Medimex 2025: dalla strada al mito

A Taranto riecheggiano ancora la cupezza ipnotica di St. Vincent, la grande festa dei Primal Scream e la potenza emotiva devastante dei Massive Attack. Il tutto in una città che respira musica in ogni angolo, dai concerti in uno splendido castello sul mare agli incontri con delle leggende del rock

Il pubblico dei Massive Attack a Medimex 2025 - tutte le foto per concessione del festival
Il pubblico dei Massive Attack a Medimex 2025 - tutte le foto per concessione del festival

"C'mon, Toronto!". È un bizzarro caso di omofonia quello che vede protagonista Bobby Gillespie, frontman dei Primal Scream, quando incita la folla presente a Taranto - fate dire il nome della città a un madrelingua inglese e vedrete l'effetto - per il concerto della sua band a Medimex 2025. E se non fosse per il Castello Aragonese alle spalle del palco, il Palazzo del Governo che troneggia sulla destra, lo scorcio pazzesco sul mare a sinistra, il dialetto pugliese che serpeggia nel pubblico e il caldo - che poteva essere molto peggio, a dir la verità -, sarebbe facile credergli e pensare di essere in Canada. Perché un festival come Medimex, che esiste e persiste dal 2011 e che nelle ultime edizioni ha portato artisti come Iggy Pop, Nick Cave, Patti Smith, Kraftwerk e molti altri, sembra roba a cui sono ben più abituati dall'altra parte dell'Atlantico.

Mr. Gillespie
Mr. Gillespie

E invece a Taranto ormai è una bella consuetudine quella di trovarsi artisti pazzeschi a suonare sul lungomare. L'edizione 2025, che ha come tema principale quello della strada, vede in line up una tripletta di headliner abbastanza clamorosa: oltre ai già citati Primal Scream, tra i gruppi più importanti del rock inglese degli ultimi 30 anni, ecco St. Vincent, cantautrice texana semplicemente incredibile e le leggende del trip hop Massive Attack. Ma ci arriviamo.

La bellezza di Medimex, oltre a portare artisti di questa caratura, è come riesca a pervadere una città come Taranto, che abbiamo imparato ad associare ad argomenti ben più tragici, di musica. Uno degli esempi più virtuosi sono gli showcase a Spazioporto, dove artisti locali e non portano dal vivo una ampissima varietà di suoni davanti a un pubblico bello carico, che non si ferma neanche di fronte al fatto che l'aria condizionata all'interno del locale si è rotta poco prima l'inizio del festival. Ci sono poi momenti di formazione con attività professionali e scuole di musica, come la prima edizione del corso Music Business Management, in collaborazione col Sole 24 Ore, e il corso Music Factory, che vede invece come partner Warner Chappell Music Italiana.

La Niña al Castello Aragonese di Taranto
La Niña al Castello Aragonese di Taranto

Altra novità di quest'anno è la rassegna interna ideata da Diodato, un piccolo gioiello dal titolo "Le strade del Mediterraneo", che riprende il tema di questa edizione di Medimex e la declina in tre concerti all'interno del Castello Aragonese, sulle cui mura verrà proiettato il video mapping che ripercorre il percorso del festival negli ultimi anni. I tre progetti chiamati da Diodato sono la cantautrice napoletana La Niña, i franco-marocchini Bab L' Bluz e la catalana Magalì Datzira: tre realtà molto diverse come suono, ma accomunate da un approccio simile, dove si parte da radici linguistiche e musicali tradizionali per portarle nel contemporaneo. Sono tre live bellissimi, ognuno a modo suo, tanto che si perdona anche la "contro-programmazione" del bar antistante il castello, con un improbabile medley di Ligabue eseguito a tutto volume da una cover band al momento dell'uscita del live de La Niña.

Ma questa è solo una frazione di cos'è Medimex, in cui vale la pena immergersi anche seguendo i vari incontri organizzati all'interno dell'Università, nel caffè letterario cittadino e all'interno del teatro Fusco, oltre alla mostra Amy Winehouse before Frank realizzata dal fotografo Charles Moriarty, con gli scatti della cantante inglese appena prima del successo. Si va da talk con ospiti internazionali come Don Letts - regista, dj e tra i principali ispiratori dei Clash - e il batterista dei Blur Dave Rowntree, a momenti di scambio con addetti ai lavori di ogni tipo, come quello sull'uso dell'AI in musica o la mappatura dei festival pugliesi realizzata dall'associazione di categoria dei live club KeepOn Live. Tra gli ultimi momenti di scambio vale la pena menzionare la tavola rotonda intitolata "La musica salverà il mondo?", con Ghemon, Anna Castiglia, Michele Riondino, Diodato e di nuovo Don Letts, incontenibile anche per Carlo Massarini in veste di moderatore.

Don Letts e Carlo Massarini
Don Letts e Carlo Massarini

Il fulcro centrale di Medimex restano i concertoni della rotonda, aperti rispettivamente da Comrad, che già l'anno scorso avevamo apprezzato allo Spazioporto, e da Kyoto, cantautrice pugliese diventata gruppo per un live elettronico che sembra un'ottimo preludio per quello che poi faranno i Massive Attack. A questi due nomi local si aggiunge Dadà, cantautrice napoletana che sta seguendo il tour italiano dei Massive Attack.

La doppietta del venerdì sarebbe già sufficiente per andarsene a casa belli soddisfatti. La prima a esibirsi è St. Vincent, con la cupezza del suo ultimo disco All Born Screaming a pervadere tutto il live. C'è un'elettricità strana sul palco, un'energia sadica che esplode nei versi rabbiosi di Birth in Reverse, nella sensualità di Pay Your Way in Pain nel suo buttarsi a terra con la chitarra in braccio nei momenti più concitati dei brani, anche nel mandare - almeno apparentemente - a fanculo qualche fonico o chi per lui ai lati del palco. Tutto questo fino a quando non si rivolge con candore e dolcezza al pubblico, parlando come se non fosse una star internazionale. E rivelando anche un aneddoto incredibile: "Io questa città me la ricordo, ci sono venuta suonare tanti anni fa con i miei zii quando ero una ragazzina". Chissà che qualcuno nel pubblico non ci fosse già quella volta, ben prima che Annie Clark - questo il suo vero nome - prendesse il moniker di St. Vincent.

St. Vincent
St. Vincent

È poi il turno dei Primal Scream, che si presentano sul palco con un fondale nero che sembra andare in continuità con l'aura spietata del live appena concluso. E invece no: la loro è una festa per tutti, una celebrazione della loro discografia guidata da un Bobby Gillespie in forma smagliante, mattatore totale della serata nel suo completo bianco mentre guida il pubblico nel cantare insieme hit come Come TogetherMovin' on Up Rocks. Per i più carichi ci sarebbe anche il dj set di Don Letts allo Spazioporto, ma già così questa serata è memorabile.

Sabato arriva invece il live dei Massive Attack, qualcosa di talmente potente a livello emotivo da lasciare davvero poco spazio alle parole e accolto da diverse bandiere palestinesi che svettano in un pubblico probabilmente mai così numeroso al festival. Tutto il concerto è tempestato da visual che raccontano la realtà meglio di qualsiasi notiziario, con immagini che arrivano dalle macerie di Gaza come dall'Ucraina, passando per scariche di notizie di gossip irrilevante a sottolineare come siamo bravi a distrarci mentre nel resto del mondo volano le bombe.

La bandiera palestinese sul palco dei Massive Attack
La bandiera palestinese sul palco dei Massive Attack

Il tutto succede proprio nelle stesse ore in cui gli Stati Uniti affiancano Israele nella guerra contro l'Iran, a rendere quello che si vede sul palco ancora più straziante, con la voce di Elizabeth Frasier in Teardrop che fa venire un magone come solo certi artisti sono in grado di fare. Se c'è un concerto che si dovrebbe andare obbligatoriamente a vedere durante l'anno, be', forse è proprio questo. E chissà che qualcuno non sia venuto apposta proprio da Toronto.

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L'articolo Medimex 2025: dalla strada al mito di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2025-06-23 10:12:00

Tag: medimex

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