“La Divina Commedia” di Tedua è un disco che ascolteremo tra 10 anni?

Mentre la maggior parte dei colleghi sparisce pochi giorni dopo la release, Tedua è primo in classifica con il suo disco da 14 settimane. Abbiamo provato a capire da dove arrivi il suo appeal e ci siamo chiesti se la sua musica è destinata a rimanere, e per chi

Tedua in una foto promo
Tedua in una foto promo

La classifica italiana ufficiale FIMI parla chiaro: da 14 settimane La Divina Commedia di Tedua è l'album più ascoltato e streamato nel nostro paese stremato. Gioco subito con le parole per entrare nel mood giusto, perché analizzare questo disco non è semplice, il progetto è piuttosto articolato. Un po' di background: Mario Molinari in arte Tedua, classe 1994 da Genova, ha iniziato a rappare dal 2008 ed è cresciuto in squadra con artisti che poi sono diventati big, basti ricordare il suo live di debutto al MI AMI Festival del 2016 insieme a Rkomi e Izi, con gli special guest Ernia e Sfera Ebbasta davanti a poche centinaia di persone, che già l'anno dopo erano diventate migliaia. 

Dopo i dischi Orange County California del 2017 e Mowgli del 2018, Tedua diventa un peso massimo della musica urban sia per numero di fan che per la critica che gli riconosce una scrittura innovativa sia rispetto alla scena rap che a quella drill o trap del collega Sfera che in quegli anni spopola con Rockstar. Arriviamo ai giorni nostri: Tedua numero uno in classifica nonostante il paese reale sappia a malapena chi sia, e questo capita sempre più spesso dal momento che il mercato dello stream è monopolizzato dagli under 25. Ma insomma, com'è questo La Divina Commedia?

 

video frame placeholder

Di certo non manca la varietà in un album di 49 minuti e 16 tracce in cui il capolavoro di Dante più famoso nel mondo viene preso in prestito più per estetica che per concetto. La realtà è che non è un concept né un pamphlet filosofico, ma nessuno si aspetta questo da un rapper. Alla fine del disco si ha l'impressione di aver ascoltato una serie di singoli quasi tutti riusciti incollati insieme da intro, outro e pezzi di raccordo che però spesso sono quasi più intrigati delle canzoni famose. 

Al suo interno ci sono un sacco di feat. di colleghi della generazione Z: Lazza, Geolier, Baby Gang, Rkomi, Bresh, bnkr44 e anche alcune medaglie al valore di quelli più old school come Salmo, Marracash e Guè, che sembrano apporre il bollino di qualità sull'operazione. Parliamo di musica: dentro c'è un po' di tutto, quindi si capisce bene perché sia così tanto amato, di certo non ci si annoia. Nell'intro, super epico, c'è tutta la poetica del disco condensata: l'epos di chi viene dal niente e ce l'ha fatta da solo, per la famiglia, insieme ai suoi fratelli acquisiti durante il percorso e le ragazze che ci sono state e se ne sono andate. Vita vissuta, famiglia affidataria, rabbia, disagio e grida, tra il rap emozionale e la drill, per uno schiaffo in faccia che vince il premio miglior pezzo d'apertura di un album della nuova generazione urbana.

video frame placeholder

Le basi trap e drill con le melodie gangsta super drammatiche ci sono in pezzi come Paradiso artificiale ma poi si cambia rotta spesso e volentieri, come una corsa a zig zag per schivare le pallottole e quando si arriva a Lo-Fi for U, con la sua base descritta già dal titolo, si rimane spiazzati dai ringraziamenti rappati ai colleghi e agli amici di una vita, una roba di una sincerità disarmante che fa capire anche a chi non mastica troppo il genere perché questo artista sia diverso. In mezzo il singolone Hoe che è uno standard trap ma anche pezzi che iniziano col piano come Mancanze affettive o veri e propri lenti rock con tanto di assolo di chitarra come Red Light e anche quando ci sono i duetti con i mostri sacri, i loro feat. non sono solo di passaggio o di marketing: Guè e Marra sparano barre di consapevolezza e introspezione che è un po' il fil rouge di tutto il disco.

Probabilmente il successo di questo disco sta proprio da queste parti, nel percorso di formazione che gli artisti della scena trap, rap, drill, urban in genere riescono a fare dopo anni di flex, per usare un termine appropriato. Anni di ostentazione di collane e machismo da gang senza senso, orpelli di un linguaggio giovanissimo che ancora cercava di trovare il proprio vocabolario e sembra che l'abbia trovato con la maturità di artisti che prima di credersi i re del mondo, decidono di guardarsi dentro per capire sé stessi, che poi è l'unico modo per comunicare con le altre persone. In più, Tedua riesce a cambiare flow velocemente come pensieri e il suo rap non annoia.

Non è un disco perfetto ma la direzione è quella giusta e il coraggio di fare un album uscendo dagli schemi di un genere troppo spesso ombelicale è stato premiato. È sempre troppo presto per capire se Tedua, Lazza, Geolier e tutti i ragazzi di questa generazione che domina le classifiche saranno ricordati in futuro com'è stato per Marra, Salmo o Guè, ma probabilmente si parlerà a lungo de La Divina Commedia di Tedua come di un disco spartiacque, sincero, con dei difetti, quindi umano. 

 

---
L'articolo “La Divina Commedia” di Tedua è un disco che ascolteremo tra 10 anni? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-09-14 10:03:00

Tag: album

COMMENTI (1)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • MarioMiano 7 mesi fa Rispondi

    La prima volta che ho ascoltato "pugile" ho pensato che non assomigliava a nulla, altro che Lazza e Geolier (te la potevi risparmiare una gaffe epocale, quando il flow di Tedua ti arriva sulla pelle, ascoltare dopo quelli ti farà chiamare il 112). Le sue parole sono anche meglio dei migliori testi di Pasquale Panella, la sua voce ha una visceralità che schianta chiunque faccia un feat con lui (e infatti dovrebbero sconsigliarlo). Nessuno a parte Madame ha scritto così tante gemme in pochissimo tempo, nei suoi dischi ci sono brani incredibili (valgano purple, sailor moon, pour tojours con Dargen, la divina commedia nell'ultimo):...perchè a 20 anni ami fuori dagli schemi mentali, anche dai diversi ceti sociali...il tuo profumo per sempre, il mio linguaggio tagliente...).
    Riconoscere un grandissimo talento / artista non è poi così difficile e ritengo risibili domande come se ce lo ricorderemo. In tanta spazzatura c'è anche moltissima arte. Siamo un paese fortemente divisivo in tutto e soprattutto in musica perché carissimi, vi consiglio davvero di mettere da parte per qualche giorno i dischi dello Stato Sociale, di Gazelle, Baustelle e Cremonini. Quindi ascoltatevi Tedua e lasciatevi andare. Aprite la mente, non è mai troppo tardi.