Metcalfa e il ritmo oscuro che regola l'universo

"Siolence", primo disco del batterista milanese, si muove su trame cupe e misteriose per cercare di mettere un po' d'ordine in questi tempi incerti. Un po' come Benjamin Labatut nel suo "Quando abbiamo smesso di capire il mondo": è solo brancolando nel buio che si può ritrovare la luce

Metello Bonanno, aka Metcalfa - tutte le foto sono di Simone Pezzolati
Metello Bonanno, aka Metcalfa - tutte le foto sono di Simone Pezzolati

Nelle ultime settimane, quasi come se fossimo degli avventurieri armati di spada e torcia alle prese con qualche dungeon da gioco di ruolo, ci siamo fatti accompagnare nelle tenebre di questo periodo infausto da due opere che "suonano" allo stesso modo. Ci stiamo riferendo a Siolence, il nuovo disco di Metcalfa, al secolo Metello Bonanno, e del libro formidabile Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamín Labatut.

I punti di contatto tra queste due opere sono diversi ma principalmente tre: il lato oscuro sul quale entrambe camminano, la medesima intonazione in sordina e, soprattutto, il tentativo, matto e disperatissimo, di mettere un poco d’ordine in questi tempi oscuri, confusi e misteriosi, oltre che inquietanti. E allora, ora che pure i Daft Punk si sono sciolti, un buon disco e un buon libro sono indispensabili: per questo motivo, traccia dopo traccia, vi guideremo in questa esplorazione sotterranea associando a ogni pezzo del lavoro di Metcalfa un brano dell’opera di Labatut. Mischiare i mondi è l’unica soluzione quando il nostro è così spaventoso, no?

A Place 

Durante il suo ritiro a Helgoland, Heisenberg decise di sottoporsi a un esercizio di restrizione radicale. Cosa si poteva realmente sapere di quanto accade all’interno di un atomo? Ogni volta che uno degli elettroni che ruota attorno al nucleo cambia il suo livello di energia, emette un fotone, una particella di luce. Questa luce può essere registrata su una lastra fotografica. Ecco, l’unica informazione che si può misurare direttamente, l’unica luce che proviene dall’oscurità dell’atomo.

Il primo brano del lavoro di Metcalfa dice tanto, forse quasi tutto, sull’intonazione generale dell’opera, così come il brano che vi proponiamo di Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamín Labatut rivela il suo ritmo interno. Parliamo di oscurità in entrambi i casi, lavorando sulla sottrazione, dei suoni e delle parole: lasciamo perdere i periodi complessi, i tempi sono già abbastanza ingarbugliati. Bonanno e Labatut sanno che, esattamente come nel lavoro di Heisenberg bisogna concentrarsi su una e una cosa sola: e che sia una sezione ritmica ipnotica o la registrazione dell’unica luce che proviene dal buio dell’atomo fa davvero poca differenza.

 1747

Durante un esame medico nei mesi precedenti al processo di Norimberga, i dottori notarono che le unghie e le mani di Herman Göring erano macchiate di un rosso sgargiante. Pensarono, erroneamente, che il colore fosse dovuto alla dipendenza da diidrocodeina, un analgesico di cui prendeva oltre cento pillole al giorno. Il suo effetto, secondo William Burroughs, era paragonabile all’eroina ma almeno due volte più forte della codeina, ma con una scossa elettrica simile alla coca. 

Benjamín Labatut, in modo del tutto eccentrico e personale, nel suo libro ha deciso di presentare determinati momenti topici che hanno sancito la nascita della scienza moderna. Dato che il suo volume si apre con il processo di Norimberga, mette subito in chiaro le cose: anche dalle cose peggiori si possono trarre le cose migliori, ma non è detto che per fare ciò si debba perseguire il male. 1747, con il suo ossessivo ritornello strumentale, si incastra perfettamente con questo incipit, per non farci mai scordare che se oggi, relativamente, ci sentiamo dotti e esperti nelle scienze, è anche a causa di sacrifici, morti e privazioni di migliaia e migliaia di esseri umani prima di noi che, loro malgrado, hanno offerto la loro parabola su questa Terra per un bene futuro. Proprio come Solid Snake in Metal Gear Solid 2, il capolavoro videoludico di Hideo Kojima, che sostiene l’importanza del "to pass the torch", della testimonianza-staffetta per le nuove generazioni è fondamentale per la nostra specie. Compresa la testimonianza degli errori, anzi soprattutto di quest’ultimi.

 Humming

Fare matematica è come fare l’amore, scrisse Grothendieck, la cui pulsione erotica non era inferiore ai suoi interessi spirituali. Nell’arco della sua vita sedusse uomini e donne, ebbe tre figli da sua moglie, Mireille Dufou, e due fuori dal matrimonio.

Uno dei pezzi migliori dell’intero disco, Humming, ci dimostra come Metcalfa, oltre a essere dedito al ritmo, sia anche un amante delle melodie e delle orchestrazioni, con quell’intro quasi da chamber-music che ci conquista tutte le volte che lo riascoltiamo. Non potevamo non associare questo passaggio di Quando abbiamo smesso di capire il mondo, proprio perché vi abbiamo ravvisato il medesimo mood tra il malinconico e il trasognato, grazie alla prosa di un autore tanto raffinato da far apparire come naturali, se non quasi semplici, soluzioni e artifici di una complessità tale che servirebbe quasi un semestre in una scuola di scrittura creativa anche solo per spiegarle a dovere alle studentesse e agli studenti.

If Necessary

Nessuno osò negare l’importanza della nuova meccanica ondulatoria, benché qualcuno cominciasse a porsi le stesse domande di Schrödinger a Villa Herwig -  È una teoria davvero splendida. Una delle più perfette, precise e belle che l’uomo abbia mai scoperto. Ma al suo interno c’è qualcosa di strano. È come se ci stesse avvertendo: Non prendetemi troppo sul serio. Io mostro un mondo che non è quello che voi avete in mente quando mi usate.

Forse la traccia più romantica di Siolence e, per tale ragione, quella che più ci ha dato filo da torcere. Il libro di Labatut è tutto tranne che romantico, anzi, rifiuta a priori questa concezione-corrente per abbracciare un’erotica della scienza molto più avvolgente e accattivante di qualsiasi seduzione romantica. Eppure, dopo aver riletto il libro, ecco l’illuminazione: esattamente come in un brano dei Daft Punk, che guarda caso a metà della traccia paiono come essere rievocati, non è il romanticismo da cercarsi, ma l’intonazione sexy, lo sguardo d’intesa, il sospiro proibito rubato d’un tratto. Ecco perché allora, perseguendo questa erotica del digitale, quest’assurda scienza che vuole spiegare il mondo complicandolo ancora di più, non potevamo non citare Schrödinger.

Missing

I pochi che sono riusciti a seguire il ragionamento di Mochizuki, o quanto basta per comprenderne anche solo una parte, dicono che si tratta di una serie di relazioni sottese ai numeri, invisibili a occhio nudo. – Per capire il mio lavoro dovete disattivare tutti gli schemi di pensiero  che avete installato nei vostri cervelli e che avete dato per scontato per così tanti anni – aveva scritto Mochizuki nel suo blog.

Su questa traccia, invece, non abbiamo avuto alcun dubbio. Forse perché siamo degli inguaribili ottimisti o forse perché, ogni volta che c’è un aggiornamento, una versione "punto qualcosa" di un programma o anche semplicemente quando sentiamo la parola futuro ci emozioniamo, non potevamo non associare all’ultimo pezzo le righe che Labatut ha dedicato a Mochizuki, uno dei più grandi e manifesti geni del nostro tempo. In un tempo buio e tenebroso come questo, un po’ come nell’incipit del primo, mitologico, Final Fantasy, "Solo i cavalieri della luce possono rimettere a posto le cose". Be', sicuramente Mochizuki è uno di questi.

The Unknown Machine

Mi interessa l’oscuro ventre della scienza, i difetti nella logica dell’universo, le scoperte clic rompono la nostra immagine della realtà o l’espandono fino all’inimmaginabile, perché anche la scienza, se vista da una certa prospettiva, è una forma particolare di follia: la follia di pensare che possiamo capire il mondo.

In questo caso non usiamo una citazione dal libro, ma da un’intervista che lo stesso autore ha rilasciato a La Lettura: questa dichiarazione, talmente oscura da risultare illuminante per comprendere il suo pensiero, si va a inserire alla perfezione con le tenebrose percussioni di Metcalfa. La traccia finale è la degna conclusione di un disco alchemico: dal buio alla luce e viceversa e ancora e ancora, in un loop senza fine di rara bellezza.

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L'articolo Metcalfa e il ritmo oscuro che regola l'universo di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2021-03-24 10:18:00

Tag: album libro

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