Nu Genea: import, export e un mare di groove

Il loro nuovo disco “Bar Mediterraneo” (Carosello) è già in tour per l’Europa, per fare ballare tutti al ritmo del funk napoletano. Poi con il progetto Invite porteranno due superband straniere per la prima volta al MI AMI. Senza limiti, e fighissimi come sempre

I Nu Genea a Napoli, foto di Letizia Cigliutti
I Nu Genea a Napoli, foto di Letizia Cigliutti

Come immagini un Bar Mediterraneo? Qualche eco di un vecchio film di Gabriele Salvatores con personaggi strampalati dal cuore aperto, sguardi affascinanti con accenti e lingue diverse, colori forti e architettura ibrida che facciano da contrasto al blu del mare con le navi all'orizzonte che portano di tutto, anche esseri umani. Il Bar Mediterraneo è un luogo accogliente, un frullato di culture che ballano insieme mentre brindano alla vita, perché per quanto sia stata dura, ha regalato loro la gioia di poter guardare sempre all'orizzonte dove il sole tramonta nel mare.

Bar Mediterraneo è il titolo del secondo (in realtà terzo) album dei Nu Genea, il primo per Carosello ("Ci sembra di stare in famiglia, anche se continuiamo a pubblicare per la nostra etichetta indipendente", ci dicono. "Finalmente abbiamo trovato chi sa come funzionano le cose nel digitale, noi non ci capiamo niente!"). Il duo  composto da Massimo di Lena e Lucio Aquilina ha debuttato nel 2014 con l’omonimo EP Nu Guinea seguito da una collaborazione con Tony Allen, il celebre batterista del gruppo afro-beat Fela Kuti, per l’album The Tony Allen Experiments. I Nu Genea hanno raggiunto la fama nel 2018 grazie al successo ottenuto dal lavoro Nuova Napoli, un omaggio alla città natale del duo con strumenti acustici e suoni elettronici che si uniscono a voci in napoletano. Nuova Napoli ha ottenuto un successo nazionale e internazionale portando il gruppo ad esibirsi anche in Olanda, Australia, Brasile, Russia e Francia.

Foto di Letizia Cigliutti
Foto di Letizia Cigliutti

Per completare l’omaggio alla città di Napoli i Nu Genea, insieme a realtà indipendenti come DNApoli e Famiglia Discocristiana, hanno creato le raccolte Napoli Segreta ripubblicando musica prodotta a Napoli negli anni ’70 e ’80. Nel 2021, durante la pandemia, i due hanno deciso di cambiare nome da Nu Guinea in Nu Genea, parola greca che indica la rinascita, per evitare ogni tipo di appropriazione culturale anche involontaria, un gesto simbolico forte che mostra quanto il progetto sia attento all'identità propria e delle diverse culture. 

La prima data del tour italiano del 2022 per i Nu Genea  - che si esibiranno insieme alla band - sarà domenica 29 maggio al MI AMI Festival e per l'occasione Massimo e Lucio hanno creato il progetto Invite, che porterà per la prima volta al festival milanese due (fantastiche) band straniere, L'Imperatrice dalla Francia e Yin Yin dall'Olanda. Un'occasione per ampliare i propri orizzonti e ballare sui suoni di un''Europa sempre più unita, almeno dal punto di vista musicale. Qui sotto la nostra chiacchierata con i Nu Genea, mentre dalla videocall si vede nitidamente il cielo azzurro di Napoli. Se ci concentriamo, riusciamo anche a sentirne il profumo.

 

Che accadrà al MI AMI Festival?

Abbiamo fatto una data a Berlino la settimana scorsa per rodare la performance e c'è stato un bel riscontro. Abbiamo la data a Lione e poi arriviamo al MI AMI per la prima data del tour italiano. Ci piacerebbe avere Marco Castello che suona lo stesso giorno per un'ospitata in Rire, che abbiamo fatto insieme anche nel disco.

Perché avete invitato a suonare al MI AMI Festival L'Impératrice dalla Francia e Yin Yin dall'Olanda?

Sono dei gruppi che ci piacciono molto, con L'Impèratrice ci siamo beccati varie volte nei festival in Europa e hanno una performance bella solida, nell'altro caso non conosciamo gli Yin Yin dal vivo ma soltanto discograficamente. L'Impératrice siamo rimasti colpiti da quanto fossero super tight sul palco, coinvolgenti. Ci sono delle band che sono più forti su disco che dal vivo, nel loro caso spaccano ancora di più live, sarà un bello show.

Mettere su una live band dev'essere piuttosto faticoso, voi come avete lavorato?

Quando è uscito Nuova Napoli non avevamo pianificato di andare un tour con la band all'inizio perché avevamo pensato che quell'album rimanesse di nicchia, quindi immaginati a portare tutti i musicisti sul palco sarebbe stato complicatissimo. Man mano che arrivavano le richieste abbiamo dovuto correre ai ripari e a dire la verità non è stato troppo difficile organizzare il live, perché abbiamo la fortuna di collaborare con musicisti che sono molto bravi e c'è stata una bella sintonia tra tutti i membri della band. Quando siamo tornati live con la band per le nuove date c'è stata un po' di tensione ma si avvertiva che il gruppo aveva lavorato insieme peer un bel tour, anche se era un po' di tempo fa. È stata una bella emozione provare insieme i brani del disco dal vivo.

Foto di Gennaro Canaglia
Foto di Gennaro Canaglia

Come va all'estero l'accoglienza per una band che canta prevalentemente in napoletano?

Molto bene e la cosa divertente è proprio quella di vedere persone di altre nazionalità cantare in napoletano, una cosa abbastanza insolita. Ricordiamo la seconda data in assoluto del tour di Nuova Napoli era in Russia, immaginati i russi che cantano "I' vulesse truvà pace". Oggi non sarebbe possibile andare in Russia ma è stata comunque un'esperienza incredibile quella di portare la nostra musica in giro per il mondo. Abbiamo suonato in Brasile in un paio di festival prima di Gal Costa, per noi è un motivo d'orgoglio portare questo pezzo di cultura in lingua napoletana all'estero e recepiscono bene. Noi pensiamo alla musica in quanto tale, non nasciamo cantautori, quello che ci arriva di primo impatto è il suono, l'armonia, il ritmo e all'estero non si pongono limiti, apprezzano la musica.

Il napoletano è una lingua magica, riesce ad adattarsi in tutto il mondo.

A volte interpretano il napoletano come altre lingue, chi è convinto sia turco, portoghese, due giorni fa ci arriva un messaggio "Pensavo foste una band cilena" oppure sui commenti su YouTube ci dicono, "Vi pensavo brasiliani, grazie per aver postato il testo". Questa cosa ci rende gioiosi perché non è un'offesa per noi che qualcuno non capisca il dialetto napoletano anzi, è motivo di orgoglio pensare che il napoletano sia una lingua così duttile, che possa lasciare così tanto spazio all'interpretazione. Prende da così tante culture che esce fuori come un ibrido. Poi è una lingua ritmica e rende la voce uno strumento aggiunto. Anche i testi hanno la loro importanza, in ogni caso, ma è bello che la canzone funzioni anche non sapendoli.

Un po' come quando da piccoli ascoltiamo le canzoni in inglese non conoscendo la lingua e ci facciamo trasportare dalla melodia per inventarci la storia.

Sì, quando sei piccolo neanche sai cosa vogliono dire le canzoni, ti basi sull'emozione. Ci sono dei pezzi come Marechià in cui la storia è un amore non corrisposto, un po' sognante, un po' ironico ma non ha questa profondità eccessiva. Il gioco è quello di raccontare questa storia tra il francese e il napoletano. Célia Kameni che canta la canzone è francese e il testo prima dice là-bas, che significa laggiù in francese, poi passa al napoletano con lla abbasc' a Marechià. Il napoletano ha tantissimo del francese. Diciamo che il testo per è al servizio della musica, deve incastrarsi ritmicamente con la musica rispetto allo standard della canzone italiana che spesso basa la canzone sul testo e la musica diventa una semplice base. 

Foto di Letizia Cigliutti
Foto di Letizia Cigliutti

Bar Mediterraneo è il primo disco come Nu Genea: com'è stato accolto il cambio di nome collettivo?

Il cambio del nome è stata una scelta che abbiamo fatto per noi, perché credevamo e sentivamo la voglia di fare questo cambio senza dilungarci nella spiegazione che ormai spero sia chiara a tutti. Alla fine dobbiamo dire che è stato accolto bene, c'è ovviamente chi ci chiama ancora col vecchio nome e dobbiamo "redarguirlo" (ridono, N.d.R). Siamo più che contenti, ci fa quasi strano sentire il vecchio, quindi vuol dire che ce l'abbiamo fatta.

Quali sono le differenze con Nuova Napoli? Qui sembra che il discorso si estenda a tutto il bacino del Mediterraneo, toccando anche l'Africa.

Sicuramente rispetto a Nuova Napoli le nostre influenze sono cresciute, abbiamo scoperto nuova musica. In quel momento ascoltavamo molto jazz-funk, molta musica brasiliana, centro africana e il disco è uscito così. In molti ci hanno accostato a Pino Daniele, a James Senese e la cosa non può che farci piacere ma nonostante siamo cresciuti con la loro musica, non abbiamo preso esattamente quella formula come ispirazione. Negli ultimi anni abbiamo fatto un focus sulla musica del Nord Africa, da Egitto, Algeria, Tunisia e anche musica oltre l'Oceano, non per forza solo mediterranea. Il risultato è stato dato dalle suggestioni piuttosto che dalla voglia intenzionale di comporre musica del Mediterraneo. È un qualcosa che va al di là della musica stessa. Siamo nati vicino al mare e ci immaginiamo sempre una musica che puoi ascoltare in un viaggio in una macchina un po' sgarrupata andando verso Amalfi, la Sicilia, il Nord Africa e ci immaginiamo sempre la nostra musica come accompagnamento. In questo disco vogliamo valorizzare lo scambio culturale, che ci porta al di là dei nostri confini.

 

Il Bar del titolo è un luogo della mente?

È un bar immaginario che ha una vita a sé stante rispetto al disco, dove succedono incontri culturali, dove uno straniero viene accolto e da straniero si trasforma in una parte integrante di questo posto, che arricchisce tutti quanti: chi già c'è dentro e chi ci entra. È un posto in cui ti senti a casa anche se non l'hai mai visitato.

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A proposito di incontri, nel disco ci sono una poesia e una cover, oltre a molti ospiti.

La scelta di Vesuvio non è stata subito intenzionale: volevamo rendere un po' tribale questo disco e facendo alcune valutazioni ci piaceva l'idea del coro di bambini, la cosa più tribale che esiste, un po' per la mancanza di studio he dà ai bambini una spontaneità e una genuinità molto naturale. Vesuvio era un brano di e Zezi, un gruppo operaio di Pomigliano, dell'Alfasud e che è una canzone nel dna di noi napoletani. Parte da una poesia di Castellano che ha regalato a e Zezi, un brano che racconta della vita alle pendici del vulcano, di sofferenze, paure e timori sotto una montagna che da un momento all'altro può esplodere. Abbiamo trovato il coro di due classi di Barra, la maestra è un'amica di mio padre e abbiamo registrato 18 bambini piccolissimi, dai 7-8 fino agli 11 anni, imperfetti ma belli nella loro imperfezione, ci sono delle piccole stonature ma ci piacciono. Il pezzo era bello e i bambini l'hanno reso ancora più potente. La crisi è un brano che avevamo già composto da strumentale a cui abbiamo messo sopra l'adattamento di una poesia del 1931 di Raffaele Viviani. Lo spaccato di una società di 90 anni fa molto simile a quella dei giorni nostri: siamo sempre in una Napoli in cui non ci stanno soldi, chi cerca di andare a teatro non pagando e chiede all'amico o al parente di farlo entrare sotto banco. La metrica si sposava perfettamente con la canzone.

Mentre parlavate stavo invidiando la vostra libertà creativa: artisticamente potete fare proprio cosa vi passa per la testa.

È una cosa a cui teniamo particolarmente. Quando abbiamo iniziato a fare questo lavoro, nel 2006-2007 con la musica techno e house ci siamo iniziati a sentire un pochino vincolati: per seguire un filone o andare a suonare in giro bisognava seguire delle regole ferree, pena il fatto di non stare più dentro un determinato genere. Abbiamo voluto abbandonare quel mondo proprio per fare quello che ci andava. Quando abbiamo iniziato questo progetto non abbiamo pensato di fare delle strategie per raggiungere un certo tipo di pubblico o di successo. Per Bar Mediterraneo ci siamo sentiti un po' di pressione addosso visto il successo di Nuova Napoli, ma abbiamo seguito solo noi stessi. Probabilmente il progetto piace proprio perché la gente si rende conto che ciò che facciamo ci diverte. 

 

 

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L'articolo Nu Genea: import, export e un mare di groove di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-05-13 10:43:00

Tag: album

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