Memento, di nuvola e di piazza

18 anni dalla Brianza, tanto timido quanto deciso e talentuoso. Il suo primo disco, "Memento non ha paura del buio", è un flusso istintivo e colorato (che ricorda il soul di Venerus). Se questa è la musica del futuro, ci piace molto

Memento nel bunker di Asian Fake
Memento nel bunker di Asian Fake

Classe 2002, di Brugherio. Buchi ad entrambe le orecchie (“gli orecchini vintage in vetro li ho comprati al lago”); una mano con le unghie pittate di rosa, l’altra con le unghia lunghe (“per suonare con le dita, che sono un’ottima cosa per il suono”). Frequenta la quarta liceo al “Carlo Porta” di Monza. Si chiama Andrea Bruno e in arte fa Memento, nome scelto a caso in una serata con amici in Darsena a Milano.

Io l’ho conosciuto a febbraio 2020 in occasione di MI AMI TVB, l’ultimo evento indoor che siamo riusciti a fare, un magnifico assembramento che ha inconsapevolmente chiuso la stagione dei live nei club a Milano (che nostalgia). Accompagnava Brividee con la chitarra. Timidi entrambi, uno con un cerotto in faccia (Brividee) e l’altro con il cappuccio stretto alla testa (Memento). A fine serata, smontando a luci accese, lo incrocio e gli dico che li avremmo invitati anche al MI AMI di maggio. Memento, gli occhi illuminati, mi dice: “bello”. Poi prende coraggio: “Se vuoi anche io ho un mio progetto solista”. Il giorno dopo vado ad ascoltarlo su SoundCloud e, in effetti, il ragazzo spacca. 

Poi arriva il coronavirus. I piani saltano. Il suo nome rimane un appunto. Lo perdo di vista per qualche mese. Lo ritrovo a giugno dentro Hanami, la compilation di Asian Fake che prende il nome dalla pratica giapponese di osservare gli alberi in fiore (una bella metafora). Gli chiedo com’è andata. “Come tutti, sono arrivato al post Instagram in cui veniva spiegata questa iniziativa”, racconta. “Ho deciso di inviare Non ti conosco. È stato un sorpresone, un pomeriggio, trovare nella posta la mail che mi diceva che ero stato selezionato!”.

Dopo la compilation, ecco il contratto con la label e infine la prima release ufficiale: Memento non ha paura del buio. Ci vediamo nel bunker milanese dell’etichetta per una chiacchiera su Twitch. Gli chiedo che tipo di sensazioni provi: insomma, è la prima uscita discografica con il suo nome sopra. “Sono contento. Una esperienza fantastica. Ho lavorato con un sacco di persone bellissime. Frenetik e Orange, tutto il team di Asian Fake, il mio management e soprattutto il produttore Stefano Iascone”, racconta. Iascone è una vecchia conoscenza del mondo musicale milanese: oggi nei Cacao Mental (che mina il loro pezzo di Natale Navidad De Los Pobres), in passato ha suonato con Olly e Roy Paci. 

Memento non ha paura del buio è il primo benvenuto nella testa di questo ragazzo. “Non è un disco concettuale, è legato musicalmente. Ha un suo flusso”, spiega. Un’energia che nasce dalla curiosità di perdersi per farsi portare altrove. Sette canzoni scritte in un luogo che sembra immaginifico ma è realissimo: “La Val di Sogno, sul lago di Garda, è il mio posto magico. Sono due isolette che ho anche tatuate, stanno vicino a dove mia nonna ha casa. Trascorro lì tutte le mie estati, è bellissimo”. 

Una delle cose che mi chiedo è perché il suo nome compaia anche nel titolo, creando una sorta di ripetizione. “Non c’è un motivo particolare, è una scelta casuale”, spiega. “Mi piace parlare di me in terza persona.” Una tecnica che forse lo aiuta a fare i patti con la timidezza. Memento restituisce l’idea che la musica sia il posto migliore dove poter essere semplicemente se stessi. Senza bisogno di fare video selfie (che odia), al contrario di quello che fanno i suoi coetanei, o anche i miei: “Al limite preferisco parlare tipo su Twitch, perché almeno c’è interazione”. Non ci sono dubbi: “Se dovessi scegliere fra parole e musica, sceglierei la musica”.

Memento, seduto, e Carlo Pastore
Memento, seduto, e Carlo Pastore

A 11 anni ha comprato una chitarra, negli anni in cui lo strumento sembrava nient’altro che un arnese da poveri idioti, da ragazzi degli anni novanta. Anche qui, la spiegazione è naif: “Ho iniziato a studiare musica alle medie. È stato un acquisto voluto, ma obbligato dal fatto che avevo scelto indirizzo chitarra”. Sette anni dopo, ad anni 18, la musica potrebbe essere diventata il suo lavoro. Ci hai pensato? “Si. Non so se succederà. Quello che spero però è che la musica possa fare sempre parte della mia vita”, risponde serenamente. 

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Molti lettori di Rockit avranno pensato ad una citazione al capolavoro degli Afterhours datato 1997, magari anche perché Rodrigo D’Erasmo (che di Manuel Agnelli è sodale dentro e fuori la band) compare in Non lo sai, terzo singolo. Invece no: “L’ho scoperto solo dopo aver collaborato con Rodrigo, lui non me l’ha detto”, spiega candidamente. Astenersi commenti boomer. Sui giovani d’oggi ci investo su.

Complice la condivisione della stessa etichetta, Memento è stato più volte – peraltro comprensibilmente – paragonato a Venerus. “La cosa mi lusinga e onora, non mi dà assolutamente fastidio: è uno degli artisti più freschi d’Italia”, confessa. “Per me è un’ispirazione forte. Mi piace ascoltarlo”. Entrambi condividono, assieme (fortunatamente) a tanti altri nuovi musicisti, un approccio che arricchisce l’Italia musicale di colori soul e jazz. Una generazione che si sta riappropriando della Cultura senza perdere in delivery.

Memento nella sede milanese di Asian Fake
Memento nella sede milanese di Asian Fake

Li unisce la comprensione della necessità di migliorarsi a livello tecnico per poter esplorare e sperimentare con il massimo della profondità e del controllo. Finiamo a parlare di droghe leggere. “Sicuramente non sono un consumatore assiduo di cannabis, ma è una grande cosa”, dice riferendosi all’effetto che certe sostanze hanno sulla composizione. “Ma tutto parte da dentro di sé, quello è solo un piccolissimo strumento per riordinare le idee. Oppure disordinarle”, sorride.

I diciottenni vengono talvolta descritti come rincoglioniti perennemente al telefono. Gli chiedo cosa faccia la sera, quando da Brugherio raggiunge Monza. “Non frequento molto i locali. Noi usciamo al Nei, la piazzettina in centro città di fronte all’omonimo centro sportivo. Beviamo le birrette”, racconta. La serata tipo è Brividee che esce tardi, “perché sta a casa a suonare”, e li raggiunge: a stare assieme. Che godere, il nulla pienissimo del futuro che gli spetta. La luna appannata dallo smog che illumina la gente vera.

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Proprio il qui più volte citato Brividee è, insieme a Savhesse, l’altro feat. di questo disco oltre a D’Erasmo. A molti di voi questi nomi non diranno molto, ed è normale, perché si tratta di veri outsider della scena: giovanissimi, senza nessuna amicizia altolocata, ragazzi di nuvola e di piazza. Saverio, Savhesse, è di Roma; Vittorio, Brividee, è di Monza. Ognuno nella propria wave. Insieme a artisti più affermati (Madame, Ariete, Psicologi, Anna, ThaSupreme, Young Miles, Shiva) e altri meno (BNKR44, Emma Nolde, J Lord, Sissi, Big Mama, Vale LP, Blanco... solo per fare qualche nome) compongono quella che potrebbe essere la più importante generazione under 20 di sempre. Memento fa parte di loro. Alcuni hanno già decine di mani addosso, altri speriamo non si facciano prendere dalla fretta. In ogni caso una cosa è certa: non hanno paura del buio.

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L'articolo Memento, di nuvola e di piazza di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2020-12-18 11:37:00

Tag: album

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