Afterhours - Palanord - Bologna



Situazione atipica quella vissuta stasera al Palanord di Bologna: da anni, infatti, non succedeva che una band appartenente al panorama mainstream del rock italiano invitasse colleghi stranieri ben più quotati a calcare lo stesso proscenio in 3 diverse occasioni. La breve tournée, quindi, che si profilava come l’evento rock dell’anno, e che vedeva sullo stesso palco due grandi nomi della scena internazionale, nasce indubbiamente con i migliori propositi, ma alla resa dei conti non sembra aver dato i frutti sperati.

O almeno è questo il nostro giudizio se consideriamo la situazione dal punto di vista artistico, escludendo quindi la risposta del pubblico che, invece, ci è parsa entusiasta, non solo in termini numerici; se infatti i Mercury Rev hanno dimostrato in 80’ di saper scrivere canzoni eternamente pop sfoderando classe e talento in ogni singolo passaggio (la chiusura con una versione strepitosa di "The dark is rising" è valsa l'intera serata), i connazionali Afterhours hanno faticato molto per (ri)emergere, più e più volte, dal pantano sonoro nel quale troppe volte stasera sono caduti.

E dire che «Quello che non c’è» fotografa una band disposta a rischiare, mettendo in discussione certe prerogative che da sempre ne contraddistinguevano il percorso. Ma se è lodevole il punto di ripartenza su disco, non si può dire lo stesso dello spettacolo presentato stasera: suoni approssimativi, intesa tutt’altro che eccellente e, soprattutto, poca pacca rispetto alla resa sonora complessiva. E crediamo che ciò sia dovuto al fatto che i cinque non abbiano ancora nelle dita i nuovi pezzi, pagando perciò in più punti le incertezze appena elencate.

Passi l'attenuante che si trattava di canzoni ancora non ben ascoltate ed assimliate, però la rilevazione sulla 'perdita di pacca' non perde per ciò di significato: è un dato di fatto, tutto era davvero 'più sottile'… sin troppo! Ben vengano le svisate, le cavalcate strumentali, ma alcuni momenti, semplicemente, non sono stati degni del nome Afterhours...

Eppure l’inizio prometteva bene: «Bye bye bombay» e la title-track del nuovo disco venivano suonate discretamente, ma fin da subito la chitarra di Giorgio ‘Sux’ Ciccarelli si faceva notare in negativo, amalgamandosi poco col resto.

Ecco la diplomazia di Fausto… quella Telecaster? Ebbene sì, arrivava quasi ad irritarmi, alta di volume al punto da toglier spazio a quella (+ corposa) di Agnelli, zeppa d'alti come avesse avuto il wah-wah inserito tutta la sera, gracchiante e fastidiosa come le unghie sfregate contro una lavagna...

Nel prosieguo, invece, a poco a poco saltavano fuori alcuni problemi legati ai suoni, troppo spesso fastidiosi e con un'equalizzazione tale da pensare che fossero gli Afterhours a ricoprire il ruolo di gruppo-spalla (!!!). Inevitabile, perciò, considerare scialbe le versioni di alcuni pezzi nuovi ("Varanasi baby", "Non sono immaginario") e vecchi ("Milano circonvallazione esterna", "La verità che ricordavo", "Pelle").

Un tantino meglio è invece andata quando i Nostri sono rientrati al momento del primo bis: la gradita reprise di "Televisione" e la versione elettrificata di "1.9.9.6" convincono appieno, mentre la scelta di eseguire dal vivo la recitata "Ritorno a casa" (che a Bologna assumeva, per vari motivi, un significato ambiguo) continua ad essere discutibile. Non dispiace, infine, neanche il contenuto della seconda rentrée, con "Dentro Marilyn", adeguatamente riarrangiata, e "Voglio una pelle splendida", una canonica versione che mette d'accordo tutti.

"1.9.9.6." è stata bella, forse l'unico sussulto nel peggior concerto degli After che mi sia mai capitato di vedere. Nè coinvolgimento, nè brividi… addirittura un pizzico di noia e desolazione ad affiorare col trascorrere del tempo. Testimonianza ne sia la gente che iniziava a sfollare anzitempo…

Però non bastano gli ultimi pezzi per risollevare una serata in cui il quintetto non ci è sembrato certo ai soliti, alti livelli, a cui ci aveva abituato nelle scorse tournée…

Posso chiudere io questo pezzo che ci varrà una valanga di insulti? Ok: grandiosi Mercury Rev!



(intro) Ecco un pezzo che, forse, su Rockit, non vi aspettavate di trovare. Pronti alle contumelie, scudo alzato per la valanga di piccate reazioni che certo riceveremo, a quattro mani - ovvero Sherwood + Fausti'ko - decidiamo di scrivere della tappa bolognese del nuovo tour degli Afterhours.
Alla fine, le parti di Fausti'ko ricalcano sovente i pensieri del sottoscritto, segno evidente che via via che le canzoni scorrevano, ciò che restava era una sconfortante, comune, inattesa e dolorosa DELUSIONE

Scaletta:
- Bye bye bombay
- Quello che non c'è
- Bungee jumping
- Varanasi baby
- Milano circonvallazione esterna
- Sulle labbra
- Non sono immaginario
- La verità che ricordavo
- Male di miele
- Non è per sempre
- Pelle
- Tutto fa un po' male
- La gente sta male
- Il mio ruolo
(bis)
- Televisione
- 1.9.9.6.

- Ritorno a casa
(bis)
- Dentro Marilyn
- Voglio una pelle splendida

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L'articolo Afterhours - Palanord - Bologna di Redazione è apparso su Rockit.it il 2002-04-11 00:00:00

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