Non facciamo scherzi: salviamo la Flog

Dal 1972 l'Auditorium fiorentino è ben di più che un locale, è un'idea di mondo. Messa in difficoltà dal lockdown, dal passare degli anni e dall'indifferenza che spesso accompagna la cultura in Italia: la chiusura è un rischio concreto, spiegano gli organizzatori, ma da evitare a ogni costo

I Mellow Mood sul palco durante uno dei tanti concerti al Flog - Foto di Matteo Bertelli
I Mellow Mood sul palco durante uno dei tanti concerti al Flog - Foto di Matteo Bertelli

"Buongiorno, scrivo dal cellulare mentre sono a un corso sulla sicurezza. Mi scuserete se sarò breve", sono queste le prime battute di Fabio Ninci, amministratore delegato della Flog. Il "tempio del rock fiorentino", lo chiamano; una delle "migliori e più frequentate sale italiane", il "cuore musicale della città", "un’idea, più che quattro mura dove organizzare serate": solo alcuni dei mille modi per definire a parole l’Auditorium in Via Michele Mercati 24/b a Firenze. Attivo dal lontano 1972, chiude a febbraio 2020 a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19, e ora rischia di non riaprire più.

L’Auitorium Flog si trova all’interno degli spazi organizzati dalla Fondazione Lavoratori Officine Galileo – istituita nel lontano 1945 da alcuni dirigenti, operai ed impiegati come simbolo della liberazione della città, uscita dalla tragedia della guerra. Un luogo storico, che ha portato musica e cultura nel capoluogo toscano per quasi cinquant’anni: 70-100 mila persone a stagione hanno varcato la soglia di questa venue per partecipare ai 150 concerti circa ogni anno.

Sede del festival Musica del Popoli (nato nel 1979) e luogo simbolo delle finali del Rock Contest, la Flog ha fatto ballare e incontrare un numero straordinario di persone, ha generato socialità e ricchezza. Se l’Auditorium dovesse chiudere, sarebbe una perdita smisurata per la vita culturale di Firenze e del nostro Paese.

I Ministri alla Flog - Foto di Matteo Bertelli
I Ministri alla Flog - Foto di Matteo Bertelli

Perché chiude, ora che le nuove normative riportano (con Green Pass) le capienze al 100%? Per mancanza di risorse umane ed economiche. Ossia per motivi che in parte esulano dalla pandemia, ma che hanno radici ben più profonde: da rintracciare nel sistema istituzionale e burocratico che regola attività private come quella di La Flog, portate avanti grazie al lavoro di volontari. "Le persone invecchiano, ricambio ce n’è poco, e se c’è ha altre idee, il nostro problema è questo. La pandemia ha creato una rottura e prima di ripartire c’è bisogno di interrogarsi con quali forze farlo", spiegava Ninci.

Nel proprio statuto la Flog prevede la nomina degli amministratori all'interno del corpo sociale e, quindi, tra i 1450 soci: "Siamo in buona sostanza un dopolavoro che si avvale di una decina di dipendenti e professionisti esterni, ma assume su di sé le responsabilità legali e di direzione", dice. E continua: "Per intenderci l'organizzazione del lavoro, le manutenzioni, le certificazioni, la contabilità vengono svolte tutte come forma volontaria. Molte volte per contenere i costi con malattie e assenze del personale svolgiamo azioni di surroga anche nelle azioni più semplici: pulizie, manutenzioni, cassa, eccetera".

"Con il lockdown non è cambiato niente, siamo stati chiusi. È con la ripresa dell'attività che sorgono i problemi. La Flog non è un ente pubblico che ha un ruolo istituzionale, ma un soggetto privato che deve stare sul mercato e far quadrare i conti. La Flog non usufruisce dei fondi ministeriali”, specifica l’Amministratore delegato.

Come altri soggetti, l’Auditorium presenta un progetto che lo impegna per un piccolo periodo dell'anno, allegando un bilancio previsionale per ottenere dei contributi. L'esame dei progetti delle varie istituzioni determina una graduatoria e l'assegnazione di un contributo, che verrà erogato solo dopo precisa rendicontazione dell'attività svolta e in misura non superiore a quella stabilita ex-ante.

I Verdena alla Flog - Foto di Matteo Bertelli
I Verdena alla Flog - Foto di Matteo Bertelli

Questo significa che si deve finanziare l'attività facendo meglio di quanto preventivato: "Perché i vari enti non assegnano mai un contributo pari a quello calcolato nel bilancio preventivo", dice Fabio: "Facendo i conti, considerati tutti i costi che ovviamente sono cresciuti in questo periodo, e senza contare neppure i costi delle utenze, abbiamo deciso di restare chiusi e fare qualche lavoro per mitigare i costi. Sappiamo che qualche collaboratore non è d'accordo in primis il direttore artistico. Ma d'altra parte anche un primo violino deve affidarsi al direttore d'orchestra".

O la Flog cambia destinazione d’uso, o viene aiutata dall’esterno, o morirà, per forza di cose, dall’interno di un’organizzazione stanca, ma che non si arrende: "Per il futuro vedremo. A maggio ci sarà un rinnovo del Consiglio dell’amministrazione, con nuove cariche, nuove persone e forse anche una nuova spinta. Abbiamo l'ottimismo della volontà", conclude Fabio Ninci di La Flog.

---
L'articolo Non facciamo scherzi: salviamo la Flog di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-11-12 16:30:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia