Mobrici, Giorgio Poi e Venerus: il triangolo perfetto della musica italiana

Sul palco Dr. Martens del primo giorno di MI AMI Festival 2022 si susseguono tre artisti che più diversi non si può, accomunati dal fatto di essere i rappresentanti perfetti del nuovo cantautorato, tra lo-fi, nu soul, jazz, magia, trasformismo e rigenerazione. Il futuro è presente

Venerus al MI AMI 2022, foto di Starfooker
Venerus al MI AMI 2022, foto di Starfooker

Facile non è, perché sono passati due minuti due dalla fine del set di Venerus al MI AMI 2022 e davanti spazio Rockit del Magnolia sta passando un fiume di gente, letteralmente un fiume, ed è una cosa commovente, ve lo assicuro. Il festival è una meraviglia e ci sono tantissimi debuttanti, quattro palchi, esordi, local e global heroes, ma sono reduce da tre act che mi hanno letteralmente steso a livello emotivo, artistico, musicale, di linguaggio e di ingaggio, semplice traduzione di engagement che altro non vuol dire se non coinvolgimento del pubblico. 

Siamo al Palco Dr. Martens e poco prima delle nove di sera inizia Mobrici con la prima data del suo tour estivo. La platea davanti a lui è pressata di bellezza, e lo sarà anche per i due live successivi. Spiegazione: due anni fa se fossimo stati tutti accalcati sotto una canicola rovente, avremmo proferito le nostre belle lamentele, avremmo maledetto il creato e tutto quanto, ma oggi fola, abbracci, baci, voci all’unisono significa solo godere, una rinascita, una rigenerazione, di cui parleremo anche successivamente. 

Mobrici, foto di Starfooker
Mobrici, foto di Starfooker

Mobrici è un Lucio Dalla se fosse nato alla fine degli anni ’80, ha il carisma dalla sua, ma anche le canzoni, sia del suo nuovo corso solista con l’album Anche le scimmie cadono dagli alberi che della sua ex band Canova, con cui gioca, che riarrangia, facendo cantare dal primo all’ultimo dei ragazzi del pubblico. Ripeto: una meraviglia. Due ospiti impreziosiscono il suo live set fatto di cantautorato moderno (Più che di itpop, come a volte viene definito): Dente prima e Fulminacci poi con cui esegue una tanto estemporanea quanto toccante cover di Stavo pensando a te di Fabri Fibra, per poi lanciarsi in una versione bella energica di Vita sociale. È il passaggio dal tramonto alla notte, Matteo ha definitivamente perso la patina pettinata per arrivare all’osso della sua musica e questa metamorfosi (ancora) gli dona. Chi si è sgolato per cantare dalla prima all’ultima tutte le sue canzoni lo sa bene. 

Giorgio Poi, foto di Starfooker
Giorgio Poi, foto di Starfooker

Col cambio palco cambia anche l’atmosfera: Re Giorgio Poi entra in scena con la sua band che a guardarla suonare ti perdi nella perizia tecnica al servizio della scrittura di semplici canzoni che semplici non sono mai. Una scaletta inusuale la sua, al servizio dell’arte e dell’artigianato: basso, batteria, chitarra e tastiera che seguono incastri elaboratissimi con l’unico intento di non fartene accorgere, mentre Giorgio pesca dal suo repertorio, dagli album Fa niente, Smog e Gommapiuma - tra l’altro festeggia i suoi 10 anni di MI AMI avendo suonato coi Vadoinmessico per la prima volta nel 2012. Il suo set è inusuale, con scelte di scaletta non telefonatissime, per un concerto di pura classe, che non manca di emozionare il pubblico. Chi non si scioglie con Vinavil ha il cuore di Coccoina. Che bravo Giorgio Poi, che belle le sue canzoni. Mi volto un attimo e ci sono due ragazze che si asciugano le lacrime: per essere contenti anche senza dirlo mai.

Venerus, foto di Starfooker
Venerus, foto di Starfooker

Il concerto di Venerus conclude questo trittico di nuovo cantautorato, sunto perfetto di ciò che di bello è successo nella musica italiana degli ultimi cinque anni (e qualcosa). Venerus e band salgono sul palco vestiti come una setta di hippie pagani esoterici e suonano da dèi di tale culto. Il nu soul diventa sempre più smooth, tocca il jazz, il prog, il reggae, scalda il pubblico e la vasta platea di vip sotto palco, tra cui Gemitaiz, Mace e Go Dugong presi benissimo. Il punto cruciale del suo concerto accade durante Love Anthem n.1. Un climax che sembra interrotto da un calo di corrente e da un blackout che spegne tutto, ma è un artificio narrativo per spogliarsi del suo personaggio, togliendosi i vestiti di scena per diventare di nuovo persona, con tutte le complessità che questo comporta. Una metamorfosi vera e propria, che lo lascia prima in mutande e poi, privato della parrucca, del copricapo e del barocco, dà al pubblico esattamente ciò che è.  Verità, finzione, magia e trasformismo.

Ora che è passato un po’ di tempo e che ho tentato di trovare le parole, penso che abbiamo assistito ai tre volti della canzone italiana nel 2022, con tutte le sfumature del caso. Ma in realtà, riesco a dire solo: che meraviglia.

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L'articolo Mobrici, Giorgio Poi e Venerus: il triangolo perfetto della musica italiana di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-05-28 02:14:00

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