Ciao Guagno, la musica sei tu

Ci ha lasciato Andrea Guagneli, batterista dei Brothers in Law. Dalle cantine di Pesaro ai palchi di tutta Italia, underground e autentico fino alla fine

I Brothers in Law al MI AMI 2013 - foto Giuseppe Pons
I Brothers in Law al MI AMI 2013 - foto Giuseppe Pons

Brothers In Law ho visti la prima volta al MI AMI 2013 in Collinetta e pioveva da fare schifo, ma durante il loro live andò tutto bene, tanto da permetterci di registrare tutto il concerto. Erano in buona compagnia su quel palco: c'erano Giardini Di Mirò, His Clancyness, la prima uscita live di Cosmo, Blue Willa. Erano altri tempi, ci mischiavamo di più, i fenomeni pop non erano ancora esplosi, c'erano tante band di medio livello che giravano l'Italia, eravamo una nicchia tanto diversificata quanto solida.

La morte di Andrea Guagneli ci ha lasciato senza parole. Era il batterista di quella band, oltre che degli Havah, ma era soprattutto un ragazzo che conoscevano tutti nella grande bolla della provincia e dei social. Impossibile non volergli bene, anche se ci discutevi di futilità non alzava mai i toni, era sempre gentile e garbato. Guagno è stato uno dei pilastri della scintillante scena di Pesaro dei primi anni '10, quella dei Soviet Soviet, Be Forest, Versailles e BIL, del ritorno dello shoegaze, delle chitarre col feedback e delle batterie marziali, primitive. Che in quegli anni è uscita dalla realtà locale per prendersi tutta l'Italia. 

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Perché Guagno non era solo di Pesaro, o solo di quelli che amano lo shoegaze. I ragazzi come lui, con la sua passione, sono state figure fondamentali per l'underground italiano, e fino a pochi anni fa, quasi tutta la musica che funziona oggi in Italia era underground. Ci conoscevamo tutti, andavamo agli stessi concerti e anche se ci eravamo dati dello stronzo sui social al pomeriggio, la sera ci offrivamo da bere. Ci sceglievamo anche solo per litigare, o come compagni d'avventura per andare in giro, con la musica in testa e solo quella. 

Ora sappiamo che la sua vita è finita a un passo dai 33 anni, di notte, sotto un treno. Non sappiamo di più, né ci interessa farlo. Ma ricordarlo oggi è dolce quasi quanto doloroso. Parlando con amici che conoscevano Andrea meglio di me, oltre lo sgomento e il dolore insopportabile, viene fuori la voglia e la necessità di non perderci più di vista, di stringerci nonostante ci si veda sempre meno spesso, di dirci che ci vogliamo bene e di ascoltarci più spesso.

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L'articolo Ciao Guagno, la musica sei tu di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-02-11 09:49:00

Tag: opinione

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