Massimo Pericolo e Deda: il rap incontra il rap

Al Dr. Martens Fest presented by MI AMI va in scena un confronto tra due artisti di generazioni diverse, ma ugualmente impattanti sulla disciplina. L'ex Sangue Misto, autore della pietra miliare SxM, incontra Vane per parlare di cosa sia rimasto dell'hip-hop e dei suoi valori

- Deda, Caro Pastore e Massimo Pericolo durante il talk. Foto di Kimmika

Conversazione sul rap, uno dei talk del DR MARTENS FEST presented by MI AMI: un grande titolo, dall'ampiezza quasi generalista, per un talk che vuole andare a fondo di ciò che per i due protagonisti è diventata una questione vitale. Volenti o nolenti Deda e Massimo Pericolo sono due estremi temporali della storia del rap italiano. Pioniere il primo, o meglio colui che ha radicato il genere nel nostro paese, pecora nera il secondo, sbocciato nel momento apicale della trap.

Dall'incontro sono emersi diversi tipi di urgenze, che potrebbero assumere un senso generazionale. Entrambi al principio di tutto si sono fatti influenzare da quello che arrivava dagli Stati Uniti, ma se per Deda l'incontro col rap è avvenuto dentro il centro sociale in cui viveva, nella dimensione crossover dei Beastie Boys, per Massimo Pericolo la folgorazione è avvenuta attraverso la tv, con Eminem. 

Deda, Carlo Pastore e Massimo Pericolo. Foto di Kimmika
Deda, Carlo Pastore e Massimo Pericolo. Foto di Kimmika

Si gira intorno al concetto di underground, e di come questa parola sia cambiata nel tempo, e come forse sia stata annullata, annegata nelle esigenze delle mode. Deda è molto chiaro. L'underground è un momento creativo che ha come cuore pulsante la libertà, perché nasce da un ambiente in cui la ricercatezza e la sperimentazione tengono lontane il mainstream. Da questa condizione senza vincoli nascono le cose più interessati. Solo negli ultimi anni la dinamica con cui il mainstream si appropria dei frutti dell'underground è diventata estremamente rapida, quasi immediata. "C'era un senso di fierezza che scaturiva dall'appartenenza a quel mondo".

A proposito di parole che mutano, anche radicalmente, Massimo Pericolo evidenzia come nella sua esperienza l'underground sia sempre stato visto come una semplice definizione, ma nei fatti priva di significato. La stessa cosa riguarda il concetto di comunità, la cui astrazione però può essere superata dai legami più piccoli della nostra vita. Le poche persone che si hanno intorno, amici di sempre − o fratelli, come ama dire Vane − sono la cosa che si avvicina maggiormente a una comunità nella nostra società. "Una società funziona quando è piccola, come una famiglia. Si sta tutti uniti intorno a qualcosa di comune". Senza romanticizzare e col suo spirito di nichilista incendiario arriva persino a sparare a zero sulla sua città, resa quasi un luogo di culto dai fan, ma non certo da lui. "Oggi Brebbia è lo stesso paese di merda che era ieri, perché quello che facciamo succedere nei pensieri non succede nella realtà".

Massimo Pericolo. Foto di Mirko Ostuni
Massimo Pericolo. Foto di Mirko Ostuni

I modi espressivi di Deda e Massimo Pericolo sono collegati da ponti e interruzioni, somiglianze e cortocircuiti che simboleggiano grossolanamente il cambio di un mondo come quello del rap. Interessante è notare i loro primi vagiti nella musica, da una parte l'eloquenza della barra "Solo disprezzo per lo stato e le divise blu", contenuta in Straniero dei Sangue Misto, e dall'altra la celebre immagine che apre il video di 7 Miliardi, con la tessera elettorale che prende fuoco. Per Deda si tratta di un modo simile di reagire al retroterra culturale e sociale di appartenenza. "Nonostante nel 2019 la forma musicale fosse molto maturata, si sentiva in 7 miliardi la stessa forza che aveva spinto noi all'inizio".

E nei confronti di chi all'interno della scena cerca di fare distinzione tra rap e non-rap i due concordano su un punto fondamentale: questa distinzione non ha nessun senso. Deda è molto più schietto, affermando che quando un genere inizia a farsi questo tipo di domande non è mai un buon segno. La gente è confusa quando intavola questi discorsi, perché dimentica che il rap ha sempre avuto mille anime, mille sfaccettature. "Esistono il rap del disagio, il rap dello scontro, ma all'inizio questa era la musica dei party, per fare festa e divertirsi". Il rischio di creare queste divisioni sarebbe quello di finire come la scena jazz degli anni '60, che additava Miles Davis di non appartenere più al genere per la sua svolta sperimentale.

Una conversazione sul rap sincera, che ha illuminato il percorso di un genere che ha accompagnato i cambiamenti culturali degli ultimi anni. E ha mantenuto intatta la sua essenza, pur nelle sue tante derivazioni.

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L'articolo Massimo Pericolo e Deda: il rap incontra il rap di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2022-10-22 17:00:00

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