Gli ospiti internazionali più incredibili nella storia di Sanremo

Quest'anno ci sono i Black Eyed Peas, Al Bano e Massimo Ranieri. Un tempo ci sono stati i Queen, David Bowie, i Kiss , Madonna, i Placebo, i Blur e pure gli Smiths. Sembra un racconto di fantascienza e invece è tutto vero

Alcuni degli ospiti più incredibili di Sanremo
Alcuni degli ospiti più incredibili di Sanremo
25/01/2023 - 09:03 Scritto da Simone Stefanini

Il Festival di Sanremo non è solo canzoni brutte o momenti imbarazzanti, anche se la maggior parte del tempo che trascorriamo davanti alla televisione serve proprio per commentare sarcasticamente, tra un tweet e una bottiglia di vino con gli amici. Ogni anno capita che ci sia quella esibizione dell’ospitone straniero che, oltre alle varie polemiche del caso su quanto sia costato, ci fa rimanere a bocca aperta.

Negli ultimi anni la questione si è ridimensionata e le gestioni Baglioni e Amadeus preferiscono i cantanti di casa nostra. Nel 2023 i super ospiti saranno i Måneskin, i Black Eyed Peas, Al Bano  e Massimo Ranieri, ma fa quasi fantascienza pensare che un tempo a calcare il palco del Festival ci siano stati i Queen, gli Smiths o David Bowie. Ecco 15 esibizioni indimenticabili:

 

Damien Rice – Cannonball/The Blower’s Daughter (2014)

La bellezza fa da padrona nell’esibizione di Damien Rice al Sanremo di Fazio. Lui arriva con il chitarrino suona due pezzi talmente struggenti da far rimanere secchi gli animi sensibili alla tv, mentre gli altri si prendono la pausa sigaretta o la seduta di gabinetto. Quando in The Blower’s Daughter fa l’acuto, scende la lacrima di default.

 

Whitney Houston – All At Once (1987)

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I bei tempi delle star internazionali totali. Whitney incanta la platea con una versione tutta miele di All At Once. Uno di quei pezzi in cui alla fine si alzano anche i grigi funzionari Rai a tirare le rose sul palco. Pezzo tuttora gettonassimo nelle compilation di San Valentino all’Autogrill.

 

Madonna – Frozen (1998) 

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Dieci anni dopo Whitney, appare agli spettatori di Rai Uno la Madonna. La Ciccone canta Frozen, che è pure un bel pezzo, ma lo fa in playback e allora siamo buoni tutti. Una roba buona solo per l’assalto dei paparazzi. Peccato non sia venuta al Festival ai tempi di Like a Virgin, lì ci sarebbe stato da ridere. Comunque Raimondo Vianello la caccia dal palco invece di intervistarla.

 

Kiss - I (1981)

video frame placeholderUn glorioso momento che mi ricordo come fosse ora e che ha condizionato per sempre la mia vita, ma queste sono cose mie. I Kiss per l’occasione in tre, molestano una presentatrice a caso mentre cerca di dare loro l’ambito Telegatto. Poi suonano uno dei pezzi meno conosciuti della loro intera carriera, tra petardi e situazioni borderline.

 

Grace Jones – La vie en rose (1978)

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Che stile Grace Jones. Playback totale e movenze che farebbero ringalluzzire anche un anziano. Canta La vie en rose di Edith Piaf e anche se la voce non è quella epica e tremolante della francese, la Grace incanta e tira fuori acuti, sensualità e un pizzico di scandalo che non fa mai male.

 

Europe – The Final Countdown (1987)

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 La canzone più tamarra del metal viene suonata nella gioia del playback dagli Europe, cinque svedesi capelloni che grazie a The Final Countdown hanno potuto comprare casa e metter su famiglia. Una nota interessante: da piccolo pensavo che il cantante fosse una donna e questo durante l’adolescenza mi ha provocato un sacco di grane e di bullismo. Ora, giusto per rasserenarvi, del tutto superate.

 

Take That – Relight My Fire (1994) 

video frame placeholderI Take That a Sanremo hanno fatto urlare d’isteria ogni ragazzina che nel ’94 era  tra i 9 e i 17 anni. La cantava Gary Barlow mentre gli altri quattro, compreso Robbie Williams ancora nei ranghi, ballavano quelle coreografie macho che tutti conosciamo. A Sanremo si sono portati anche Lulu, star degli anni ’70. Pippo Baudo ruba la scena, dice “uan ciu fri” e muove la gamba chilometrica a tempo.

 

R.E.M. – Daysleeper/Lotus (1999)

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Una band di quelle serie, che ha fatto la doppia storia dell’indipendente e del mainstream d’autore sul palco del Sanremo di Fazio del ’99. Un bel momento in cui suonano due canzoni molto diverse tra loro ma sicuramente belle. Riguardandoli, pensiamo una cosa sola: ma che signori sono stati a sciogliersi e a non fare la reunion per soldi come capita alla maggior parte delle vecchie glorie?

 

Placebo – Special K (2001)

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Megan Gale introduce i Placebo che servono un po’ di fuzz e di distorsioni chitarristiche all’assonnata platea dell’Ariston, in verosimile playback per poi fare il numero di spaccare la chitarra all’ampli e farsi dare degli “scemo buffone” dai ciccioni vestiti come mafiosi nei film di Scorsese che popolano le sedie del teatro di Sanremo. Perché il nostro non è un Paese provinciale, no. Brian Molko intanto firma la performance della vita.

 

Duran Duran – Wild Boys (1985)

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Altro che Take That, qui le ragazzine selvagge degli anni ’80 impazzivano di brutto, un po’ come si vede nel film Sposerò Simon Le Bon. I Duran Duran arrivano a Sanremo e cantano in playback Wild Boys, l’inno dei paninari. Una cosa che andrebbe studiata a sociologia. Tra l’altro, Simon Le Bon è munito di un’acconciatura da ergastolo. Sempre il grande Baudo riesce a dire solo “Questo è sposato con una napoletana” riferendosi al chitarrista Andy Taylor.

 

Depeche Mode – Stripped (1986)

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I Depeche Mode al massimo splendore, sempre giovani e strani, cantano in playback Stripped, il singolone dall’album Black Celebration e colorano di nero pece il Festival. Grazie a Dio la platea non sa l’inglese e non capisce Dave Gahan quando canta “Voglio vederti nuda fino all’osso”. Che fighi che erano (e che sono tuttora, ma prima di più).

 

David Bowie – Little Wonder (1996)

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La voce potente di Mike Bongiorno pronuncia perfettamente il nome di David Bowie (bòui, non bàui) e poi appare il mito, che sciocca tutto l’Ariston con un pezzo un po’ jungle un po’ chitarrone. Non so cosa dire, a guardarlo fa ancora male. Grazie di tutto, da quando non ci sei più è andato tutto in malora.

 

The Smiths – Ask / Shoplifters of the World Unite / The boy with the thorn in his side (1987)

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Qui si fa la storia. Praticamente uno special sugli Smiths a Sanremo nel 1987. Prima un’intervista a Morrissey, con domande tutte un po' ad cazzum, poi tre canzoni in playback col testo sottotitolato, giusto per far partecipi i miei genitori e i miei nonni delle parole taglienti e dell’ironia feroce della più grande band inglese. A ripensarci sembra pura fantascienza e invece è successo davvero.

 

Queen – Radio Ga Ga (1984)

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Se non è mito questo, ditemi voi cosa. I Queen, quelli veri, con Freddie Mercury coi baffi. Una performance purtroppo in playback, giusto per ricordarci cosa fossero gli anni ’80. Freddie anche se non canta davvero si muove come se fosse un dio della perversione e resta uno dei più grandi performer della storia del rock, senza se e senza ma. Beato chi c’era, oggi un'ospitata di quel genere costerebbe mezzo PIL e farebbe cadere il Governo.

 

Blur – Charmless Man (1996)

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Com’erano giovani. Ma a parte questa considerazione evidente, la palma della performance più mitica della storia degli ospiti di Sanremo vogliamo darla ai Blur che montano sul palco in playback e senza Graham Coxon alla chitarra, sostituito con un cartonato a grandezza naturale. Un Sanremo in cui davvero gli stranieri facevano tendenza, sembra quasi impossibile oggi. 

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L'articolo Gli ospiti internazionali più incredibili nella storia di Sanremo di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-01-25 09:03:00

Tag: Sanremo

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