L'Italia e Jack White, uniti da un insolito destino

14 anni fa gli azzurri vincevano un Mondiale indimenticabile, nel giorno del compleanno – 45 oggi – dell'artista che ha rivoluzionato il rock contemporaneo. Come "7 Nation Army" dei White Stripes è diventata un improbabile inno di amore patrio

Un fotomontaggio più emozionante che bello
Un fotomontaggio più emozionante che bello
09/07/2020 - 12:37 Scritto da Simone Stefanini

Pensate un po' alla coincidenza: il 9 luglio compie gli anni Jack White, nome d'arte di John Anthony Gillis, nato a Detroit nel 1975, ed è anche l'anniversario della vittoria della Coppa del Mondo  degli azzurri nel 2006, quando allo stadio Olimpico di Berlino strappò il titolo alla Francia ai rigori. Di certo ricordate quel momento, i bagni nelle fontane, i clacson impazziti e il coro che risuonava in ogni piazza del nostro Paese, quel popopopopo che copiava il riff portante della canzone Seven Nation Army dei White Stripes, uscita tre anni prima.

I White Stripes erano Jack e Meg White, hanno suonato insieme dal 1997 al 2011 in una strampalata quanto funzionale formazione chitarra/voce e batteria/voce, con cui hanno dato vita a un duo allucinante di blues elettrico, in puro stile garage. Suoni sporchi, cattivi, che si rifacevano alla tradizione americana: voce da rockstar degli anni '70, chitarra col fuzz impazzito, ritmi minimali pestati forte e tanta furia. 

Nel 2003, dopo che avevano già pubblicato tre album graditi più che altro dalla comunità indie italiana e poco più, entrano in heavy rotation su MTV col video Seven Nation Army, che aprirà l'album Elephant, col quale i fratelli/marito e moglie (non si è mai capito di preciso) venderanno più di 6 milioni di copie in tutto il mondo. Il clip della canzone, diretto da Alex & Martin, diventa subito iconico: i due, nei canonici vestiti bianchi e rossi, continuano a spuntare da una grafica inconfondibile. Hmm, difficile descriverlo, si fa prima a riguardarlo.

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Ora però il punto è: perché quel riff, uno dei più riconoscibili nella storia del rock, è diventato il coro dei tifosi italiani con cui hanno spinto la Nazionale alla gloria, con cui hanno trasformato Fabio Grosso in Oliver Hutton e Marco Materazzi in Conor McGregor? Bella questione. Se l'è domandata anche Jack White ai tempi: "Sono onorato che gli Italiani hanno adottato questa canzone. Mi piace che la maggior parte delle persone che la cantano non hanno idea da dove sia saltata fuori".

Pare che sia iniziato tutto quando, nel 2003, i tifosi della squadra belga Club Brugge hanno accompagnato il loro team nella trasferta di Champions contro il Milan. Belli pieni di birra, i belgi hanno sentito Seven Nation Army in un bar (la canzone era uscita a marzo) e si sono messi a cantare a squarciagola il riff, portandolo fino allo stadio, dove la loro squadra ha incredibilmente vinto per 1-0.

La canzone era ormai diventata l'inno dei tifosi belgi quando la Roma, nel 2006, andò a Bruges per la Coppa Uefa. Quando la squadra di casa ha pareggiato, lo stadio è esploso in popopopopo. Ormai quel coro era entrato in testa anche dei tifosi romanisti. La partita però non era ancora finita: Simone Perrotta segnò il goal della vittoria e i tifosi romanisti, per prendere in giro i belgi, cantarono lo stesso coro. Sembra che anche Francesco Totti sia andato a comprare gli White Stripes dopo la partita. Insomma, per farla breve, i tifosi romanisti la diffusero in tutti gli stati di Serie A, e quando durante l'estate ci furono i Mondiali, ormai era diventato il tormentone per eccellenza.

Il resto, come si dice in questi casi, è storia. La criticatissima nazionale di ricconi annoiati e chiacchierati messi insieme da Marcello Lippi, che tutta Italia ama odiare prima del Campionato del Mondo tedesco, inizia il torneo così e così, dando l'idea di essere fragile e di poter vincere solo con un colpo di fortuna, si veda il rigore di Totti agli ottavi di finale contro l'Australia. Quel momento, con la qualificazione appesa a un filo, spinge la squadra a dare tutto nelle partite successive, e allora ci siamo gasati il 30 giugno col 3-0 contro l'Ucraina, che ci manda alla semifinale del 4 luglio contro la Germania, la nazione ospitante i Mondiali. A Dortumund, fino al 90° siamo testa a testa, in pareggio. Poi succede quello che vedete qui sotto.  

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Gli azzurri vanno a Berlino per la finale contro la Francia, il popopopopo è una costante della tifoseria, Zidane segna per primo, Materazzi per secondo e saranno loro i protagonisti dell'episodio più rocambolesco: la testata in pieno petto del francese, provocato dall'italiano. Zidane espulso, siamo sempre in pareggio, si va ai rigori: Pirlo, goal. Wiltord, goal. Materazzi, goal. Trezeguet, sbaglia. Tutta Italia trattiene il respiro. De Rossi fa centro, così come Abidal, Del Piero non sbaglia e neanche Sagnol. È l'ultimo rigore, siamo avanti di uno, ma se Fabio Grosso sbaglia diventa un pareggio che può gasare oltremodo la Francia e gettarci nello sconforto. Fabio Grosso segna e l'Italia esplode

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In tutte le piazze risuona il popopopopopo, la felicità è incontenibile. Siamo sul tetto del mondo, e questo grazie anche a Jack White, che nel frattempo festeggiava il compleanno. Non crediamo nel destino, ma va detto che è una gran bella coincidenza. Jack White è stato ed è ancora un elemento rivoluzionario nel rock mondiale, prima coi White Stripes e poi con The Raconteurs e The Dead Weather, ma anche da solo. È 70° nella lista dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi redatta da Rolling Stone USA e non si contano le nomination ai Grammy. Ne ha vinti 8.

Il suo legame inconsapevole con la Nazionale italiana di calcio è di quelli duraturi, ancora oggi si canta il popopopopo dagli spalti, e Seven Nation Army è di sicuro la canzone più strana ad essere stata associata al calcio. Abbiamo sentito dagli spalti, rivisitate, le note dei Ricchi e Poveri e dei Righeira, le hit estive e le canzoni per bambini, pezzi di musical e capolavori beat – o entrambi assieme nel caso di You'll Never Walk Alone –, ma mai ci saremmo immaginati che il carrozzone degli azzurri potesse trionfare grazie alla chitarra elettrica di Jack White

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L'articolo L'Italia e Jack White, uniti da un insolito destino di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-07-09 12:37:00

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