Nervi e coraggio (che è quasi maggio)

Elia Rinaldi ci ha parlato del suo EP di debutto, "Un tipo timido", dell'incomunicabilità, del tragic pop (che ha inventato lui per definire la propria musica) e della fine dell'ossessione per la coerenza, che non ti fa mai chiedere scusa

Elia Rinaldi, in arte Nervi
Elia Rinaldi, in arte Nervi

Dare delle etichette, in musica, è tanto inevitabile quanto limitante. Lo sa bene Elia Rinaldi in arte Nervi, già conosciuto nell’ambiente musicale toscano per l’appartenenza alla band dei Finister e ora alle prese con il suo progetto solista: a inizio aprile è uscito per UMA Records il suo primo ep, dal titolo Un tipo timido. Si tratta di una manciata di tracce che oscillano tra la canzone italiana anni ’60, l’r’n’b contemporaneo, l’estetica glam e molto altro ancora. Come si può confluire tutto questo marasma di influenze in un solo genere? Ci ha pensato lo stesso Nervi, che, un po’ per caso, ha trovato un’espressione efficace e semplice al tempo stesso per definire la sua musica: tragic pop.

Il motivo di questa scelta lo abbiamo chiesto proprio a lui: “In modo che nessuno possa dirmi ‘ah ma non fai questo genere!’”. Tutto ciò per caso, e dal nulla e anche un po' con l’idea di non dover stare dietro a tutte le definizioni e le sottocategorie che la musica in qualche modo impone. Il timore è che una volta che ci viene appiccicata sopra un’etichetta, come su un barattolo di confettura, è difficile togliercela in un futuro. A questo punto, forse meglio decidere noi il gusto della marmellata.

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In effetti nessun genere potrebbe essere più azzeccato per l’artista in questione, come ci racconta lui stesso: “L’accostamento tra il tragico relegato ai sentimenti e il pop che invece si allarga ad una platea. Uno può immaginare il pop come un termine molto bello ma anche che indica frivolezza. Come il tragico puoi immaginarlo come un dramma nel senso negativo, o in senso greco, che era il massimo per il teatro”. Insomma, tragic pop come un antagonismo tra due elementi, una contraddizione.  

Ed Elia racchiude tutte queste contraddizioni in un EP molto intimo e riflessivo, in cui costruisce un dialogo tra queste sfaccettature della sua identità. Infatti: “Mentre lo scrivevo non ci facevo caso, però effettivamente è come se una parte di me volesse parlare ad un’altra. Quello che non amo di me, nell'EP cerco di esorcizzarle tramite una forte vena ironica, ma anche un forte senso di accettazione, senza tentare di combattermi”.

Nei brani di Un tipo timido traspare tutto questo, ogni traccia esprime uno stato d’animo diverso, capace di trascinarti nella testa dell’artista. Nervi non utilizza trucchi narrativi per rendere le ossessioni, le ansie, i sentimenti umani più belli di quelli che sono in realtà. Mostra come le vive, niente di più.

Nel corso della nostra chiacchierata, Nervi cita più volte il coraggio. In realtà ne parla senza rendersene conto, ma se ti menziona un artista a cui si è ispirato, lo definisce coraggioso, se ti parla di una sua personale aspirazione, dice di voler aver il coraggio. Mi parla delle sue influenze, dei cantautori italiani come Tenco o delle grandi voci come Mina e sottolinea il loro coraggioso modo di parlare d’amore, elemento in qualche modo sempre uguale, ma che questi artisti riuscivano a cantare con una semplicità e una trasparenza da fare invidia.

Semplicità da non confondere con la coerenza, che per lui non è un valore granché positivo: "La fine dell’ossessione per la coerenza mi ha aiutato, negli anni, a chiedere scusa con estrema facilità… nelle mie canzoni è una cosa che cerco di far emergere, anche riguardo le opinioni che do di me stesso, sono molto incoerenti da pezzo a pezzo”.

Per tornare alle influenze e punti di riferimento musicali, oltre ai cantautori anni sessanta italiani, in Nervi traspare una passione per  Frank Ocean e il suo album. Ancora una volta, definisce la scelta di lavorare sulle voci in quell'album molto coraggiosa. Ed è proprio dal desiderio di sperimentare ma anche di togliere un po' della sua identità alle tracce, che Nervi gioca molto sul timbro della sua voce: "In certe canzoni, in certi momenti, ho sentito l’esigenza che quella cosa non fosse la mia voce, ma una voce aliena. È una scelta pericolosa perché rende tutto un po' artificioso, però mi piaceva togliergli la personalizzazione”. 

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Elia ha deciso di cantare in italiano, la lingua con in cui è abituato a pensare, spinto dalla necessità di comunicare qualcosa di più profondo, che gli dà la possibilità di esprimersi senza filtri: “L’incomunicabilità è un tema che mi interessa, perché si dice che la musica riesce a comunicare delle cose che a parole non si riescono a dire, però io ho provato la frustrazione di quando neanche la musica riesce a comunicare determinate cose”. Un esempio? Il brano Vorrei vorrei  è una canzone sostanzialmente che fallisce nel suo intento di manifestare i sentimenti, riuscendo invece a far arrivare all'ascoltatore la difficoltà di cui sopra.

Un tipo timido parla di coraggio, fallimenti, momenti tragici (nel senso greco e non), ma racconta anche come si può essere in grado di ironizzare e prenderci più alla leggera di quanto tendiamo a fare quotidianamente. Un progetto che esprime le infinite variabili umane, tutte le sue contraddizioni. Niente male per un debutto.

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L'articolo Nervi e coraggio (che è quasi maggio) di Giorgia Nicchiarelli è apparso su Rockit.it il 2021-04-29 11:05:00

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