Le 10 migliori canzoni dei CCCP

Il ritorno(?) del più importante gruppo punk italiano ci mette davanti a una sfida impossibile: sceglierne i brani più belli. Ecco una top ten capace di dividere quasi quanto il muro di Berlino

I CCCP a Villa Pirondini nel 1990 scattati da Luigi Ghirri - foto per concessione degli eredi di Luigi Ghirri
I CCCP a Villa Pirondini nel 1990 scattati da Luigi Ghirri - foto per concessione degli eredi di Luigi Ghirri

Sono tornati, anche se non si erano mai sciolti, dicono. A celebrarli è arrivata una mostra, il 21 ottobre prossimo saliranno di nuovo su di un palco, è tutto spiegato per filo e per segno qua. I CCCP Fedeli alla Linea sono vivi e lottano insieme a noi, anche se non sappiamo quale sarà la loro prossima mossa. Sappiamo però che hanno lasciato un’impronta indelebile e profonda nel cuore di noi rockettari/punkettoni/alternativi con la nostra bella birretta in mano. Li abbiamo amati (e, forse, continueremo ad amarli) per le canzoni che hanno scritto e interpretato nei sei anni e passa di vita artistica. Ne abbiamo scelte dieci, con molta, troppa fatica.

Spara Jurij

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I CCCP sono il frutto dell’amicizia tra Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, nata a Berlino, al Superfly di Adenauer Platz, e consolidata vagabondando i tanti locali di estrazione punk disseminati nella capitale morale dell’allora Germania Ovest. Dai viaggi in nord Europa ai concerti nelle case occupate, fino al casolare di Fellegara – frazione di Scandiano, siamo nel bel mezzo dell’Emilia rossa – messo a disposizione dallo stesso Zamboni per le prove della nascitura band, il percorso è netto. L’arrivo di Umberto Negri, Annarella Giudici, Silvia Bonvicini e Danilo Fatur, barista del Tuwat, locale “alternativo” di Carpi, completano la line-up. I primi live attirano l’attenzione di Helena Jumpy Velena dell’etichetta bolognese Attack Punk Records, che pubblica il primo singolo targato CCCP in vinile rosso, Live in Pankow / Spara Jurij / Punk Islam. È il 1984, la destra di Ronald Reagan, Margareth Thatcher e Bettino Craxi si aggira lungo la direttrice occidentale, i CCCP rispondono con il loro punk filosovietico e l’esaltazione del centralismo democratico. Spara Jurij è una scheggia secca e veloce, grezza e asociale, ispirata dall’abbattimento di un aereo civile sudcoreano da parte di alcuni caccia sovietici. Lo Jurij del titolo è Jurij Andropov, allora segretario generale dei PCUS.  

Emilia paranoica

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Dopo Ortodossia e Ortodossia II, i CCCP, nel 1985, pubblicano l’EP Compagni, cittadini, fratelli, partigiani, parafrasi del primo verso di Per i morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei. Quattro canzoni in tutto, l’ultima delle quali è Emilia paranoica, da molti ritenuta la canzone simbolo della band. Il testo, vergato da Zamboni, si risolve in una lunga litania riversata sulle notti passate a combattere l’infelicità con l’aiuto di qualche psicofarmaco, in attesa che qualcosa o qualcuno si accenda (“Aspetto un’emozione sempre più indefinibile”). Il “77” del testo è riferito a Marco Trascendi, chitarrista di Sassuolo appassionato di musica punk, chiamato 77 in quanto appassionato di Never Mind the Bollocks, l’album dei Sex Pistols, uscito proprio nel 1977. Emilia paranoica sarà poi riproposta, sia pur in una versione “remiscelata”, all’interno di Affinità divergenze tra il compagno Togliatti e noi, idem per quel che riguarda Morire.

Trafitto

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I CCCP arrivano all’appuntamento con il primo album nel 1986, il titolo è programmatico (Affinità divergenze tra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età), l’estetica non cambia: punk a manetta, anche se il filosovietismo è appena accennato, in compenso si fa largo qualche deviazione imprevista (“La massima aspirazione dei CCCP è fare musica da ballo”, dirà Massimo Zamboni). Un disco che lascia in eredità versi entrati di diritto nella storia e nell’immaginario del rock di casa nostra (“Tifiamo rivolta”, “Non studio, non lavoro, non guardo la tv, non vado al cinema, non faccio sport”, “È una questione di qualità”, senza dimenticare il ritorno di quel “Produci, consumi, crepa” giù urlato in Morire) e un pugno di canzoni ispirate da un’Emilia sempre più paranoica. Come Trafitto, pugnalata inferta all’“era democratica” e ai suoi “luoghi di concentrazione”.

Io sto bene

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Ancora disagio, di nuovo solitudine. Gli anni ’80 che deflagrano tra (mini) boom economico e le certezze fornite dalle televisioni commerciali, mentre dall’altra parte si fa bisboccia con i piani quinquennali e la stabilità. Poco conta sapere se si sta bene o si sta male, se radersi i capelli, eliminare il caffè o le sigarette possono aiutare a migliorare l’esistenza: si vive in uno stato mentale di precarietà permanente. “Io sto bene, io sto male, io non so come stare”, recita la voce ieratica di Giolindo. Mentre le corde elettrificate di Zamboni bombardano nemmeno si trovassero a Beirut. 

Tu menti

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È il 1987, i CCCP lasciano la Attack Punk Records per la Virgin, una fottutissima multinazionale del disco. Si fa presto a urlare venduti e a coniare lo slogan “Fedeli alla lira”. Eppure non è che Socialismo e barbarie (anche questa volta si usa una perifrasi, la fonte è Rosa Luxemburg) rappresenti chissà quale cambiamento (“Socialismo e barbarie è un Affinità divergenze registrato meglio”, Zamboni dixit). Torna di prepotenza l’estetica sovietica (il vinile si apre con l’esplicitaA ja ljublju SSSR, ovvero “Amo l’Unione Sovietica”), mentre il punk appare meno selvaggio, più meditato, a patto che il punk lasci spazio per la meditazione. Tu menti va a parare dalle parti del finto ribellismo, degli alternativi a targhe pari. Che vengano citati i Sex Pistols non sembra un caso. 

Rozzemilia

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Gli anni passano, ma l’Emilia è sempre più paranoica. E sin qui non ci piove. In Rozzemilia, i CCCP ribadiscono il concetto, la regione più rossa dello Stivale non può sfuggire alla furia di Ferretti e Zamboni: “Piatta, monotona, moderna, attrezzata, benservita, consumata, afta epizotica nebbia, calce, cataste di maiali sacrificati agli dei delle zone infette”: c’è da dire che quest’ultimo verso stupisce per la sua attualità. La conclusione può identificarsi nel più truce tra gli slogan: “Dammi una mano a incendiare il piano padano”. Più punk di così…

Madre 

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Ormai parlano tutti dei CCCP. L’intellighenzia di sinistra li adora, un guru del calibro di Pier Vittorio Tondelli li intervista per L’Espresso, mentre loro vanno spesso in televisione, a volte con Amanda Lear a interpretare una stralunata versione di Tomorrow. A proposito di interviste, persino Famiglia Cristiana piazza un microfono sotto il naso dei CCCP: l’occasione è fornita da Madre, brano il cui testo, sia pur breve, è rivolto alla madre di Gesù. L’articolo, firmato Piero Negri, verrà titolato “CCCP fedeli a Maria”. E poi, la copertina di Canzoni preghiere danze del II millennio, del quale Madre fa parte, ritrae una scultura di una Madonna col bambino, opera del papà di Zamboni, marmista di professione. Di certo, nessuno può men che meno immaginare che quei pochi versi (e quella cover) anticiperanno la futura svolta mistica di Giolindo e le preghiere per Giorgia (Meloni). Canzoni preghiere danze del II millennio - sezione Europa, album del 1989, l’anno del crollo del Muro di Berlino, è il disco meno punk della discografia della band emiliana, ed è anche il meno amato dal loro zoccolo duro. Maledetta new wave!

Amandoti (sedicente cover)

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Epica Etica Etnica Pathos esce il 13 settembre 1990, il giorno della morte di Giancarlo Pajetta, storico dirigente del PCI. Qualche giorno dopo, il 3 ottobre, il mondo avrebbe assistito alla riunificazione delle due Germanie. Tutto cambia, i sistemi crollano e ai CCCP non rimane che adeguarsi: la line up si allarga con l’arrivo di Giorgio Canali e degli ex Litfiba Ringo De Palma (morirà pochi giorni prima della fine della registrazione dell’album), Francesco Magnelli e Gianni Maroccolo. Ne esce fuori un (doppio) disco sontuoso, un canto del cigno degno della storia di una grande band. Il punk degli esordi si sgretola, si smaterializza, prende altre forme, sfuggenti, dai colori tenui, tra i quali il nero, il verde, il moderno: più che l’ultimo disco dei CCCP, sembra il primo dei CSI. Amandoti fu incisa per la prima volta da Antonella/Annarella Giudici nel 1987 (ecco spiegato il sottotitolo), faceva parte della colonna sonora dello spettacolo teatrale “Allerghia”: i CCCP la riprendono tra le mani e la versione che ne offrono è struggente, niente a che vedere con la più nota cover di Gianna Nannini. Ferretti rivelò, anni più tardi, che il testo era stato ispirato dalla morte della nonna.   

Depressione caspica

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Sul significato del titolo, rimandiamo alla rete, oppure a qualche testo/enciclopedia di geografia o di scienze. Sul testo di Ferretti, invece, ci sarebbe tanto da dire. E da spiegare. Le interpretazioni sono tante e tutte accettabili: il ritorno a casa, le strade da percorrere, la lotta interiore, l’aridità dei rapporti umani. Per non parlare delle considerazioni sulla libertà: “Se l’obbedienza è dignità, fortezza, la libertà una forma di disciplina: assomiglia all’ingenuità la saggezza”. E questo è quanto. Ma Depressione caspica è un pezzo stupendo anche per la lentezza della musica composta e firmata da Zamboni/Maroccolo/Magnelli.

Annarella

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“Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così, non dire una parola che non sia d'amore. Per me, per la mia vita che è tutto quello che ho, è tutto quello che io ho e non è ancora finita”. È l’incipit di Annarella, e messa così sembrerebbe una dedica ad Antonella Giudici (in arte Annarella, appunto). In realtà, Ferretti scrisse il testo pensando al padre, scomparso quando il cantante dei CCCP era ancora in tenera età. Testo regalato ad Annarella in un momento di tensione tra i due. Mai regalo fu più gradito: c’è da crederlo.

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L'articolo Le 10 migliori canzoni dei CCCP di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2023-07-07 15:00:00

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COMMENTI (2)

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  • cordy7310 mesi faRispondi

    Difficile fare una classifica...tra le prime 10, secondo me, non dovrebbe mancare And the radio plays

  • p38punk10 mesi faRispondi

    la scelta è difficile e opinabile, son tutte bellissime.
    Personalmente avrei tolto madre e depressione caspica sostituendole con militanz e fedeli alla linea