"KG" di Guè e Rasty Kilo: quando il rap è fatto bene non ha bisogno di algoritmi

Il joint album dei due rapper, prima uscita per Oyster Records, è un piccolo gioiello underground. Che segna la nascita di un piccolo laboratorio che vuole fare cultura HH: ce n'è un gran bisogno!

Un dettaglio della copertina
Un dettaglio della copertina

Lo scorso giovedì, Guè e Rasty Kilo hanno presentato in anteprima KG al Tunnel Club, storico locale nascosto sotto i binari della Stazione Centrale, in piena Milano Nord. La scelta non è casuale: lontano dai salotti del centro, il Tunnel rappresenta perfettamente lo spirito del disco crudo. Pochi invitati, atmosfera scura, cemento e suono. Rasty sul palco è emozionato, Guè invece è sereno, con l’aria di chi ha appena chiuso l’ennesimo capitolo della sua carriera. Il secondo disco in un anno, ma forse il primo a voler insegnare più che impressionare.

KG è infatti molto più di un joint album: è il secondo progetto pubblicato da Oyster Music, l’etichetta fondata da Guè e Shablo per sganciarsi definitivamente dalle logiche del mercato e dare spazio all’autenticità. Niente hit da classifica, niente compromessi. Il motto non scritto è chiaro: fare rap come si faceva una volta, ma con gli strumenti e la consapevolezza di oggi. E in questa missione, Rasty Kilo è il compagno perfetto: romano, ruvido, con una cultura hip hop profonda. Guè non rincorre i numeri: costruisce visioni, tramanda un’eredità. E KG è uno di quei dischi che fanno scuola più che streaming.

Nel rispetto della tradizione dei dischi street, KG ospita pochi featuring, ma scelti con estrema cura. Il più potente è senza dubbio quello con Noyz Narcos, protagonista del brano Dedicated, dove i tre si muovono su un terreno comune fatto di rispetto, lealtà e memoria. Rasty lo dice chiaramente, “dedicato a Guè che mi ha tolto dalla strada”.

A sorprendere è anche Terron Fabio dei Sud Sound System, nella traccia Non ci puoi avere, che porta nel disco una ventata salentina. La sua voce, in dialetto, crea uno stacco fortissimo ma perfettamente coerente con lo spirito dell’album: dare spazio a chi ha qualcosa da dire, in qualunque lingua lo faccia. E ancora Tony Boy, in una love song in pieno stile Guè, e Nerissima Serpe e Papa V, due presenze che aggiungono volume e volgarità grezza al mix finale.

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A livello sonoro, KG è un ritorno al rap che non chiede il permesso. Le produzioni alternano il buio della vecchia scuola ai bpm frenetici della trap contemporanea, ma sempre con un gusto cinematografico e noir. Ogni traccia ha il suo peso, nessuna è lì per riempire. Guè tiene il timone, ma Rasty sorprende: regge ogni beat con carisma, prende spazio, alza l’asticella. L’alchimia tra i due funziona perché nasce da un allineamento di intenti, non da un incastro forzato. È un disco pensato, non costruito.

E in tutto questo, Guè sembra aver trovato una nuova dimensione: quella del trasmettitore culturale. Non è più solo l’icona, il pioniere, il king. È diventato una figura quasi curatoriale, uno che seleziona, connette, apre porte. Questo disco non serve a vendere, ma a fare cultura, e la scelta di Rasty come compagno di viaggio è esattamente in quella direzione. Oyster Music è il contenitore perfetto per questa nuova fase: un laboratorio indipendente della scena rap italiana.

KG è uno di quei progetti che restano, che si ascoltano con attenzione e che si capiscono col tempo. Un piccolo gioiello underground che dimostra che il rap, se fatto bene, non ha bisogno di mode, balletti su TikTok o algoritmi. Ha solo bisogno di chi lo ama davvero. 

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L'articolo "KG" di Guè e Rasty Kilo: quando il rap è fatto bene non ha bisogno di algoritmi di Giuseppe Cico Cicorella è apparso su Rockit.it il 2025-06-03 12:13:00

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