Sono tempi duri per la musica: in un'epoca in cui si fatica a organizzare concerti, di soldi ce ne sono pochi, tutto è incerto ed è sempre più difficile trovare la propria strada (e mantenerla) all'interno del settore, è importante per gli artisti affidarsi alle persone giuste, e sapere quali sono i propri diritti.
In quest'ottica diventa sempre più fondamentalela figura del manager. Così, nasce MMF Italy (Music Managers Forum Italy), l'associazione italiana che rappresenta e unisce manager di artisti, nonché gli artisti stessi che si auto-gestiscono.
Strutturato all'interno dell'organizzazione internazionale IMMF (the International Music Managers Forum), che unisce più di 2000 professionisti di oltre 50 paesi e 6 continenti, MMF Italy è attiva per la diffusione di punti etici come correttezza e trasparenza all'interno dell'industria della cultura e dell’intrattenimento, e ha come obiettivo principale la divulgazione e professionalizzazione del ruolo del manager nel territorio italiano.
L'associazione facilita e promuove il networking sia nazionale che internazionale, crea opportunità e agevola la circolazione di informazioni e risorse tra i suoi membri e le altre associazioni di categoria. E incentiva la partecipazione a eventi professionali nazionali e l'accesso alle principali music conference internazionali, con opportunità di training e formazione attraverso workshops e seminari.
Abbiamo parlato con alcuni manager di artisti di MMF Italy per capire come è cambiato il mestiere, quali sono i punti importanti da tenere a mente e quali le connessioni con le altre aree legate alla music industry.
Qual è la figura del manager oggi e quali attività svolge esattamente?
Katia Giampaolo (manager dei Joycut, dir. artistica Estragon di Bologna): Il manager è la figura che accompagna l’artista in tutte le fasi di sviluppo della carriera musicale. In accordo con le volontà e la visione dell’artista e nel pieno rispetto delle stesse, decide insieme a lui/lei come sviluppare tutto il percorso. A partire da dove produrre un album, a chi e se farlo produrre; quali porte andare a bussare per presentare il progetto; come definire le varie fasi progettuali, mettendo in conto già eventuali piani B. Il manager è la persona che accompagna l'artista ed è aperta ad affrontare percorsi non convenzionali, al di là delle classiche richieste, sempre nel rispetto dell’etica e della trasparenza.
Chi sono i manager in Italia oggi? Etichette stesse, professionisti indipendenti etc
Gianrico Cuppari (tuttomoltobene mgmt, manager diei Pinguini Tattici Nucleari, Ministri, Rovere, Cmqmartina): La figura del manager è per sua natura spuria e trasversale. Questo perché uno dei tasselli fondamentali per avere un buon manager è trovare qualcuno di cui si abbia piena fiducia e un buon feeling personale. Questa persona può essere chiunque e spesso è il primo editore che ha scoperto l'artista, il discografico con cui si è scritto un disco, l'agente di booking con cui si è fatto un super tour e via discorrendo. L'altro tassello fondamentale sono le competenze. Quelle di un manager devono essere trasversali e a 360 gradi, perché il suo lavoro riguarda moltissimi aspetti diversi. A volte non è facile trovare la modalità di unire le due cose: la fiducia si costruisce con professionalità e trasparenza, ma anche con il lavoro e la dedizione.
Come (e quanto guadagna) un manager?
Katia Giampaolo (manager dei Joycut, dir. artistica Estragon di Bologna): Solitamente la figura manageriale prende una percentuale sulle entrate dell’artista in un range che va dal 10 al 20%. Questo nel pieno rispetto della mancata applicazione della doppia fee. Più il lavoro è accurato e certosino, più l’incasso per entrambi è adeguato all’impegno profuso.
Christoph Storbeck (Temper Trap, Claps Your Hands And Say Yeah, Fabrizio Cammarata, head of conference di Linecheck, Ypsigrock Festival Sicily - Intl. Relations): Conta sia la percentuale di cui sopra ha parlato Katia, ma anche l’imponibile su cui applicarla (fatturato vs netto di costi, casi di non applicazione come eventi promozionali in perdita o simile). Principali differenze possono esserci a seconda di chi è il rischio d’impresa, il tipo di servizio svolto (per esempio se include anche il management dell’attività economica/rendicontazione) o se servono altre figure coinvolte. Soprattutto in Italia non c’è uno standard chiarissimo, il ché va anche bene, basta che ci sia una totale trasparenza e siano date spiegazioni all’artista prima della stipula di un contratto, comprese quali possono essere le conseguenze a breve e lungo termine.
Quanto è informale il sistema e quanto, invece, riesce a regolamentare il rapporto manager/artista?
Katia Giampaolo (manager dei Joycut, dir. artistica Estragon di Bologna): Come MMF Italy, nei confronti degli associati junior e in tutti i corsi che facciamo per accademie, università e fondazioni, ci teniamo a sottolineare l’importanza di avere un contratto di regolamentazione di questo rapporto. Contratto redatto sulla tipologia di rapporto che si vuole andare a instaurare e di conseguenza tutelare con l’obiettivo che sia sartoriale. Spesso ci troviamo davanti a proposte di contratti capestri che grosse label e publishing impongono ai nostri artisti con l’idea che siccome è stato sempre così le clausole non possono essere modificate. In realtà, la dinamicità del mercato e il suo continuo evolversi in tempi sempre più brevi ci ha dimostrato quanto ogni progetto sia a sé e quanto sia corretto lavorare i singoli progetti come tali e non come catene di montaggio.
Quali ostacoli pone il music business di oggi al lavoro di un manager?
Gigi Fasanella (Faro Records Publishing e management / Kalla records label. Manager di Giò Sada, Oh!Miguel, Fabryka, Wism, The Pier): I principali ostacoli che il music business impone oggi riguardano principalmente la sostenibilità. Partendo dal presupposto che la creatività sia la prima arma a disposizione di un manager (soprattutto nella fase di costruzione della figura dell'artista) e che le attività di promozione possono essere molteplici, purtroppo abbiamo un grosso gap tra investimenti e revenues. Senza dubbio un buon manager deve essere in grado di far "quadrare i conti". Ci troviamo in un momento storico in cui letteralmente non esiste una via di mezzo tra 0 e 1 milione. Bisognerebbe ridare valore ai contenuti prodotti per evitare, in poche parole, la legalizzazione del gioco d’azzardo in questo settore.
Quali sono i principali ambiti/casi in cui si rischiano anomalie (se non vere e proprie frodi)?
Gigi Fasanella (Faro Records Publishing e management / Kalla records label. Manager di Giò Sada, Oh!Miguel, Fabryka, Wism, The Pier): Riguardo questo punto se ne sentono di cotte e di crude. Senza ombra di dubbio, quando viene meno la fiducia tra due persone è lì che si inclina il rapporto e che si rischia di più. Un manager deve avere chiara la visione dell’intero music business: discografica, edizioni, live, marketing. Tutto può essere crossmediale, ma è giusto regolamentare i vari rapporti con contratti scritti. A volte anche una stretta di mano può essere valida, ma è fondamentale in ogni caso spiegare in maniera etica tutti gli accordi chiusi al proprio assistito, in modo da avere sin da subito a fuoco tutti i pro e i contro dello sviluppo di una carriera.
Cosa dice la legge e cosa il "buon senso" nei confronti di artisti giovani o minorenni?
Gianrico Cuppari (tuttomoltobene mgmt, manager diei Pinguini Tattici Nucleari, Ministri, Rovere, Cmqmartina): Lavorare con artisti giovani è una cosa abbastanza comune dal momento che l'età media degli artisti si è molto abbassata negli ultimi anni. Complici vari fattori, ma in generale c'è un rinnovamento di tutto l'ambiente creativo e musicale italiano, il che trovo sia molto positivo. Con gli artisti giovani bisogna sempre ricordarsi che hanno un'esperienza del mondo limitata, ma spesso grandi idee. È importante tutelarli, soprattutto per il futuro. In particolare i minorenni, ovviamente. La legge in questo caso sposta la firma dei contratti sul genitore responsabile. Un meccanismo di tutela del minore giusto che crea qualche intrigo, ma niente di catastrofico.
Il manager oggi si deve occupare anche di "salute mentale" dell'assistito? In che modo?
Gigi Fasanella (Faro Records Publishing e management / Kalla records label. Manager di Giò Sada, Oh!Miguel, Fabryka, Wism, The Pier): Ammettiamolo, il manager è anche un po’ lo psicologo dell’artista. Comprendere le necessità, valorizzarle, e a volte con decisione prendere delle posizioni chiare, sono la base sulla quale costruire un rapporto lavorativo all’interno del music business. È sempre bene avere un faro esterno e super partes che possa guidare in maniera sana la carriera di un artista. Fondamentale, quindi, per un buon manager è riuscire ad avere un’analisi sempre lucida e razionale del mercato, in modo da costruire un percorso attivo e consapevole in ogni fase del progetto.
Quali sono i principali conflitti di interesse nel settore?
Gianrico Cuppari (tuttomoltobene mgmt, manager diei Pinguini Tattici Nucleari, Ministri, Rovere, Cmqmartina): La figura del manager è fondamentale per un'artista in tutti i momenti. È un pò come se l'artista gli consegnasse le chiavi di casa. Un conflitto di interesse non per forza presuppone l'assenza di correttezza e trasparenza, ma sicuramente avere un manager che ha come unico "cliente" l'artista (e non si trovi nella situazione di dover tutelare l'artista nei confronti del suo datore di lavoro) è importante. Insomma, se si sgombra il campo è meglio. I conflitti d'interesse sono quelli legati alle negoziazioni, come ad esempio il rinnovo del contratto discografico o un accordo sul nuovo tour. In quei momenti si possono creare dei conflitti di interesse importanti.
Come il digitale ha cambiato il mestiere?
Gianluigi Potenza (Treid Agency / Garrincha Dischi) : L’avvento del digitale ha decisamente rivoluzionato il nostro mercato, sia da un punto di vista manageriale che discografico. In poco tempo, ogni precedente modus operandi ed ogni strategia pregerssa sono improvvisamente diventate inefficaci e obsolete. La fruizione della musica è radicalmente cambiata. Poterne usufruire ovunque, in ogni modo, quando vogliamo, rappresenta un'enorme opportunità per gli artisti e al tempo stesso grandi responsabilità per il management. Una visione manageriale a lungo termine, infatti, è sempre più urgente. Con una discografia "selvaggia" che rilascia settimanalmente migliaia di nuove canzoni, la differenza la farà il saper creare per la band un percorso solido e credibile nel tempo, conditio sine qua non per attrarre, fidelizzare e far crescere nel tempo una loro fan base.
Christoph Storbeck (Temper Trap, Claps Your Hands And Say Yeah, Fabrizio Cammarata, head of conference di Linecheck, Ypsigrock Festival Sicily - Intl. Relations): Il manager oggi dev’essere dotato di conoscenze di marketing digitale, algoritmi e notizie music tech, deve saper valutare percentuali royalties nel percorso degli anni per stipulare accordi (esempio: artista catalogo che dopo decenni percepisce ancora royalties basse nonostante l’investimento sia stato recuperato e non ci sono altri costi di stampa e distribuzione). Il digitale mostra in maniera ovvia che bisogna comprendersi in un sistema internazionale: solitamente c’è un solo global release day, gli ascoltatori possono arrivare da ovunque nel mondo, ma anche i partner sono player internazionali: le piattaforme, i distributori etc. sono solitamente di proprietà o intrecci internazionali. Le "analytics" permettono di vedere l’andamento globale e a volte mostrano sorprese. Le politiche di trasparenza, copyright etc succedono a scala Europea, UK, US, perciò nell’era digitale/streaming è difficile considerare solo il suo orticello "domestic".
Come la pandemia ha cambiato il mestiere?
Christoph Storbeck (Temper Trap, Claps Your Hands And Say Yeah, Fabrizio Cammarata, head of conference di Linecheck, Ypsigrock Festival Sicily - Intl. Relations): La pandemia ha mostrato la fragilità del sistema: 20%*0 è sempre 0. La retorica: "Immagina un business che si basi solo sul digitale, dischi e merch" è diventata brutale realtà. Cause della fragilità sono certamente il value gap tra pubblico-piattaforme e gli aventi diritto/ i creativi, ma anche accordi svantaggiosi tra artista e label, publishing etc. Nonché mancanza di metadata puliti, che, impediscono che tutti i soldi arrivino effettivamente all’autore, all'artista e agli interpreti che ne hanno effettivamente il diritto. Perciò, quello che a livello economico poteva essere marginale (perché magari buttandosi sul live è diventata unica forma di "income" è diventato importante, e ciò richiede un adattamento del mestiere. Tuttavia, la pandemia ha aperto anche a nuove opportunità.
Quali nuove opportunità si aprono?
Christoph Storbeck (Temper Trap, Claps Your Hands And Say Yeah, Fabrizio Cammarata, head of conference di Linecheck, Ypsigrock Festival Sicily - Intl. Relations): C'è stato parecchio tempo a disposizione per analizzare accordi esistenti, ri-considerare l’andamento degli anni passati, ri-considerare team e cambiare squadre. Tutt’ora il settore è molto dinamico: si formano nuove strutture (agenzie, labels…), agenti sono diventati manager, manager sono diventati label. Last but not least si è riconosciuta l’esistenza del mestiere e la necessità di unirsi e organizzarsi con colleghi che apparentemente sono molto diversi. È nato un MMF Italy nuovo, e anche quest'intervista. Le cose stanno cambiando e o stanno facendo al meglio.
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L'articolo Cosa fa (e cosa dovrebbe fare) un manager musicale di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-12-17 11:15:00
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