Ivan Cattaneo e la profezia di Polisex

Per i 40 anni dal manifesto del primo cantautore italiano a fare coming out è uscito un disco tributo per una canzone importantissima per il movimento LGBTQ+. Ne abbiamo parlato con lui

Ivan Cattaneo oggi
Ivan Cattaneo oggi
10/11/2021 - 10:47 Scritto da Giuseppe Catani

Polisex esce nel 1980, infilata all’interno di Urlo, il quarto album di Ivan Cattaneo. È un pezzo, a modo suo, rivoluzionario. Non solo per una struttura vocale alquanto complicata ma per quel messaggio, o meglio, quella speranza espressa con candore in un testo incendiario per quei tempi: che la sessualità possa espandersi in modo libero, non convenzionale, al di fuori degli schemi dettati da Sacra Romana Chiesa o da qualche benpensante di passaggio.

Sono passati quarant’anni da quell’atto di teppismo: cifra tonda, giusto che arrivi un tributo. Ci ha pensato la Soter con Polisex 40th Anniversary, dieci versioni, una differente dall’altra, di Polisex. Ne abbiamo parlato proprio con Ivan Cattaneo, tra passato, tanto presente e altrettanto futuro. 

Che sensazioni provi quando riascolti la Polisex del 1980?

Polisex è davvero un esperimento unico e irripetibile, una sovrapposizione di diciotto voci, per lo più in falsetto, e armonizzate a terze e quarte di semitono. E poi, l’ingenuità e pionieristica intenzione del testo. Volevo descrivere la fluidità e la poli-struttura della sessualità tutta, cioè quello che oggi, in acronimo, si chiama lgbtq e varie lettere a seguire. Ecco, io la racchiudevo in una sola parola: Polisex! A livello emotivo mi commuove sempre la frase di sax da me scritta ma suonata magistralmente, all’epoca, dal sassofonista di Lucio Battisti e altri: Claudio Pascoli.

Com’è andata la registrazione di Polisex versione 2020?

Un grande plauso e un ringraziamento per l’operazione Polisex 40th Anniversary va alla Soter e ai suoi discografici indipendenti, coraggiosi, davvero pieni di attenzione nel conservare il buon passato e dare possibilità anche al nuovo. Dico coraggiosi per un motivo: l’altro giorno sono passato da Mediaworld e ho visto, con grande tristezza, che hanno ormai tolto tutti gli scaffali dei cd. È rimasto solo uno scaffaletto striminzito con quattro LP in vinile per gli sparuti idealisti e sognanti, veri amanti e cultori della musica. A proposito, di Polisex 40th Anniversary esiste anche una curatissima versione vinile color oro!

In questo progetto hai reinterpretato per sei volte Polisex: qual è la versione che ti ha coinvolto e divertito di più?

Sì, è vero, nel disco ci sono ben sei versioni mie oltre a rifacimenti vari. La più bella e consona è senz’altro l’ultima, la mia versione chitarra e voce, più o meno così come era nata. La più iconoclasta di quelle rifatte nel tempo è invece quella realizzata con Boosta dei Subsonica, iconoclasta dal nome stesso del suo album (si tratta di Iconoclash, uscito per la Columbia nel 2004, n.d.a.)

Poi ecco i pezzi di Adel Tirant, Attilio Fontana, Madame X, Gianni Leone del Balletto di Bronzo. Come sono nate? 

Il progetto non è mio ma di Salvatore De Falco e Giuseppe Russo Spena della Soter, a loro il pregio e la scelta degli artisti. Io non ci ho messo mano né dato consigli. Volevo rimanere stupito e alla fine così è stato. Comunque bravi e diversi tutti, davvero. Io non penso mai a progetti tributo su di me: certo, mi fanno tanto piacere ma la mia testa e il mio pensiero è sull’arte che sto creando ora, sia in musica che attraverso le mie innumerevoli mostre di pittura.

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Non hai cambiato una virgola del testo originario, hai mai avuto la tentazione di farlo? 

No, mai. Quel testo è perfetto ma soprattutto verissimo. Nel 1979 ho fatto una rassegna rock a Parigi con Blondie, Lala e vari altri gruppi emergenti e lì ho conosciuto Alessandra, la mia prima e unica donna. Lei impazziva per me ma io impazzivo per il suo bellissimo ragazzo di allora e così siamo finiti tutti e tre nella canzone e anche nel videoclip (ride, n.d.a.).

È vero che il titolo nacque da un incontro in camerino con una ragazzina? Racconta…

Sì, è vero. Tutto avvenne dopo un concerto nell’ambito di una rassegna rock al parco di Villa Litta, a Milano. Il mio manager di allora, Willy David, che era anche il manager di Pino Daniele, fece entrare un esserino curioso in camerino e io, dopo averle autografato un mio LP, feci la stupida domanda: “Ma sei un uomo o una donna?” E lei mi rispose: “Ma proprio tu mi vieni a fare una domanda così stupida? Io non sono né uomo né donna… io sono polisex!”.

Sei ancora in contatto con quella ragazzina?

Mai più vista!

La registrazione in studio del 1980 e quella di oggi. Immagino siano cambiate diverse cose… 

Oggi c’è il digitale ma la cosa bellissima dell’arrangiamento del 2021, curato da Daniele Franzese, è che sono stati rispettati tutti i canoni uditivi e di ricordi della versione precedente. Sto parlando, naturalmente, della mia versione, che apre il progetto. Io sono stato il pioniere di certi remake, inaugurando un vero e proprio filone sia musicale sia cinematografico, ma la cosa essenziale era che, pur mettendoci la trasformazione, il pezzo rimaneva uguale: un gioco difficile ma possibile. A volte sento alcune cantanti e solo dopo due minuti capisco che stavano interpretando, che so, Imagine. È bellissimo improvvisare e giocare con la musica, ma allora fai una canzone nuova, non Imagine, dovresti rispettare le note come sono state intese dall’autore. Ricordo un Lucio Battisti arrabbiatissimo perché una cantante famosissima, di cui non faccio il nome, a un certo punto si era messa a distorcere e cambiare le note della sua composizione. Io, nel mio piccolo, sono fortunato, quando Al Bano, Patty Pravo o altri cantano le mie canzoni le rispettano al millesimo… Se no sanno che mi arrabbio (ride ancora, n.d.a.)!

 

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Che tempi erano quelli per gli omosessuali? Tu avevi avuto una brutta esperienza a un festival di Parco Lambro…

C’erano due mondi ben precisi allora, ma è così anche oggi: esiste la musica e poi c’è il mondo della musica, quello della televisione, delle hit parade, del personaggio del gossip e via dicendo. Ma la musica è tutt’altra cosa! In quegli anni c’era questo festival organizzato dalla rivista alternativa Re Nudo, che era un po’ una Woodstock formato Italia. Sino all’anno prima tutto si era svolto in modo molto underground e di nicchia: nel 1973, all’edizione dell’Alpe del Vicerè, Battiato cantò nel pomeriggio e verso sera mi esibii io con chitarra e voce. Ma al Parco Lambro, parlo del 1976, confluirono più di 200.000 persone e non tutte erano underground, colte, emancipate e protese ai cambiamenti sui diritti civili e varie. Io uscì sul palco davvero disarmato e puro, cantando canzoni dalla tematica gay, il testo di Darling era stato scritto persino da Mario Mieli (attivista gay, uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano, n.d.a.). Fu un’ecatombe: 200.000 persone a urlare frocio, invertito e tantissimo altro. Il giorno dopo accadde qualcosa di simile anche alle femministe del gruppo Pentole e Fornelli: furono sommerse da urla tipo puttane, troie, zoccole e chi più ne ha di fantasia ne aggiunga... Per me fu comunque un grande traguardo: mi esibii dopo Edoardo Bennato, che era considerato un dio ai tempi, e subito dopo di me arrivò la Premiata Forneria Marconi, altri dei imperanti dell’epoca, che avrei poi avuto come musicisti nel mio album del 1979, Superivan, con gli arrangiamenti del grande Roberto Colombo. Pensa che dopo quella collaborazione, Colombo e la PFM andarono in tour con Fabrizio De Andrè.

Il termine Polisex ha anticipato una serie di termini che poi, semplificando la questione, sono stati tutti raccolti nell’acronimo Lgbtq+. Pensi che il tuo pezzo abbia contribuito almeno un po’ a andare oltre agli stereotipi?

È l’evoluzione del mondo che va sempre avanti: c’è chi vorrebbe cristallizzarlo, irrigidirlo e retrodatarlo ma non ci riuscirà mai! Alla faccia sua! A volte penso davvero che il mondo, la Terra cambino sempre in meglio, ma non per merito nostro. La Terra, nel bene e nel male, vedi microclima, cambia. A volte penso che se Dio ha creato il mondo, perché noi vogliamo continuare a rifarlo?

Come vedi il mondo Lgbtq+ oggi? Va un po’ meglio rispetto a 40 anni fa? 

Vista da me, che ho fatto il primo coming out in Italia, quando nemmeno esisteva il termine, trovo che vi siano molti personaggi televisivi che si prodigano a paladini dei gay ma solo per vendere se stessi, e ciò mi dà molta tristezza. Però va bene ugualmente, in fondo rimane pur sempre un contributo alla causa. Poi c’è il decreto Zan. L'onorevole Alessandro Zan era un mio fan negli anni ’80, non può che essermi molto simpatico. Parlai con lui al telefono poco prima che divulgasse il disegno di legge. Cosa giustissima e sacrosanta per un’Italia fanalino di coda come sempre. Unico difetto del decreto, forse, la sua non chiarezza e precisione nel formulare la proposta, ma sono certo che tornerà alla ribalta e si farà giustizia. Finalmente.

Nelle note di copertina di Polisex 40th Anniversary parli di situazioni tragicomiche da te vissute nel mondo discografico. Ne vuoi parlare?

La situazione discografica è tutta tragicomica, non solo ora ma anche ai tempi d’oro, quando davvero si vendevano milioni di dischi. Io ho avuto la fortuna di avere il discografico più colto, il più avanti di tutti: Nanni Ricordi, il padre dei cantautori tutti, esempio quasi unico e raro, assieme a Ennio Melis della RCA e Gianni Sassi della Cramps. Di episodi da citare ne avrei a bizzeffe, tanti da poter scrivere un libro! Situazioni di rabbia ma anche tante paradossali, viste col senno di poi. Per esempio, rifletto sul fatto che ho avuto il grande successo quando ero nella grande casa discografica CGD, dove mi trovavo in un contesto nel quale, Caterina Caselli a parte (manager della CGD, n.d.a.), era diffuso un maschilismo determinato e imperante. Cosi ti ritrovavi che al pomeriggio si incideva Polisex e la sera si riunivano gli Squallor con a capo Alfredo Cerruti, direttore artistico CGD, per incidere dischi goliardici non certo a favore dei gay.

E invece come è andata con la Soter? 

Polisex 40th Anniversary non è il primo progetto della Soter su Ivan Cattaneo, è stato preceduto nel 2015 dal doppio album Un tipo atipico, un disco eccezionale soprattutto perché non era il solito tributo: abbiamo tirato fuori brani quasi sconosciuti alla massa, riscoperti come in un vero atto di giustizia. Ammetto che molti miei pezzi sono rimasti nell’ombra per colpa mia: sono nato come cantautore elettronico nei ’70 ma ho avuto successo il decennio successivo con brani degli anni ’60, quindi sono un vero schizofrenico alienato! Dopotutto, il vero Ivan Cattaneo non è ancora uscito fuori in pieno, e tantomeno capito, ma del resto si sa che la massa è mirabilmente distratta dalla musica… di massa! Altro merito della Soter è di aver fatto, col tributo a Polisex, un esperimento unico, credo preceduto solo dal progetto Slave to the Rhythm di Grace Jones, prodotto da Trevor Horne, cioè un album intero su una sola canzone reinterpretata con artisti e stili diversi.

Già, ma quando uscirà fuori il vero Ivan Cattaneo?

La mia più grande amarezza sta nel non aver avuto i coglioni e la forza di dire di no a molte proposte che, anche se di successo, hanno deviato, e di molto, il mio percorso artistico, vedi revival e altri piacevoli incidenti di percorso. Ma sto facendo di tutto per compiere un atto dovuto, soprattutto verso me stesso, attraverso l’idea di uno spettacolo teatrale e di un libro multimediale nei quali unirò musica e pittura. Canzoni e monologhi che prenderanno vita nel prossimo fine febbraio, il tutto in un contenitore teatrale dal titolo di Titanic-Orkestra! Andrò in tour in piccolissimi teatri da 100-200 posti, dove darò espressione ai miei video-racconti, che io chiamo tableau-mouvant, quadri che si muovono sottolineati dalla mia musica e dalla mia band fantastica, quattro elementi davvero bravi a sorprendermi ogni volta. Il teatro mi darà possibilità di sperimentare ancora e di riunire tutti i miei linguaggi. Oggi si parla di multimedialità, di interdisciplinarietà, io, 47 anni fa, avevo coniato il termine Tuvog Art, l’arte dei cinque sensi, del tattouditovistaolfattogusto.

 

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L'articolo Ivan Cattaneo e la profezia di Polisex di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2021-11-10 10:47:00

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