La musica diventa d'asporto: nasce deLIVEry

E se i concerti ti arrivassero a casa assieme a birra e panino? Off Topic e Latteria Molloy ci raccontano cosa hanno pensato per tenere il jack infilato i prossimi mesi

Il logo di deLIVEry
Il logo di deLIVEry
29/04/2020 - 10:27 Scritto da Redazione

"È ovvio che un concerto di musica dal vivo è un rito e non può diventare un caro estinto. Ma in questo momento bisogna iniziare a rimettere assieme i pezzi". Annarita Masullo è la co-fondatrice di Off Topic, hub culturale che ha movimentato la città di Torino negli ultimi tempi. Con questo obiettivo, assieme a Latteria Molloy di Brescia, ha lanciato "deLIVEry - arts, food and drink at home", che gli organizzatori definiscono "l’esperienza culturale legata al delivery per sostenere e dare nuova linfa a tutti gli attori coinvolti nella filiera musicale, dagli artisti al pubblico".

Chi non vuole rimanere fermo in questi tempi infami fa ipotesi sugli scenari e immagina soluzioni, anche stavaganti se necessario. Tipo deLIVEry, che funzionerà come un vero concerto esclusivo, al quale il pubblico può assistere solo per una volta, in un determinato giorno e a un determinato orario, ovviamente in streaming. I live club aderenti all'iniziativa saranno strutturati in circuiti, ciascuno dei quali trasmetterà on demand un contenuto creato ad hoc creato da un artista. Chi nel giorno dello show abbia effettuato la prenotazione otterrà un codice univoco, utilizzabile per un solo dispositivo. Lo stesso contenuto in seguito sarà reso disponibile per gli altri circuiti di deLIVEry. Qua trovate tutte le informazioni utili. 

"A viaggiare non saranno gli artisti, ma i contenuti", dicono da Off Topic e Latteria Molloy. Che in questo modo, spiegano, avranno la possibilità di rimettere in moto l'attività (e l'economia) dei club, e anche delle persone che attorno ai live lavorano, dagli uffici stampa e al booking. 

video frame placeholder

Il modello è “ingresso gratuito con consumazione obbligatoria”. I live club aderenti all'iniziativa offriranno al proprio pubblico un servizio delivery di ristorante-bar, in supporto all’attività musicale. L’artista si vedrà riconosciuta una percentuale concordata sull’incasso che ciascun locale otterrà dalla vendita dei box. Il contenuto artistico rimarrà di proprietà dell'artista e non sarà poi disponibile per tutti online, ma sarà acquisito di volta in volta dai circuiti di deLIVEry, realizzando alla fine una sorte di inedito "tour virtuale".

"Questa pandemia ha visto il proliferare di contenuti gratuiti e non selezionati sui social network", spiegano gli ideatori dell'iniziativa. "Gli artisti non sono quasi mai stati retribuiti per le loro perfomance né hanno visto riconosciuti i loro diritti inalienabili, come il diritto d’autore, non riconosciuto da molti social network. L’idea di deLIVEry - arts, food and drink at home nasce proprio con l’obiettivo di riaffermare la necessità della qualità dei contenuti, ripristinandone il valore economico e rimettendo in moto energie".  

Annarita Masullo, co-fondatrice di Off Topic, approfondisce il progetto per noi.

video frame placeholder

Può esistere davvero il delivery per la musica, o la vostra iniziativa ha soprattutto carattere provocatorio?

In questa situazione va cercata una modalità digitale per provare a rimettere in piedi pezzi di filiera, come dicevo prima, perché potrebbe configurarsi il crollo di un settore che non è così piccolo come si vuole far credere. Il delivery è la modalità che noi abbiamo trovato. Un concerto richiede compresenza di esseri umani, coinvolgimento dei 5 sensi. Un evento live è per definizione irripetibile! È esattamente questo il punto: non esiste altra forma per la performance dal vivo che non sia dal vivo e bisogna cominciare a parlare di questo poiché l’arte non è un bene accessorio.  In questa pioggia di decreti la questione Cultura continua a non essere toccata. Parlare di Cultura sembra oggi quasi bestemmiare. È evidente che la priorità sia la vita umana. Oggi si deve parlare di salute e di tutela della salute. Ma non dimentichiamoci di parlare della Cultura perché è su questa che si fonda la Civiltà e nel mondo che ci verrà riconsegnato dopo questo disastro è dalla Civiltà che bisognerà partire se non vogliamo rivivere quest’incubo.

Queste iniziative, come molte altre di queste settimane, sono palliativi (per non stare immobili) o vere opzioni per il futuro?

Innanzitutto deLIVEry - arts, food and drink at home è uno studio di un gruppo di lavoro che ha analizzato il contesto, creato un piano di fattibilità, fatto un bel file Excel con proiezione costi, ricavi e sostenibilità per gli attori coinvolti e quanto altro serve per un contenuto figlio dell’imprenditoria culturale.  Questo progetto, credo sia la definizione migliore, è l’affermazione di un aspetto di ciò che siamo.  Uno dei problemi dei live club italiani è che non hanno un riconoscimento giuridico. Per farla breve: o siamo birrerie, o siamo ristoranti o siamo discoteche.

Voi cosa siete?

Non siamo nessuna delle tre cose elencate. Siamo spazi di cultura che spesso hanno un servizio di somministrazione che sostiene le attività. Dobbiamo ripartire. Abbiamo lavoratori che dipendono dalle nostre sorti come tutti coloro che hanno un’attività. E ripartiamo coerentemente con ciò che già facevamo: facciamo in modo che l’attività di somministrazione sia sostegno per quella culturale. Quanto possa essere un'opzione per il futuro ce lo dirà il tempo. Sicuramente oggi è la riattivazione di un processo economico che coinvolge la filiera. 

Il vostro settore quanto può resistere in questa situazione?  


Il nostro settore, come tutti i settori chiusi, senza ammortizzatori sociali ora non può resistere. Siamo stati i primi a chiudere e saremo tra gli ultimi a ripartire. Siamo ben consci tuttavia che se usciremo da questo tunnel avremo il dovere di cambiare molte regole del gioco, dalle questioni Iva ai codici Ateco passando dai fondi per il nostro settore alle norme per il pubblico spettacolo. A oggi subiamo quel pregiudizio che gira attorno alla “nostra” musica per quell’aggettivo “leggera” che la contrappone come figliastra alla musica colta e alle altre forme d’arte. Invece siamo produttori di indotti economici, incubatori culturali e custodi di una socialità preziosa. Dovremo essere in grado come settore di giocare una partita cruciale perché qui, nel mezzo del disastro, si è creata un’opportunità di cambiamento. Questo è innegabile. Del resto la nostra Costituzione è nata dopo una guerra mondiale! 

Iniziative come queste che contributo reale possono dare, da un punto di vista economico?

Progetti come deLIVEry - arts, food and drink at home possono impattare economicamente. Dipende da quanto si allargherà il circuito e dai player che entreranno in gioco. Le premesse di sostenibilità economica e di riconoscimento dei diritti per ripristinare pezzi di filiera e ruoli ci sono tutte. Molti hanno ricevuto il progetto in modo informale prima di oggi e se ne sono detti entusiasti. Ora come in tutte le cose bisogna partire e avere quel pizzico di vento a favore. 

 

---
L'articolo La musica diventa d'asporto: nasce deLIVEry di Redazione è apparso su Rockit.it il 2020-04-29 10:27:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia