La musica rimane

Il Dome, Wollas e Milion$, ed Elisa con loro, sono morti da migliori amici, in un incidente stradale lungo il fiume Trebbia. Facevano rap, vivevano per quello e volevano vivere di quello. I loro genitori hanno ereditato il sogno, hanno aperto un'etichetta e affrontano il lutto con le rime e i beat

Da sinistra William, Domenico, Costantino.
Da sinistra William, Domenico, Costantino.
15/07/2022 - 19:23 Scritto da Dario Falcini

“Ho venduto per anni la musica degli altri, era il momento di impegnarsi per quella di mio figlio”. Carmine Di Canio è uno che con le parole sa sconcertare. Lo fa sempre nella stessa maniera, con la semplicità di quello che dice. Mentre racconta una cosa enorme, l’insormontabile peso da cui è gravato da sei mesi a questa parte, le sue parole suonano sempre allo stesso modo, suonano ok. 

Non c’è spazio per la retorica nel durissimo processo di elaborazione del lutto che sta compiendo assieme ai genitori di altri tre ragazzi, amici di suo figlio Domenico. Si chiamavano Elisa Bricchi, Costantino Merli, William Pagani e la notte tra il 10 e l’11 gennaio era stata l'ultima per loro. I quattro abitavano in diversi paesini della zona tra il piacentino e il lodigiano, posti che si chiamano Calendasco, Guardamiglio, Castelsangiovanni o Borgonovo. Avevano tra i 20 e i 23 anni, erano i migliori amici l’uno dell’altro, facevano musica assieme. William, detto Wollas, produceva sia per Costantino, detto Milion$, con cui Elisa era fidanzata, sia per Domenico, in arte Il Dome. Erano usciti per festeggiare il compleanno di William, erano stati Piacenza, poi erano su una Golf, poi non ci sono più stati.

“Ho iniziato con le radio locali alle scuole superiori a 15-16 anni”, racconta Carmine “Vivevo a Ginosa, in provincia di Taranto: io e i miei amici studiavamo elettronica, così un giorno ci siamo costruiti la nostra radio, si chiamava Antenna 3. Poi ho aperto un negozio di dischi e hi-fi: ho fatto quel lavoro dai primi ’90 fino al 2008, è sempre stata una passione autentica per me”.

La vita l’ha portato a cambiare città e mestiere, ma la musica è sempre rimasta tra le cose preziose. “I miei figli sono nati con la musica sempre accesa in casa: da noi l’impianto è sempre stato decisamente più importante del televisore e Domenico si è nutrito di grandi artisti. Siamo stati diverse volte assieme a sentire Battiato e poi tutta la roba ’80 e ’90: new wave, Bauhaus e Joy Division. Qualche tempo fa Domenico mi aveva detto che loro produzioni oscure si riallacciano a quel mondo lì”. 

Viveva da due anni a Borgonovo, paese medievale lungo la pianura dove passa il Tidone, torrente che dovrebbe il suo nome ad Annibale, il quale avrebbe gettato un anello nelle sue acque in segno di gratitudine per quell’ennesimo guado, proferendo le parole "Ti dono”. Crescendo, la passione di Domenico si era fatta sempre più grande, impossibile da contenere nelle quattro mura di una camera. “Ha iniziato a maneggiare sulla consolle verso i 12,13 anni”, racconta ancora Carmine. “Ma è stato l’incontro con Domenico e William che ha dato un’accelerata alle cose”. 

Scritte su un muro fatta dai ragazzi lungo la pista ciclabile di Borgonovo - foto Valerio Millefoglie
Scritte su un muro fatta dai ragazzi lungo la pista ciclabile di Borgonovo - foto Valerio Millefoglie

In quel momento arrivava il passaggio al rap. “Gli piacevano Sfera e Capoplaza, più tanti artisti americani. Li vedevo molto impegnati e determinati. Lui mi ha detto mille volte ‘papà, voglio fare il rapper’. Era convintissimo. Io gli ripetevo che non era semplice, che poteva essere un ottimo hobby, ma non era certo che si potesse arrivare in cima”.

I ragazzi facevano una cosa loro, e volevano farla al massimo. “A differenza di Domenico con Carmine, la musica è arrivata da sola nella vita di mio figlio”, dice Paolo Pagani, papà di Wollas. “Sin da piccolo William mostrava passione per l’arte, e talento. Disegnava, e a 15 anni mi aveva fatto scaricare sul nostro vecchio pc un programma per creare basi musicali: FL Studio. Negli anni non l’ha mai abbandonato, abbiamo seguito tutti gli aggiornamenti”.

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Man mano che si appassionava, diventava sempre più esigente. Il computer era lento, mancavano le attrezzature. “Così ho sistemato la mansarda, che è stata trasformata nel suo studio. Pian piano abbiamo comprato le cose che servivano”. William stava diventando un vero produttore, mettendosi a disposizione dei ragazzi della zona che si dilettano con le rime. Come Dome o come Kvy Rhymes, altro ragazzo della zona per cui produceva le tracce, collezionando numeri considerevoli. 

E poi c’era Costantino, che era nato in Ucraina e a nove anni era stato adottato da una famiglia di Guardamiglio, nel lodigiano, un po’ più distante dagli altri due amici. Si erano conosciuti a scuola, al liceo artistico. “Stavano in studio, a casa nostra qui a Castelsaniovanni, tutto il giorno. Sempre e solo loro, anche il sabato sera e la domenica”, dice il padre di William.

“Costantino è stato il nostro sogno della vita”, aggiunge Francesco Merli, il padre del terzo amico, Million$. “Quando è arrivato in Italia aveva già vena artistica impressionante. Amava cantare, non aveva basi ma aveva voglia. Io gli ho dato la massima libertà, anche se non amavo nemmeno troppo quello che faceva. Ho fatto qualche anno di conservatorio e il loro genere non era il mio. Ora faccio mea culpa: non importa come si suona, l’importante è cercare il proprio modo di stare al mondo, e lanciarsi”. 

Costantino ed Elisa
Costantino ed Elisa

Tutto nelle loro esistenze era dedicato alla musica”, aggiunge il papà di William, che ha avuto i ragazzi per casa per giorni e giorni, imparando a conoscerli, “Ci credevano di brutto, volevano arrivare al punto di vivere di quello. William faceva dei lavoretti, aveva lavorato al bar o per Amazon, ma lo faceva solo per tirare su i soldi per andare avanti con la musica”. 

Il 12 gennaio per lui e per Dome doveva essere un giorno speciale: avrebbero pubblicato online le loro nuove tracce, a cui lavoravano da tanto. “Gli avevo dato i soldi per la distribuzione digitale”, spiega Carmine. “Per scaramanzia non me le avevano nemmeno fatte sentire, ma erano carichi”. 

Frazione Puglia a Calendasco - foto Valerio Millefoglie
Frazione Puglia a Calendasco - foto Valerio Millefoglie

Tra il 10 e l’11, però, la notte che spazzava via tutto, che interrompeva delle vite e ne segnava per sempre delle altre. Costantino era alla guida e sulla sua Golf c’erano le persone più preziose per lui. Elisa, la sua compagna di 20 anni cui aveva dedicato le sue ultime canzoni, Domenico e William, di cui quella sera si festeggiavano i 23 anni. Avevano trascorso la serata a San Nicolò, non distante, e stavano tornando a casa. Avevano imboccato una strada stretta, che costeggia il fiume Trebbia. Erano zone che conoscevano e amavano, su una “spiaggia” come quella, non distante, Costantino con un amico aveva costruito una capanna, in cui passava molto tempo. Quella notte c’era nebbia. Non si sa cos’è successo. Il giorno dopo un uomo, un pescatore, attorno a mezzogiorno vide un auto ribaltata nel fiume in frazione Puglia a Calendasco e chiamò i carabinieri, che nel frattempo erano alle prese con le angosce di quattro famiglie i cui figli non erano rincasati. 

“A un certo punto mi contatta Filippo Lezoli, giornalista del quotidiano di Piacenza Libertà, che aveva seguito con grande partecipazione la vicenda sin dall’inizio. Voleva da me un commento alle canzoni dei ragazzi. Da lì ho iniziato a farmi domande su chi fossero, e cosa volessero. Poi ho iniziato a interessarmi a chi rimaneva, le loro famiglie”.

Un momento della celebrazione lungo l'argine - foto Valerio Millefoglie
Un momento della celebrazione lungo l'argine - foto Valerio Millefoglie

A parlare così è Valerio Millefoglie, giornalista (musicale e non solo) e scrittore: pochi come lui in Italia sanno raccontare le vite e le persone nella loro essenza. A febbraio, poche settimane dopo l’incidente, raggiungeva il piacentino. "Ho attraversato con i genitori i luoghi dei ragazzi, l’ultimo locale in cui hanno festeggiato il compleanno di William, l’argine dove è avvenuta la tragedia”.

Ha anche assistito a una commemorazione, che lo ha emotivamente colpito. “Eravamo sull’argine del Trebbia, il rito prevedeva che fossero piantati quattro alberi in loro memoria. Il silenzio era assoluto, era il tramonto e pareva di stare in Alabama. I genitori si passavano il badile tra loro, una delle mamme si è abbassata, ha raccolto la terra e l’ha messa vicino alle radici”.

Neè venuto fuori fa un bel reportage per Il Venerdì. Ma il suo compito non era finito: i genitori dei ragazzi gli chiesero dei consigli, una mano per portare avanti il loro progetto. “Erano tristi, disperati, ma questo non li bloccava in alcun modo".

A destra Carmine di Canio, padre di Domenico, a sinistra Paolo Pagani, padre di William, nel locale dove i ragazzi hanno passato la serata prima dell'incidente, da lì sarebbero usciti per recarsi all'argine - foto Valerio Millefoglie
A destra Carmine di Canio, padre di Domenico, a sinistra Paolo Pagani, padre di William, nel locale dove i ragazzi hanno passato la serata prima dell'incidente, da lì sarebbero usciti per recarsi all'argine - foto Valerio Millefoglie

Da che non si conoscevano, anzi in alcuni casi non conoscevano nemmeno l’amico con cui il figlio aveva trascorso le ultime ore della sua vita, questi uomini e donne iniziarono a frequentarsi regolarmente. In qualche caso anche Valerio era con loro. “Un giorno siamo andati nella camera-studio di Wollas e ci siamo messi ad ascoltare tutti i file di Pro Tool dal suo computer”. 

Paolo, papà di William, avvertiva la responsabilità di fare sentire la loro musica a chi come lui piangeva un figlio. “I ragazzi avevano già prodotto molta roba, che è ancora online. Ma sapevo che ce n’era altra pronta e la volevo ascoltare. Ricordo ancora il primo ascolto della voce di Dome: è stato devastante, un mix di dolore, rabbia e pure gioia. Non si poteva buttare via tutto e scappare, non era giusto”.

Aggiunge Paolo Pagani. “Su pc di William ho trovato una grande confusione d’artista, qualcosa di inconcepibile per me che sono un precisino. Mi sono imbattuto in mille progetti diversi, clip, video. Ho scaricato le cose già pronte, ripromettendomi che continuerò le ricerche”. “Tornare in mezzo alla musica di Costantino è stata un’esperienza forte, lo è tuttora. Risentirlo è sempre un trauma”, aggiunge Francesco Merli.

In studio da William, con il padre e l'amico Kvy Rhimes, a destra - foto Valerio Millefoglie
In studio da William, con il padre e l'amico Kvy Rhimes, a destra - foto Valerio Millefoglie

La musica è quel che gli rimane dei ragazzi. I genitori si scoprono ricercatori, archivisti, catalogatori. Si mettono a maneggiare giorno e notte con una materia con cui pensavano di non avere nulla, o non avere più a che fare. “Il dolore era troppo grande, è troppo grande”, dice Carmine. “Ma era un modo di reagire e di trovare senso e un valore nei loro testi, nella musica, negli arrangiamenti, per non parlare delle ore passate sopra”.

Poi mi fa una domanda, un’altra di quelle frasi semplici che portate dentro a questa vicenda mi lascia senza fiato. “Secondo te potevano riuscire?”.

Non ho saputo rispondere, no so farlo tutt'ora. Ho ascoltato tutta la loro musica, senza mai riuscire a estraniarmi da quello che è successo, dal carico emotivo che mi comporta pensare a dei ventenni che non ci sono più e a dei genitori che sopravvivono ai loro figli. C’è un altro tema, di cui non ho parlato a Carmine: ascolto troppa musica ogni giorno, molta ha più o meno le stesse sonorità e lo stesso stile, trap e dintorni, di quella che i ragazzi proponevano. L’assuefazione è un rischio forte.

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Di una cosa, però, sono certo, in quelle canzoni c’era qualcosa: c’erano loro e i loro vent’anni, la ricerca di una voce e di una strada da percorrere. I beat sono interessanti, coerenti e c’era gusto, la scrittura di Dome e quella di Milion$, due progetti diversi accomunati dallo stesso produttore e dall'amicizia tra loro, era autobiografica e personale. Certo, venivano reiterati dei cliché, come inevitabile quando si è giovani, ma emergono le predisposizioni e l’attitudine di un gruppo di ragazzi. Che ci metteva studio e passione, e l’evoluzione dei pezzi dai primi agli ultimi lo testimonia in maniera più che evidente.

“Anche a me Carmine ha fatto la stessa domanda”, mi confessa Valerio Millefoglie. “Ci sono loro pezzi che mi piacciono molto, soprattutto quelli più autobiografici. Penso a pezzi come Emarginati o Giungla di cemento di Dome. O Figli di nessuno di Milion$, più in generale alla sua capacità di raccontare sé stesso e la propria vicenda. Canta ‘non ho foto prima dei 9 anni’, parlando dell’infanzia in Ucraina, e quella frase mi ha molto colpito perché nell’ascoltatore fa scattare il quesito che fa partire ogni storia: cosa è avvenuto prima dei nove anni, e cosa dopo? O ancora il pezzo Milano, in cui la città è descritta come una mecca per loro, nonostante fossero a 40 chilometri di distanza. Quella dimensione del loro racconto me li fa sentire vicini. Così come continua a colpirmi che un genitore che ha perso un figlio si ponga una domanda del genere, se avessero potuto farcela”.

Sedie sull'argine - foto Valerio Millefoglie
Sedie sull'argine - foto Valerio Millefoglie

Chiedo a Carmine, Paolo e Francesco quali siano i loro pezzi preferiti. "Anime perse di Domenico, che parla di persone che hanno perso il contatto con la realtà e invita a trovare dentro di sé la chiave per uscirne. E mi piace tantissimo Figli di nessuno di Milion$”, dice Carmine. “Quelle e poi A te, Manicure, Sfigati. Le ultime di Domenico erano bellissime: la cosa che mi colpisce di più è come fossero cambiati e migliorati nel giro di pochi anni”, spiega Paolo. Conclude Francesco. “Sotto l’aspetto melodico la mia canzone preferita è A te, la più forte é Figli di nessuno. Non si lamentava mai della propria storia personale, ma sentiva il bisogno di testimoniare i segni che rimangono su di te quando fai certe esperienze, e come si faccia ad andare avanti. Il progresso era evidente, stavano percorrendo la via giusta”.

Altre sedie vuote,  alla serata di presentazione del cofanetto
Altre sedie vuote, alla serata di presentazione del cofanetto

Questi e altri pezzi, estratti dal pc di William, ora esistono davvero. Due li potete trovare in questo articolo, pubblicati digitalmente per la prima volta. Tutti gli altri sono in un cofanetto che negli scorsi giorni è stato venduto assieme al giornale locale Libertà. Si chiama La libertà degli angeli, il ricavato verrà devoluto ad Anpas per la raccolta fondi a favore dell’Ucraina. È composto da tre cd, il primo è Il Film, progetto di William e Domenico, iniziato nel 2018, di cui avevano in cantiere di realizzare un video. Poi c’è Veleno per topi, iniziato nel 2020 e pronto per uscire, nato dal proseguimento della collaborazione tra i due. Infine A te, come la title track dedicata alla compagna Elisa, di Costantino aka Milion$ con beat di William. 

“Dopo aver venduto per anni dischi di sconosciuti, era il minimo che potessi fare”, dice Carmine, che assieme ai suoi nuovi compagni ha chiesto mille consigli e bussato a mille porte in cerca di aiuto e conferme. “Ho creato un’etichetta, usando la partita iva della mia ditta, che si occupa di tutt’altro. C’è stata anche una serata per fare sentire tutte le canzoni qui sul territorio, con un impianto bello potente come sarebbe piaciuto ai ragazzi. Stiamo facendo tutto solo per loro. È come se i ragazzi ci stiano guidando: vogliamo realizzare il sogno di chi ha sognato tanto finché ha avuto la possibilità di farlo”. 

Un'altra scritta dei ragazzi - foto Valerio Millefoglie
Un'altra scritta dei ragazzi - foto Valerio Millefoglie

“Io e mia moglie all’inizio non avevamo compreso bene il senso di voler riprendere tutto quanto in mano e far circolare la loro opera, pensavo che fossero cose loro e che dovessero rimanere lì dove stavano. Ma Carmine e Paolo avevano ragione, e ci siamo ricreduti: quelle canzoni sono belle, è giusto che girino il più possibile”, dice il papà di Costantino, che Carmine non aveva mai incrociato prima che il destino li unisse. 

L'argine - foto Valerio Millefoglie
L'argine - foto Valerio Millefoglie

Valerio Millefoglie è rimasto in contatto con loro, fanno spesso delle videochiamate. In qualche modo è diventato anche lui uno del gruppo. “Quei signori non si conoscevano prima. Hanno preso in eredità non solo il sogno, ma anche le amicizie dei loro figli, che sono morti da migliori amici. Una volta mi hanno detto che quando sono con le altre persone non riescono ancora a ridere, a vivere una vita più o meno normale, ma tra di loro, che hanno passato la stessa cosa, è diverso. Il dolore non diminuisce, ma almeno per alcuni momenti riescono a trasformarlo in qualcos’altro”. 

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L'articolo La musica rimane di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-07-15 19:23:00

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