Officine Grandi Canzoni

Questa è la storia di una rinascita, di un mondo che non c’è più e che ora è tornato a vivere. Siamo andati a un live di OGR Club, le serate dedicate alla musica italiana del locale torinese, dove si riparavano i treni e oggi passano i migliori artisti in circolazione (a partire da Club to Club)

Amalfitano all'OGR Club – foto stampa
Amalfitano all'OGR Club – foto stampa

Imposto la fotocamera. Tempo di scatto 1/80, apertura del diaframma 2.0, ISO 400 e cli... SBAM! Faccio giusto in tempo a vedere di sfuggita un ragazzo con il ciuffo nero impregnato di sudore che mi spinge contro una cassa. Lui ride. Quando mi rialzo rido anche io. Grazie ragazza sconosciuta che mi hai preso al volo.

Fare delle foto durante il pre-ritornello di un concerto emo-punk è da pazzi. Lo dice la parola stessa. PRE-ritornello. È solo questione di attimi prima che il cantante inizi a urlare, il batterista a picchiare ancora di più e la gente a saltare e pogare. Ecco io ero nel posto giusto al momento giusto, con in mano l'oggetto sbagliato.

È il terzo pogo del concerto, la terza data del tour degli Elephant Brain. Fanno tappa qui, all'OGR Club, una serie di serate intime in una stanza che tiene al massimo 150 persone. I cinque musicisti perugini avevano già scaldato per bene il pubblico, ma ci è voluto un po'. Il primo pogo è partito che sembrava più un girotondo. Qualcuno ballava e altri saltavano timidamente, ma c'era una gran voglia di spaccare tutto, e alla fine ce l'abbiamo fatta.

Amalfintano all'OGR Club – foto stampa
Amalfintano all'OGR Club – foto stampa

La serata all'OGR di Torino inizia con il live del cantautore romano Amalfitano. È un'apertura super sporca. Gabriele Amalfitano – il suo nome – si muove di continuo. Inzuppa la camicia verde di sudore ma non gliene frega nulla e ogni tanto stona ma a noi non ce ne frega niente. Sia lui che i casinari Elephant Brain tengono bene il palco, come si direbbe se ce ne fosse uno. 

"Io sono alto e senza palco non ho visto gran che", dice un ragazzo a fine concerto, "sarebbe bastata una pedana di 10 centimetri". "Così però avrebbe perso tutto, è stato bello perché non c'era nessuna divisione tra noi e loro", gli rispondo. Andrea Mancini e Vincenzo Garofalo – chitarrista e cantante degli Elephnat Brain – suonano e cantano in mezzo alla gente. Vanno avanti e indietro dalla "zona palco" al pubblico, che si apre subito per far passare Andrea mentre suona o si mette in cerchio insieme a Vincenzo per cantare a squarciagola. Poi Andrea lascia la chitarra e lentamente va verso una delle casse spia. L'omone della sicurezza di fianco a me è perplesso e ha un sussulto. Mi giro e vedo il chitarrista in piedi a un metro da terra che chiama la gente. Stage diving senza palco.

Andrea Mancini sul pubblico dell'OGR Club – foto stampa
Andrea Mancini sul pubblico dell'OGR Club – foto stampa

I muri scrostati con i mattoni a vista e le porte in vetro e ferro battuto tremano per i salti del pubblico in una vecchia officina industriale. Il soffitto alto fino a 19 metri, le finestre ad archi, e le luci blu viola e rosse ricordano la luce filtrata dai vetri colorati di un rosone di un'enorme cattedrale. O forse è meglio chiamarlo Duomo, questo è il nome della sala. Ma sono in uno stanzone dove dalla fine dell'Ottocento agli anni Novanta del Novecento gli operai della Società delle Ferrovie dell'Alta Italia si spezzavano la schiena.

Il Duomo dell'OGR - foto di Andrea Guermani
Il Duomo dell'OGR - foto di Andrea Guermani

Da fuori il complesso di edifici mi sovrasta. È enorme. Mentre cammino per andare verso l'ingresso prima del concerto i settori dell'edificio mi catturano. A destra un'ala dell'officina, a sinistra pure. Realizzo solo ora quanto spazio occupa un treno. Più o meno quello che serve per ospitare il Club to Club, uno dei festival musicali più importanti d'Italia, dove hanno suonato anche Jamie XX, Nu Genea, James Blake e Blood Orange che ancora oggi si tiene lì. Davanti a me si fa avanti una terza facciata identica a quelle che mi stringono ai lati. Lì c'è un grande portone ma è chiuso. L'entrata è un piccolo passaggio sulla destra.

Appena entro mi trovo sotto a una serie di archi altissimi in mattoni rossi. Costeggio il bancone del bar a destra, dove tre baristi preparano drink super schick con fiori nei bicchieri. Sul muro opposto degli enormi ingranaggi ruotano per aprire la porta del bagno. Con i gomiti appoggiati al bancone cerco di capire se mi sembra di essere più al Dumbo di Bologna – anche quello uno spazio industriale convertito a club musicale – o nella pettinatissima Milano. Mi chiedo se siano più i fiori nei drink o i rimandi alla seconda rivoluzione industriale. Due enormi facce robotiche in metallo che non avevo notato mi suggeriscono la risposta.

Le Officine Grandi Riparazioni – il nome è lo stesso da quando sono nate – nascono nel 1895 come un'enorme complesso per la riparazione dei treni. Nel 1992 chiudono i battenti e per tre anni la sorte dei 20.000 metri quadrati del settore principale – edificio H – è appesa a un filo. Lo spazio alla fine viene salvato da una revisione del piano regolatore e diventa una meta turistica centrale per la storia della città. Nel 2013 CRT – un'associazione privata non profit che si occupa di lanciare progetti culturali in Piemonte e Valle d'Aosta – compra la struttura.

L'edificio H delle Officine Grandi Riparazioni
L'edificio H delle Officine Grandi Riparazioni

Gli spazi sono messi a nuovo, ma il carattere della grande fabbrica viene mantenuto. E nel settembre 2017 le stanze dove gli operai torinesi hanno aggiustato centinaia di vagoni accolgono i live di Giorgio Moroder, The Chemical Brothers, Ghali ed Elisa. L'evento è stato organizzato insieme a Club to Club. Nelle altre stanze le installazioni dell'artista sudafricano William Kentridge e dell'italiano Patrick Tuttofuoco trasportano i visitatori in un mondo futuristico. È il Big Bang, l'evento di inaugurazione dell'edificio H e di altri 15.000 metri quadrati, ristrutturati per 100 milioni di euro.

Mi rialzo dopo lo spintone del punk rocker sfegatato e mi allontano un attimo dalla bolgia per riprendermi. Vedo tutte le persone in cerchio che cantano e altri che continuano a darsi qualche spinta col sorriso. Poi a fine concerto Vincenzo prende il microfono: "Grazie a tutti. Allo staff e all'OGR, a chi nel 2023 crede ancora nella musica live e sopratutto grazie a voi". 

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L'articolo Officine Grandi Canzoni di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-02-21 13:21:00

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