“Love Me Do” all’italiana: 60 anni di amore per i Beatles

Usciva oggi nel ’62 il primo singolo del gruppo che ha cambiato la storia della musica popolare. Da quel momento niente è stato più come prima, nemmeno da noi. Dai Bandabardò agli Stadio, passando per Brunori e i Pinguini Tattici Nucleari: una playlist di musica di puro amore per i Fab Four

Cinque ottobre 1962: esce Love Me Do, il primo singolo dei Beatles. Il mondo ancora non lo sa, ma sta per scoppiare la beatlemania. A dire il vero, non lo sanno nemmeno i futuri Fab Four, che vedranno il loro 45 giri d’esordio toccare un modesto diciassettesimo posto nelle charts britanniche. Fa nulla: George, John, Paul e Ringo avranno il tempo di cambiare la storia della musica popolare. Niente sarà più come prima. Nemmeno in Italia, dove i Beatles riceveranno, sia pur con qualche fatica iniziale, amore incondizionato. Un amore partito negli anni ’60 e trasmesso fino alle attuali generazioni. Come dimostra questa playlist. 

BANDABARDÒ – COME I BEATLES

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Bisogna dirlo: i primi a suonare un concerto su di un tetto furono i Jefferson Airplane, sulla cima del Schuyler Hotel di New York. I Beatles arrivarono in ritardo di un paio di mesi, ma quell’esibizione sulla sommità della Apple divenne leggendaria. Peccato per i Jefferson Airplane, che verranno ricordati solo per la loro musica ma anche per le abbondanti libagioni di sostanze psicotrope che accompagnarono la vita di Grace Slick e compagni, mente i Beatles certi vizi proprio non ne avevano (ehm…). Comunque sia, la Bandabardò spedisce tutti sul tetto: poeti, ribelli e arrabbiati. Alla ricerca di un futuro. Come i Beatles che, da quel 30 gennaio 1969, presero le prime misure in vista del rompete le righe.

BRUNORI SAS – YOKO ONO

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Povera Yoko Ono, trattata come una strega, additata da tutti, o quasi, come la principale responsabile dello scioglimento della più grande band del pianeta. Ma a Brunori Sas non gliene può fregare di meno: quando scrisse Yoko Ono, il cantautore calabrese pensava ad altro. Alla parità uomo/donna per esempio, al maschilismo infame, all’Italia bigotta e papalina, al destino della terra. Una canzone che finisce con due domande, una più impegnativa dell’altra: "Pole la donna permettersi di pareggià con l'omo? I Beatles, i Beatles, i Beatles, i Beatles. I Beatles o Yoko Ono?". Dai Dario, i Beatles tutta la vita, su…

ELIO E LE STORIE TESE – BEATLES, ROLLING STONES & DYLAN

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Un racconto distopico. O meglio, un racconto di Elio e le Storie Tese pieno di simpatiche minchiate. Come questa: Bob Dylan convoca George, John, Paul e Ringo e li invita a prendere parte a un nuovo gruppo, i Bob Dylan. I quattro dicono di no, così Mr. Zimmermann ci riprova con altri ragazzi inglesi: Charlie, Bill, Ron, Keith, Mick, Mick e Brian. Questa volta il progetto decolla, ma presto i sei se ne andranno per formare i Rolling Stones. Dylan incazzato marcio, scriverà Like a Rolling Stone(s). Beatles e Rolling Stones troveranno la loro strada e vivranno felici e contenti. Anche se non prenderanno mai un Nobel. 

GROSSO AUTUNNO – OMAGGIO

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Solitamente catalogati all’interno del filone prog, in realtà i Grosso Autunno (gruppo nel quale militò il futuro giornalista musicale Luciano Ceri) avevano maggiore dimestichezza con la west-coast e il rock d’autore. L’album d’esordio, titolato con la loro stessa ragione sociale, contiene Omaggio, nient’altro che una serie di citazioni di canzoni portate al successo dai Beatles, oltre che a una serie di considerazioni sui quattro di Liverpool. "I cuori solitari, la banda del sergente, e Lucia nel cielo coi diamanti, rubava la mia mente…". E via così, senza soluzione di continuità. 

FAUSTO LEALI – PLEASE PLEASE ME

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Giugno 1965: i Beatles sbarcano in Italia. Tre tappe, tra il 24 e il 28 giugno, a Milano, Roma e Genova. Ad aprire i loro concerti, un drappo di rocker italiani: Peppino di Capri, i Giovani Giovani, i New Dada, Pino Donaggio. E Fausto Leali. Che non poteva certo mancare. Perché il “negro bianco” fu il primo, in Italia, a interpretare una canzone firmata Lennon/McCartney. Si tratta della cover di Please Please Me, con testo in italiano, curato dallo stesso Leali. Si suppone che non si sia sforzato troppo per scriverlo…

MAURO LUSINI – C’ERA UN RAGAZZO CHE COME ME AMAVA I BEATLES E I ROLLING STONES

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La canzone (italiana) pacifista per eccellenza fu scritta da Mauro Lusini. Al di là delle firme depositate alla Siae, è probabile che il cantautore toscano si sia occupato non solo della musica, ma anche delle parole. Franco Migliacci, produttore di Gianni Morandi, nonché, almeno ufficialmente, autore del testo, affida il brano tra le mani del suo pupillo. C’era un ragazzo…, nonostante la censura operata dalla Rai, andrà incontro a un successo formidabile, tanto da essere interpretata anche da Joan Baez. Poco dopo sarà incisa anche da Lusini, ma senza rilevanti riscontri commerciali. D’altra parte, contro le mani di Gianni Morandi si può ben poco…

PINGUINI TATTICI NUCLEARI – RINGO STARR

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George Martin, il produttore di Love Me Do e di tanta altra roba firmata Beatles, non si fidava di Ringo Starr. Non era convinto del modo in cui batteva le bacchette sulle pelli della batteria, tanto che nelle sessioni del primo singolo dei Fab Four partecipò, oltre a Pete Best, anche Andy White. Alla fine Mr. Starkey ebbe la meglio, fino a diventare un elemento insostituibile della ritmica beatlesiana. Eppure, qualcuno lo considera ancor oggi un batterista di infimo livello, se non un outsider baciato dalla fortuna. Per i Pinguini Tattici Nucleari, Ringo Starr è semplicemente un non protagonista, colui che sta sempre nell’ombra ma che alla fine risulta decisivo. “In un mondo di John e di Paul, io sono Ringo Starr”.

POWERILLUSI – LATO B

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Quant’è difficile scrivere il Lato B di un 45 giri! Perché lì, dietro la canzone di successo, ci sarà sempre (be’, sempre sempre no…) un brano reietto, poco importante, che forse nessuno ascolterà mai. Al di là di tutto, è necessario impegnarsi, prendersi il tempo per scrivere qualcosa di non banale, di significativo. Il minimo sindacale, almeno. Sull’argomento irrompono i Powerillusi con il loro abituale stile scanzonato, ma il Lato B della band torinese rappresenta una metafora per parlare di ingiustizie, di fame nel mondo. Il tutto cantato sull’aria di Let it Be: “Lato B, lato B, lato B, lato B... Uomo tu di un altro non sei il lato B…”.

SHAMPOO – IN NAPLES 1980/81

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Una genialata. Un tributo sui generis. Le canzoni dei Beatles cantate in napoletano. Liverpool, ridente cittadina della costiera amalfitana. Gli Shampoo prendono in prestito una manciata di canzoni portate al successo dai Beatles facendole proprie. A modo loro. Help diventa Peppe, Nowhere Man si trasforma non in un razzo missile ma in N’omme e’ niente, Tell Me Why si materializza in un prosaico Tengo e’ guaie. E Day Tripper? Che domanda: ’E zizze, chiaro no? Capolavoro assoluto.

STADIO – CHIEDI CHI ERANO I BEATLES

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Con ogni probabilità, si tratta della canzone più popolare degli Stadio. La sua forza, con tutto il rispetto per la parte musicale presa in consegna da Gaetano Curreri, è nel testo del poeta/scrittore (e molto altro) Roberto Roversi, che immagina un mondo nel quale il rischio principale, oltre ai pericoli della guerra, è nella possibilità che qualcuno dimentichi chi erano i Beatles. Un rischio, per fortuna, scongiurato. Almeno fino a questo momento.

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L'articolo “Love Me Do” all’italiana: 60 anni di amore per i Beatles di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2022-10-05 15:30:00

COMMENTI (3)

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  • poweri 2 anni fa Rispondi

    Difficilissimo, sarà un capolavoro!!!

  • giuseppecatani 2 anni fa Rispondi

    @poweri Aspettiamo con ansia il vostro album per poterlo stroncare! :-)))))))

  • poweri 2 anni fa Rispondi

    I Powerillusi in persona ringraziano per la bella citazione di "Lato B" (1988) e, incredibile ma vero, sono ancora vivi e vegeti con addirittura un nuovo album di inediti in arrivo!