimana in cui tutti parlavano di Inventing Anna, sulla minuscola rete di Stato di San Marino si è svolto l'evento Una voce per San Marino, che ha decretato non senza polemiche Achille Lauro come portabandiera della Repubblica del Titano per l'Eurovision col brano Stripper, una canzone egomaniaca ed egoriferita in stile rock che se da una parte strizza l'occhio ai Måneskin vincitori della scorsa edizione dell'ESC, dall'altra riesce a mostrare a tutti il personaggio fuori dal comune che è. È stato piuttosto surreale vederlo gareggiare in una tv regionale con pochi mezzi e tante velleità di creare un piccolo Sanremo. 

Non era il solo italiano in gara ma era certamente il vincitore predestinato, un personaggio che sembra creato appositamente per l'Eurovision: sopra le righe fino a diventare stucchevole, assolutamente poco incline all'arte del canto o della composizione di una canzone originale, tanto che tutti i suoi pezzi somigliano a Rolls Royce, che gli fece  guadagnare il successo nazionalpopolare al Sanremo del 2019. Guardandolo fare il suo solito show per vincere il posto all'Eurovision con le unghie e con i denti, senza un briciolo di remora nel partecipare per uno Stato diverso dal suo o nel mostrarsi in una tv locale qualche settimana dopo la sua (fallimentare) esibizione sanremese con Domenica, in lui ho visto la stessa brama che alimentava Anna Sorokin.

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Lauro De Marinis, classe 1990, come Anna Sorokin entra presto in conflitto con la famiglia al punto da andarsene da casa alla ricerca della propria identità nella musica, prima con il rap e la trap, prima nel giro musicale del Quarto Blocco, poi in proprio fino alla consacrazione con Pour L'Amour del 2018 e il singolo Thoiry RMX, con i quali conia la wave della samba trap e fonde lo stile urban con house, musica partenopea e sudamericana. Potrebbe essere uno dei maggiori personaggi della trap ma già si capisce che a Lauro non bastano il pubblico di nicchia o i ragazzini, vuole tutto e gioca la carta mainstream prima con Anna Tatangelo e la nuova versione di Ragazza di periferia, poi con la partecipazione a Sanremo con Rolls Royce, in cui si fa conoscere a tuttə grazie al suo carisma, al suo guardaroba appariscente ed androgino, al suo make up e a una canzone effettivamente memorabile. 

L'album che segue, 1969 contiene sonorità rock in cui Lauro gioca a fare il Vasco vestito come Renato Zero. A volte le canzoni si reggono sui loro stessi piedi, come per C'est la vie, altre volte senza il personaggio a supportarle perdono del tutto di sostanza. È proprio il personaggio che affascina il pubblico e in questo periodo Lauro pubblica l'autobiografia Sono io Amleto e il docufilm su Sky Achille Lauro No Face 1. Proprio come l'Anna Delvey della serie o quella della realtà, il 2020 è il momento dell'all-in in stile poker, in cui Achille Lauro gioca il tutto per tutto: torna al Festival di Sanremo con Me ne frego, una serie di outfit scandalosi brandizzati Gucci e diventa San Francesco, Ziggy Stardust, la Regina Elisabetta prima e la Marchesa Luisa Casati. Da lì a poco entra nella Warner e diventa il Chief Creative Director per la sussidiaria Elektra Records, il primo in Italia ad avere tale onore. Molti lo definiscono il David Bowie italiano, ma il gioco non riesce a durare.

 

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Facile perdere la testa e Lauro la perde: parla di album epocali in uscita e poi tira fuori 1990, una robetta dance con lui che canta sopra e 1920 - Achille Lauro & The Untouchable Band in cui fa la stessa operazione con sonorità swing. Niente di neanche lontanamente spaccatutto come la Rolls Royce sanremese, dunque Lauro decide di tornare a Sanremo 2021 per la terza volta consecutiva, ma come superospite per creare "quadri musicali" che altro non sono che una bella messinscena in cui lui canta i suoi successi, risultando spesso stucchevole e troppo prolisso. Questo è un po' il salto dello squalo del genio della truffa, quello in cui il suo piano di conquista dell'universo mostra le prime crepe: molti dei fan della prima ora si allontanano da lui che ormai è più un personaggio televisivo che un musicista. 

Salotti televisivi, partecipazioni da Zia Mara e a Pechino Express, a X Factor e un po' ovunque, modello di Gucci e personaggio conosciuto ormai anche dalle nonne per le quali ha sdoganato i tatuaggi in faccia, si ripresenta a Sanremo pure nel 2022, di nuovo in gara con Domenica e un coro gospel, ma ormai non riuscirebbe più a scandalizzare neanche se uscisse il pisello in chiesa, e allora la sua apparizione sa di visto e rivisto, una cover di se stesso esattamente come la sua canzone subito dimenticata.

 

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Siamo ai giorni nostri, anzi, all'altro ieri: la carta San Marino e la vittoria contro Spagna o Valerio Scanu per un posto nel carrozzone che più gli somiglia sembra un ennesimo scandaletto telecomandato che continua la grande truffa del (non) rock'n'roll. Potrebbe addirittura vincere, e allora finirebbe come Anna Sorokin mentre mostra al processo i suoi vestiti firmati ai fotografi, oppure potrebbe passare inosservato. Di certo non si ridimensionerà, perché se crolla la sua fede nel personaggio che ha inventato, potrebbe crollare tutta l'impalcatura che sorregge Achille Lauro.

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L'articolo Inventing Achille Lauro di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-02-21 11:32:00

COMMENTI (1)

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  • 3414435 2 anni fa Rispondi

    Vorrei ringraziare @simonestefanini per aver scritto questo articolo. Da cantante (insegno anche canto da molti anni) mi sento offeso. Voi avete difeso la musica, difeso l’arte in cui credo. Non si tratta di invidia o di essere bigotti, come tanti scrivono. Si tratta di non offendere una professione, che come tante, ha bisogno di preparazione, studio e tanta passione. Questo personaggio, proprio non mi va giù e quello che fa e soprattutto gli permettono di fare, che è ancora più grave, è una offesa. Articolo scritto con la testa e da ex editore, credo di poterlo affermare. Continua così
    Christian