Un altro giorno al MI AMI - il reportage del venerdì

Il racconto della seconda giornata del MI AMI 2017 a cura di Valerio Millefoglie

La guerra è finita intonata dalla madre di Francesco Bianconi sotto il palco durante il soundcheck. Il signor Francesco di Caltagirone che ieri giocava a poker oggi è rimasto solo, i suoi amici non ci sono e così rimane a guardare le prove dei Baustelle. “Sono andato all’altro mondo”, dice, aggiungendo poi che si tratta di una discoteca di Cesenatico dove andava da giovane. Le prime a entrare al Magnolia alle quattro e mezza sono Giulia, Serena, Beatrice e Marisa. Sono venute qui per ascoltare Mecna e Coez. “Speriamo che Mecna faccia 31:08, un pezzo che parla… non sappiamo spiegare di cosa parli perché è malinconica e ti lascia il vuoto”. Allo stesso palco incontro due ragazzi, “Siamo qui per deprimerci ascoltando i Colombre”. Gli Atlantico iniziano a suonare il tema di Twin Peaks. Ravenna Nightmare è il nome di un festival di cinema horror organizzato da Federica, arrivata qui con le due figlie di dodici e di nove anni, “Per farle scoprire un altro tipo di musica”. Lo soprannomino il palco lungomare malinconia e vado al bookshop, a tre euro vendono "Poema a fumetti" di Dino Buzzati, a pagina 20 c’è scritto, “Nei sotterranei del Polypus ogni sera i minorenni delirano per lui. Quando lui canta nessuno può stare fermo”.

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Nessuno sta fermo con Carl Brave X Franco 126. Mi appunto la frase di uno che dice, “C’è più gente come artisti tra il pubblico che sul palco”. E da qui comincio a trasformare il taccuino del reportage nel registro delle frasi del MI AMI, sentite tra la gente e dal palco. “Facciamo un pezzo che si chiama Acqua Minerale”, dice Giorgio Poi. Una ragazza, facendo anche rima, urla nel suo cellulare “Sto in prima fila, ti sento male”. “Ciao, noi siamo i Baustelle. Questo è l’amore e la violenza e questa è Amanda Lear”. Una ragazzina piange mentre Coez le fa l’autografo. “Come si chiamano questi?”, mi chiede Dargen D’Amico inquadrando con il telefono gli Inude. Stendono tappeti di sintetizzatore sotto i piedi delle persone al Palco Raffles, gonfi, pieni di basso, e danno il via a balli lenti elettronici. Lo stesso suono di sintetizzatore, in linea d’aria, arriva dal palco dei Baustelle.

 

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Frankie Hi Nrg e Lou X sono evocati dalla voce di Murubutu, i suoi fan cantano leggermente fuori sinc perché non è più l’epoca degli extrabeat del rap anni ’90. Torno indietro nel tempo parlando con il padre di Francesco Bianconi nel backstage, dopo il concerto del figlio. “Ho portato il Sussidiario Illustrato della Giovinezza a un mio collega in banca. Gliel’ho dato il venerdì e il lunedì è tornato dicendo: o io non ci capisco nulla o questa è una cosa che non si sente da nessuna parte”. Dico alla madre che l’ho vista al pomeriggio cantare "La guerra è finita", le chiedo se è uno dei suoi pezzi preferiti, “Sì, mi piace, però è triste. Mi piace La vita, dell’ultimo disco”.

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‘O Sarracino con cassa e rullante, Dj Shablo e i bomberini con dietro scritto Liberato. Una crew Gorillaz sale sul palco. Tra le prime file la gente comincia a dire, Ma è Calcutta. La frase rimbalza nelle altre file. Poi esce Izi, e allora tutti dicono Ma è Izi. Poi esce una ragazza, che si chiama Priestess, che non viene da Napoli ma da Locorotondo. Lo strano caso del dottor Jekyll e di Mr Hide, è uno dei titoli venduti dal bookshop vicino al Palco Raffles. A orario The RRR Mob/Maruego, il libraio mi dice di aver venduto all’incirca trenta libri. Tra questi anche "A ciascuno il suo", due titoli di Scerbanenco, un saggio sulle droghe tribali. “Io invece compro da me stesso questo, Il romanzo dei Tuoi di Bertolt Brecht. Non lo stampavano da tanto e mi ha affascinato subito la quarta di copertina”. C’è una citazione di Walter Benjamin: “Una panoramica enciclopedica sulle idiozie degli intellettuali”. Intanto Laïoung in anfibi salta e scalcia in un set di karate-rap.

Gli ultimi a uscire, esattamente alle 4:05, sono Andrea e Aldo da Palermo. “Abbiamo fatto tardi perché abbiamo visto la Madonna. Girava con una bambola gonfiabile”. Se ne vanno pedalando. “Mi piace partire con il tour estivo da qui - mi ha detto prima di salire sul palco Bianconi - perché è un festival in quella che ormai si può dire essere la mia città. E perché è l’estate prima che cominci l’estate, che è l’estate che preferisco”.

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L'articolo Un altro giorno al MI AMI - il reportage del venerdì di Valerio Millefoglie è apparso su Rockit.it il 2017-05-27 14:40:00

Tag: MI AMI

COMMENTI (1)

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  • manmatteo 7 anni fa Rispondi

    Insomma questo famoso esordio di Liberato... dovremo aspettare ancora