Il Paese col vizio dei tributi

Carlo Conti presenterà la serata all'Arena di Verona per il decennale della morte di Lucio Dalla, a pochi mesi dal tributo a Battiato. Quello dei concerti tributo rischia di diventare un format senz'anima, fatto più per andare sul sicuro che per omaggiare sinceramente l'artista di riferimento

Lucio Dalla e Carlo Conti fotomontati davanti all'Arena di Verona
Lucio Dalla e Carlo Conti fotomontati davanti all'Arena di Verona

Il 2 giugno 2022 l'Arena di Verona ospiterà la serata evento per il decennale della scomparsa di Lucio Dalla. Si intitolerà DallArenaLucio, sulla falsa riga del live DallAmeriCaruso pubblicato dal cantautore bolognese nel 1986 e sarà presentato da Carlo Conti coadiuvato da Fiorella Mannoia. Tra gli artisti già annunciati in scaletta: Marco Mengoni, Alessandra Amoroso, Giuliano Sangiorgi, Samuele Bersani, Luca Carboni, Ron, Tommaso Paradiso, Brunori Sas, La Rappresentante di Lista, Il Volo, Gigi D’Alessio, Tosca, Pierdavide Carone, Ornella Vanoni.

Un mash-up tra collaboratori di Dalla, facce (semi) nuove ed estimatori di Dalla, che rischia di diventare l'ennesimo show para-televisivo nemmeno troppo a fuoco. La presenza di Carlo Conti in questo caso sembra il bollino di anti qualità, essendo nei nostri cuori quello che porta a Sanremo la famiglia Anania con 16 figli come valore di italianità.  Un karaoke corale per ricordare una figura chiave della canzone italiana, uno dei pochi in grado di coniugare jazz e pop, musica sperimentale e ritornelli che rimangono in testa per sempre. Un musicista, autore e cantante come pochi altri, inimitabile.

 

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Non è il solo tributo che viene organizzato per il decennale della sua morte: a partire dal 4 marzo fino al 17 luglio, al Museo Civico Archeologico di Bologna, una mostra fotografica omaggerà la vita di Dalla - in seguito sarà esposta a Roma, Napoli e Milano. Dal giorno della sua scomparsa, Lucio Dalla ha avuto un sacco di tributi più o meno televisivi, più o meno toccanti e questa nuova operazione fa riflettere sul significato e sulla necessità dell'omaggio corale.

Solo pochi mesi fa, il 21 settembre all'Arena di Verona è stato celebrato Franco Battiato nel tributo Invito al viaggio, poi apparso in tv nel montaggio di Pif e anche qui lo schema è lo stesso: un sacco di cantanti più o meno legati all'artista che eseguono i suoi pezzi di fronte a una folla che canta e si commuove. In questo caso specifico la direzione artistica era stata affidata ai collaboratori più vicini a Battiato (ce ne ha parlato Pinaxa qui), che hanno riportato live l'ultima sua band e conservato gli arrangiamenti originali in modo da farlo sembrare un concerto di Franco senza Franco.

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I concerti tributo sono potenziali armi a doppio taglio anche quando sono organizzati divinamente, perché ascoltare live le canzoni dell'artista senza più la sua voce danno una sensazione amara, in cui la malinconia del ricordo passa presto alla nostalgia di ciò che non sarà più. Inoltre, durante gli anni abbiamo visto molti omaggi ai grandi cantautori che se ne sono andati troppo presto: Fabrizio De André, Pino Daniele, Lucio Dalla ed è capitato di assistere a eventi ridondanti, pieni di cerchiobottismo Rai, lontani dalla vera essenza degli artisti.

Ben venga la serata del decennale per Lucio Dalla, ma a questo punto sarebbe bello assistere a serate in onore di Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gabriella Ferri, Mia Martini, Mango e di tutti quegli artisti che tanto hanno dato alla canzone italiana, di cui spesso vengono ricordate distrattamente due o tre canzoni in croce, magari con approfondimenti e materiale di repertorio, senza per forza l'espediente della fiction o del live.

Spesso i tributi diventano ufficiali e a organizzarli sono proprio gli eredi del defunto, altre volte invece è la loro natura riservata che impedisce ogni genere di omaggio patrocinato. Si pensi a Lucio Battisti in Italia o a David Bowie nel mondo, due tra i più grandi che abbiano mai calcato un palco o inciso un disco, le cui famiglie per un motivo o per un altro non cedono diritti né danno l'ok per operazioni nostalgia. Non ci sentiamo di biasimarle.

 

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Ha senso anche una posizione del genere, poche volte abbiamo assistito a un tributo forte e passionale come quello dopo la morte di Freddie Mercury dei Queen, più spesso abbiamo visto un pugno di ospiti male assortiti che canta canzoni leggendo il foglio col testo, conoscendole solo quanto basta, per una sfilata di versioni scolastiche al limite del talent show, evitabili e per niente in linea con la caratura dei personaggi di riferimento.

Con l'andare del tempo e col ricambio generazionale, il concerto tributo rischia di diventare un format sempre più utilizzato per vendere i biglietti e andare sul sicuro, sfruttando il canzoniere e la nostalgia dei fan, ma rischia anche di perdere la sua potenza, l'urgenza del ricordo sincero per trasformarsi in uno  show, un greatest hits di cover e poco più. Noi preferiamo sempre mettere sul piatto (o sul telefono) l'originale, per riaprire quel cassetto con i suoni e l'atmosfera dell'epoca, per poi richiuderlo e andare avanti.

 

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L'articolo Il Paese col vizio dei tributi di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-03-28 14:32:00

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