4'294'448. È questo il numero di ascoltatori mensili(!) che Jacopo Lazzarini, in arte Lazza, ha su Spotify nel momento in cui sto scrivendo queste righe. Lazza che quest'anno, col suo album Sirio, uscito lo scorso aprile ha fatto un botto mica da poco: doppio disco di platino, più di 300 milioni di stream complessivi e record degli ultimi 10 anni con le 14 settimane – non consecutive – da primo in classifica, superando le 12 settimane di Out dei The Kolors. Vasco Rossi nel 2011 raggiunse le 19 settimane con Sono innocente, che a questo punto non sembrano un obiettivo così irraggiungibile per il rapper milanese classe '94.
Un risultato che arriva da lontano, come ha sottolineato Lazza pubblicando una foto di sé 16enne sul suo profilo Instagram. "16 anni, quando la musica era solo uno sfogo, un hobby, non ancora un business. Non avrei mai immaginato che 12 anni dopo il mio disco sarebbe stato quello con più settimane al primo posto degli ultimi 10 anni in Italia. Però ci stavo già lavorando", ha scritto il rapper nella descrizione della foto, che ora a 28 anni appena compiuti è diventato uno dei musicisti più ascoltati in Italia.
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All'epoca Lazza aveva appena iniziato a frequentare il circuito hip hop di Milano, entrando nei collettivi Zero2 e Blocco Recordz. Proprio lui che, cresciuto nel quartiere di Calvairate come il suo coetaneo Rkomi – e la cui carriera sta seguendo una traiettoria simile –, arrivava totalmente diverso da quello dal rap: per la precisione dal Conservatorio Giuseppe Verdi, dove ha studiato per anni pianoforte, strumento che ancora oggi suona nei suoi concerti e onnipresente nelle sue produzioni. Lo dice proprio lui in Overture, intro del suo disco Zzala del 2017: "Sto piano l'ho suonato io perché non riesco a stare senza". Un musicista completo quindi, che dopo aver sudato sui tasti bianchi e neri del suo piano ha trovato una nuova strada nell'hip hop.
Il primo disco è del 2012, quando Lazza ha già raggiunto la maggiore età. Si tratta del mixtape Destiny Mixtape, seguito due anni dopo da K1 Mixtape: rap duro, grezzo, tutto beat e barre a nastro che scorrono in fila, pienamente inserito nel contesto violento da stereotipo rap. La stoffa c'è fin da subito, ma bisogna aspettare il 2017 per vedere quella che sarà la formula vincente per Lazza. È il momento del già citato Zzala, album a tutti gli effetti, in cui il protagonista al pari della voce è il pianoforte: i giri di piano suonati da Lazza stesso, accompagnati da 808 sincopate e bassi profondissimi, sono uno dei tratti distintivi dell'intero lavoro, una sorta di fusione tra gli studi classici seguiti dal rapper e le tendenze di allora.
Zzala è il biglietto da visita per Lazza già per il titolo in riocontra, lo slang milanese in cui le sillabe delle parole vengono invertite e che compare spesso nei testi di Lazza. E sì, anche qua torna fuori un punto di contatto con Rkomi, il cui nome è la versione in riocontra di Mirko. Il disco esce per 333 Mob, succursale Machete curata da Dj Slait e Low Kidd, come sigillo di qualità di un giovane rapper che può fare – e farà, come ci troviamo a riscontrare oggi – grandi cose. E infatti gli unici due ospiti che prendono parte al disco sono Salmo e Nitro in MOB, già in rampa di lancio ma non ancora i giganti che riconosciamo ora.
Con Zzala mostra anche la sua capacità di equilibrare arroganza e introspezione, il tutto con un flow pulito e una tecnica invidiabile. Tutte armi che verranno poi affinate nel successivo Re Mida, uscito nel 2019, in cui si inizia ad aprire la strada della melodia. Sono le prime avvisaglie di quel grande processo di conversione che porta dal rap al pop e che negli ultimi anni ha coinvolto un po' tutta la scena, Lazza compreso. A questo si aggiunge l'inevitabile valzer dei feat., che vanno da Luché a Fibra, da Guè a Tedua, ma porta successivamente anche all'uscita più interessante della carriera di Lazza: Re Mida (Piano Solo), dove 8 brani della tracklist vengono reinterpretati in versione piano e voce.
Non mancano poi le comparsate nei dischi altrui a portare Lazza nelle orecchie di quanti più ascoltatori possibili: Persona di Marra, Mr Fini di Guè, Mattoni di Night Skinny, Machete Mixtape 4 sono solo alcuni degli album più grossi in cui il rapper ha dato il suo contributo. Così come un mixtape a firma propria, intitolato J e pubblicato nella prima estate pandemica, in cui compaiono tra gli altri Shiva, thasup, Tony Effe, Emis Killa, Gemitaiz e molti altri ancora. Qua prende il sopravvento una piega più tamarra e da club, più deludente nel risultato finale, ma che inizia veramente a decollare a livello di numeri. Il che ci porta, finalmente, al risultato incredibile di Sirio.
Sirio, al di là dei difetti, dell'eccessivo autotune e di una produzione a tratti ripetitiva, mostra come la penna di Lazza abbia raggiunto una certa maturità e uno stile consolidato. Quello che rimane un risultato sbalorditivo è frutto di un buon intreccio tra hit, momenti di riflessione, autocelebrazione e capacità di mettere in metrica i propri pensieri. Ancora una volta il giochino dei feat. fa da buon traino, tirando dentro Sfera Ebbasta, Noyz Narcos, Takagi & Ketra, ma anche gli internazionali French Montana e Tory Lanez, e proietta Lazza tra i nomi più importanti del genere. Anche perché ha già dimostrato di avere tratti atipici rispetto al rap game, omologarsi non farebbe altro che svilirli. Dopo questa ascensione vertiginosa è il momento di prendere una strada, possibilmente schivando polemichette varie con Rocco Tanica.
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L'articolo Lazza story: come partire dal riocontra e sfondare le chart di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2022-08-24 12:46:00
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