Per l'indie italiano è già tempo di revival

A pochi anni dalla “rottura” Tommaso Paradiso ritrova il chitarrista dei Thegiornalisti. Nonostante siano passati pochi anni dal suo trionfo, la scena si trova già rimpianta da un sacco di ex giovani diventati di colpo adulti e pare campare soprattutto di nostalgia istantanea

Icone indiscusse dell'Indie Italiano (impropriamente detto)
Icone indiscusse dell'Indie Italiano (impropriamente detto)

Tommaso Paradiso ha pubblicato un singolo dal titolo Sensazione stupenda, malinconico e bello carico, ispirato. Non è questa la notizia, quanto il fatto che per lanciarlo ha fatto delle storie su IG in cui si vede insieme al chitarrista Marco Rissa, suo ex collega nei Thegiornalisti, per annunciare il fatto che suonerà nel prossimo tour di Tommy. Una quasi reunion che farà la felicità dei fan di un'epoca che non c'è più e che molti ritengono irripetibile. 

C'è una sensazione nell'aria, che l'itpop, quello che i media generalisti e le playlist di Spotify hanno chiamato frettolosamente e poco accuratamente Indie Italiano, ovvero il nuovo pop degli anni 10 del Duemila sia già stato storicizzato e sia diventato materia di revival in dj set che guardano al passato, nei concerti frequentati da ex studenti universitari oggi adulti con lavori e problemi diversi, che sia rimpianto da chi non vuol crescere e da chi pensava che mai niente sarebbe potuto cambiare. In questo pezzo lo chiameremo come facevamo tempo fa, Indie Italiano, nonostante il termine non sia accurato. Vinta la vergogna, fa ancora più esotico.

 

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Le mode vanno e vengono, lo sa bene Coez che lo scorso anno si sfogò con queste parole "Mainstream, Regardez moi, Superbattito, L’ultima festa, Polaroid, ci metto anche Faccio un casino, c’è stato un gran momento per la musica italiana, guardando la classifica mi chiedo se stiamo sbagliando noi qualcosa o non state capendo più un cazzo voi", scagliandosi contro la musica urban e trap che domina le classifiche oggi per glorificare il momento d'oro dell'Indie Italiano / itpop / nuovo pop, citando sé stesso, Calcutta, Frah Quintale, Cosmo, Gazzelle e Carl Brave x Franco126. Una serie di nomi che hanno rivoluzionato il pop dal basso e che ancora oggi godono di gran fama.

Il nuovo album di Calcutta è l'oggetto del mistero atteso come il Santo Graal dai fan che già hanno mandato sold oput le prevendite dei suoi nuovi concerti, Cosmo ha scelto di far ballare sempre di più e organizza dei party live incredibili, Gazzelle è sempre lui, con quelle canzoni e quel pubblico lì, Carl Brave e Franco 126 hanno fatto scelte diametralmente opposte con un grande riscontro di pubblico (solo il secondo anche di critica), Frah e Coez stanno facendo un album e un tour insieme.

 

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Insomma, sulla carta tutto è vivissimo, eppure la nuova generazione di teenager non ha mai veramente amato la musica dei neo trentenni, i giovani di ieri, preferendogli quella dei trapper meno melensi nel raccontare paturnie d'amore e più diretti nel raccontare o romanzare la vita al limite, e la classifica non è mai stata così monopolizzata come oggi. L'indie italiano, dal canto suo, ha cambiato i giochi nel business musicale degli anni Dieci, in modo totale: prima non era pensabile che un qualche artista partisse dal basso con un'etichetta indipendente e arrivasse a fare i palasport, Sanremo, i grandi festival e la tv grazie soprattutto al passaparola e alla condivisione social.

Come il grunge degli anni Novanta spazzò via l'hard rock dei capelloni macho degli anni Ottanta, così durante la pandemia la bolla è scoppiata ed è bastato un anno senza suonare live per mandare tutto all'aria e dividere in modo netto chi ha fatto il salto e chi non l'ha fatto. Il Sanremo di Amadeus in questo senso ha contribuito fortemente a lanciare Tananai, Pinguini Tattici Nucleari, Colapesce e Dimartino, Coma Cose, La Rappresentante di Lista tra i Big del pop nazionalpopolare mentre altri artisti hanno avuto meno fortuna o meno canali promozionali. 

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Oggi il ritmo della nostalgia è accelerato a livelli supersonici, quindi se durante tutti i duemiladieci sembravano tornati gli anni Ottanta - tra serie tv come Stranger Things e synthpop da tutto il mondo - oggi il giro è ancora più stretto e, in attesa che una nuova onda musicale storicizzi l'urban com'è successo per l'Indie Italiano, quest'ultimo si è inserito nella retromania che combatteva a spada tratta un tempo, facendosi portatore di freschezza e relegando il vecchio pop di Pausini, Ramazzotti etc. in soffitta. 

Oggi, vedere l'ultimo concerto (per sempre? per un po' di tempo?) de Lo Stato Sociale è un evento che racchiude in sé emozioni che vanno al di là della semplice musica (e che includono, come in ogni romanzo di formazione, anche il lutto per la morte di Matteo Romagnoli). Cantare Sono così indie ha il sapore della gioventù perduta e non basta il successo su TikTok de L'officina della camomilla per cambiare le cose: oggi gli artisti dell'Indie Italiano sono adulti che parlano agli adulti. 

 

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Brunori lo sa, da buon nato anziano, e ha sempre messo temi universali nelle sue canzoni, Niccolò Contessa ovvero I Cani, il progetto che ha dato il la a tutta la scena romana, nell'album Aurora, già nel 2016 ipotizzava la fine e la propria metaforica sparizione, fatto sta che da quel tour lì è sparito davvero e il fantomatico quarto album de I Cani è ormai una leggenda tramandata dai nonni ai nipoti. Gli Zen Circus hanno preso un po' di tempo per i progetti solisti, Motta sta cercando un nuovo sound, Giorgio Poi non ha ancora fatto il salto, Dente, Generic Animal, Mobrici e Fulminacci nemmeno (ma poi magari a loro il salto non interessa neanche farlo), l'hyperpop che avrebbe dovuto sostituire l'itpop è una mini nicchia, i collettivi supergiovani che avrebbero dovuto fare la nuova storia underground sono arrivati fin troppo presto al mainstream, tipo Colla Zio e BNKR44, intanto Max Pezzali festeggia la sua carriera al Circo Massimo con Colapesce, Dimartino e Riccardo dei Pinguini Tattici Nucleari, che sono un po' gli 883 dei nati intorno al 2000.

Ci sono Levante, Maria Antonietta, Laila Al Habash, Emma Nolde, cmqmartina e Ariete (ormai famosissima) che girano l'Italia dimostrando che spesso funziona meglio il loro sound di quello degli illustri colleghi e che si può rimanere a cavallo tra generi e scene senza diventare icone o macchiette. La playlist generazionale di Spotify oggi si chiama Indiementicabili e come sottotitolo ha: "Ma te lo ricordi l'itpop?", che sembra metta la pietra tombale su una scena che forse scena non è mai stata, che si cibava di un sacco di influenze e di urgenze espressive per far deflagrare un sistema che non riusciva a smuoversi da sé, e che alla fine per certi versi è diventata essa stessa sistema, quindi da combattere per quelli che sono venuti dopo. Stelle cadenti, meteore, satelliti e supernove, pronte a illuminare o a bruciare tutto mentre si spengono, ma che luce che fanno quando sono completamente accese!

 

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L'articolo Per l'indie italiano è già tempo di revival di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-09-06 10:17:00

COMMENTI (4)

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  • GiacomoProietti3 mesi faRispondi

    @LaDaniProducer letto solo ora e con piacere. Bel punto di vista grazie

  • LaDaniProducer7 mesi faRispondi

    Ciao. Ari eccomi. Proprio in questi giorni è morto Francone Migliacci. Credo che ogni autore abbia tentato di scrivere la propria "Volare", ché canzoni così parlano a tutti e sono di tutti, senza essere ruffiane, senza scendere troppo sul personale e senza prendersi troppo sul serio, ma sapendo che la Musica è un gioco e tu prova a scostare un bambino dal proprio gioco! Te se magna! Roba seria ragazzi! Se partiamo da questo desiderio, di avere come faro " Volare", allora tutto questo filone è già fuori pista. Non può assolutamente rappresentare la Canzone Pop, ma quello che è, ovvero una nicchia, una parte, un quartiere, una città, una scalinata, uno scorcio, ma non l'orizzonte universale. Ricordo benissimo le parole di De Andrè, quando disse: eravamo tutti lì a tentare di scrivere pezzi esistenziali ed impegnati e poi arrivò Domenico e ci diede una bella lezione. Se pensassimo a "Volare" come a Tara di Via col Vento, questi autori dovrebbero fare come Rossella, che traeva la sua forza da lì, dalla sua terra. La nostra terra è la melodia e le belle storie. Verdi cos'era se non uno che ad un certo punto tragico della propria vita, riuscì a tradurre il sentimento di Desiderio dell'epoca? Va Pensiero è una preghiera laica. Quelli di cui parli nell'articolo sono autori che portano un pezzo del loro mondo, fuori nel mondo, ma non è il mondo. Qui serve gente che abbia coraggio di darsi totalemente, quello di dire ai Dinosauri di farsi da parte e serve una Voce, un nuovo portatore del messaggio, che con tutto l'amore e la stima che ho verso Coez and co, non possono essere loro, e loro lo sanno. Sono come quei tipi particolari con cui esci, ma che dopo un po' ti hanno u "appesantito" con tutti i loro strascichii, biaschichii (esiste come parola? boh!), le storie da mollati, da "mi sento fragile". Pure Morandi cantava "non son degno di te", ma lo faceva con un senso di orgoglio, manco fosse Rochy, (supportato da arrangiamenti da un Morricone bisognoso di essere riconosciuto e intelligente, che seguiva le indicazioni di Miglioccione). Loro, quelli che citi, sono come i Battista. Aspettiamo con ansia un nuovo Cristo.

  • MassimoRinaldi17 mesi faRispondi

    beh ma che feels questo articolo... io che di anni ne ho 37, e quindi non posso neanche fregiarmi del titolo di "neo trentenne, giovane di ieri" ho già iniziato a boomerare con i colleghi più giovani frasi tipo : "Eh cosmo... io già lo ascoltavo quando era nei drink to me" :D

  • pons7 mesi faRispondi

    L'analisi dell'esperto di nostalgia @simonestefanini 😀