Le ombre verticali di Club To Club

Di ritorno dal C2C a Torino, il racconto e le nostre foto di quattro giorni al Lingotto. Dove abbiamo vissuto un festival diverso da tutti gli altri in Italia, dove l'orizzonte non sta davanti a te ma tutto attorno. E spesso ci si ritrova con lo sguardo in su, mentre la musica ti attraversa

Il sassofonista di King Crule. Tutte le foto a C2C sono di Silvia Violante Rouge per Rockit
Il sassofonista di King Crule. Tutte le foto a C2C sono di Silvia Violante Rouge per Rockit

“Ci sono 177 licenze in città per i tassisti e tra le 3 e le 7 della mattina questo weekend abbiamo 550 prenotazioni” - esordisce così Mirza, il tassista che giovedì notte mi porta a casa attraversando tutta la città. “Come faccio a lavorare in questo modo?” - incalza aggiungendo anche “se io porto te in questa zona e devo tornare a Lingotto, spendo troppo di benzina quindi devo caricare qualcuno”.  E poi continua a lamentarsi per altri 7 minuti e mentre io provo a capire il suo punto di vista la prima giornata di Club To Club è terminata, io sono molto stanco e dopo uno scambio di frasi, pure Mirza si convince a utilizzare il pos per pagare la corsa. Iniziare un articolo su Club To Club parlando di un tassista a cui ho dovuto dare un nome inventato - ma la storia è vera - significa essenzialmente una cosa: c’è una porta italiana verso l’Europa e non so se siamo perfettamente attrezzati per tutto ciò. 

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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King Krule - Foto di Silvia Violante Rouge

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Yves Tumor - Foto di Silvia Violante Rouge

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Yves Tumor - Foto di Silvia Violante Rouge

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Yves Tumor - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Yves Tumor - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

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Yves Tumor - Foto di Silvia Violante Rouge

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Gente da C2C Festival - Foto di Silvia Violante Rouge

A Torino in questi giorni ci sono talmente tante cose che ho scelto di farle tutte. Di solito arrivo in una città con uno scopo preciso e mi limito a conservare energie per quello, anche per in poco più di 72 ore, considerandone circa una decina a ballare, la nutrizione, gli spostamenti e molto altro, c’è bisogno di riposare. Ecco una volta che il mio piano è sfuggito alla logica ho scelto di non avere il telefono a disposizione per un monte ore elevatissimo e godermi un po’ le cose senza dover troppo pensare a immortalare dei frammenti perché tanto non interessano a nessuno, neanche a me.

C2C è un festival di musica che si svolge ogni anno in questo periodo e molto spesso l’ho vissuto con estremo piacere senza avere la possibilità di scriverne niente. Ho sempre trovato C2C un piccolo salotto internazionale in un paese come il nostro molto spesso legato a un certo tipo di musica o concezione di festival; un pubblico over 25, poca fila per tutto, spazio per ballare, un bar sopra la media e la sensazione di non essere presente a quel genere di eventi, dove bisogna andare vestititi in maniera adeguata facendo finta di aver “messo le prime cose che hai trovato”, quando in realtà addosso hai una selezione di outfit tecnici creati da brand scandinavi dal costo di una serie di mensilità lavorative. Insomma, non siamo a un evento post hipster e nemmeno necessariamente modah con la h finale che ha quel sapore milanese, ma per fortuna luce e spazio riconducono tutto all’unica cosa che sembra importare, ovvero la musica. 

Caroline Polachek venerdì ha fatto un grande concerto. La band suona bene e lei è la performer di cui ha bisogno questo pubblico per portarsi a casa un bel ricordo. Con stupore e la sensazione di stare osservando qualcosa che nei prossimi anni diventerà ancora più conosciuta, mi rendo conto di come la commistione tra la fine di un brano, le luci e il momento in cui il pubblico sta per applaudire sia molto religiosa. È passata la mezzanotte, solitamente se pensi a un festival di musica (soprattutto elettronica) in Italia, dopo la mezzanotte di un venerdì, è impensabile immaginare qualche secondo di silenzio. Eppure non è solo l’organizzazione della manifestazione, ma soprattutto un pubblico ben conscio di quello che sta succedendo. Io un tale rigore religioso, sudato e codificato, l’ho visto solo in certi tornei di tennis, nemmeno in chiesa.

Gli Overmono sono un progetto nato per caso anche se sono fratelli. In realtà non volevano fare musica assieme poi alla fine hanno scelto di farla, per farla breve ognuno aveva il proprio progetto e a un certo punto per sperimentare delle cose si sono uniti. Negli ultimi anni sono stati un piccolo fenomeno cult per gli appassionati della scena più cupa della musica elettronica. Capaci di unire un tocco di rave, la breakbeat e qualcosa di trap, hanno trovato una formula giusta, fatta bene, in grado di essere perfettamente nel 2023. C’è anche qualche richiamo r&b e tutto sommato, a sorpresa, pure della pop music. Insomma sono stati capaci di fare tutto nel modo giusto a livello di pubblicazioni, reference, immagine e dancefloor puro: qui si divertono tutti. Non è un rave, non è un party techno, è gradito e gradevole, piacevole e funzionale, sicuramente la scelta giusta, un set giusto. Non mi sono emozionato, ho capito e capisco. 

Tra sabato mattina e sabato sotto il palco di King Krule alle 23.15 finisco: in una villetta in stile liberty/eclettico affacciata sul Parco Valentino per assistere a questa performance di pollai domestici con una serie di installazioni create dal duo Vedovamazzei, in uno studio fuori città a sentire musica elettronica sperimentale con una serie di luci che sembra di stare a Berlino e poi ancora mostra d'arte in fiera (che non mi ha fatto impazzire anzi, mi ha fatto cacare) e infine a mangiare Piemontese in uno di quei ristoranti anni 80 in periferia, dove c'è un gran silenzio, sulla cucina non scommetteresti mai e invece tra Agnolotti e antipasto alla piemontese mi sono quasi commosso - anche per gli altri commensali spaventati dalla location hanno preso una basica pizza e non sanno cosa si sono persi. 

King Krule è tutto quello che voglio da un festival che vuole affacciarsi all'Europa. È storto, caotico, mai banale e diretto. I dubbi se fosse stata una scelta giusta per il know how della manifestazione potevano esserci, ma i presenti non hanno avuto difficoltà a passare in una sera da questo live post punk al set nu-break di Flying Lotus per finire a festeggiare con Moodyman. Non so se sia stata la serata migliore a cui ho partecipato quest'anno, sicuramente è stata la più coraggiosa in termini di scelte artistiche in Italia negli ultimi anni. Quello che mi colpisce, mentre Flying Lotus spazia nel suo set tra rap ed elettronica con una certa dimestichezza è come il pubblico abbia scelto di gettarsi totalmente nell'atmosfera industriale della struttura.

Socializzare con uno spazio è la grande sfida di un qualsiasi evento, essere in grado di riempire non solo di presenze orizzontali ma anche di sguardi verticali ti fa vivere meglio il tuo tempo. Sapere che al C2C puoi ascoltare musica ma anche osservare luci, installazioni e non preoccuparti di guardare per forza davanti a te è una vittoria rarissima che mi riconcilia con la molle di tassisti che all'uscita aspettano durante il set di Moodyman - capace di far divertire le persone presenti in danze irrefrenabili - e dovranno guidare per tutta la città nelle prossime ore. Di Domenica poi il ritorno è sempre difficile, in mezzo ci sono altri eventi, la città è caotica ma l'aria è fredda.

"Finalmente Torino è tornata" in molti scriveranno oggi, ma C2C non è mai andato via e ogni anno, sappiamo dove divertirci in modo verticale (che potrebbe non voler dire niente ma prendetela come espressione colta) per quello che è una delle porte Italiane per l'Europa. Al prossimo anno, sperando di avere Uber come main sponsor per il live report.

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L'articolo Le ombre verticali di Club To Club di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2023-11-06 12:21:00

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