Sono tutti sul palco, in formazione. Rude Cinno, Dbseven, Palea e Helen Burns: tre band del giro rock e affini, un rapper, tutti progetti musicali che si distinguono per un evidente talento e che si trovano nell'infausta situazione di dover gareggiare contro, all'ultimo atto di un contest che vediamo crescere sempre meglio di anno in anno. Stiamo parlando di Palchibelli, la rassegna organizzata da Ostello Bello in collaborazione con Tuborg e Rockit, che anche questa volta - forse più delle altre - ha fatto emergere una sfilza di artisti notevoli tra le tappe di Palermo, Napoli, Genova e Milano.
Il percorso che porta a una serata di questo genere è di quelli impervi e impossibili da prevedere. Dai 36 nomi di partenza, divisi in blocchi di tre per le tre eliminatorie di ciascuna città, siamo prima arrivati a 12 semifinalisti complessivi, per poi raggiungere così l'appuntamento con la finale, come di consueto nel palco "sotterraneo" dell'Ostello Bello di via Medici, a Milano.

I primi a esibirsi sono il gruppo che ha sbaragliato tutti gli altri concorrenti milanesi, anche se loro vengono da Bologna e dintorni, come si può facilmente intuire dal loro nome: stiamo parlando dei Rude Cinno (cinno in dialetto bolognese significa bambino), bizzarro trio che si infila in quella linea di discendenza diretta tutta emiliana che parte dai CCCP e arriva agli Offlaga Disco Pax. "O pogate o ve ne andate" è il grido di battaglia lanciato nel mezzo del set - e ripetiamolo, sono solo i primi a suonare -, a cui fa da perfetto contraltare lo sfoderamento di un'ocarina di Budrio nel mezzo di uno dei due brani in scaletta dedicato a un gatto. Un po' come facevano i Gang of Four con la melodica (quella tastierina che suona soffiandoci dentro). La loro "rusco wave" di un punk ironico e tagliente ci ha conquistato: se loro, come cantava Giovanni Lindo Ferretti, avessero bisogno di una "mano a incendiare il piano padano", noi non esiteremmo un attimo.

Tocca poi a Dbseven, rapper napoletano. Un'espressione che, complice il successo di Geolier negli ultimi anni, è facile incanalare in uno stereotipo ben preciso. Ecco, niente di tutto questo: Dbseven non sceglie la via del rap in dialetto, né quella battutissima da tanti altri colleghi di casa nostra dei soldi, droga e donne, ma una strada molto personale, in cui emerge soprattutto una gran tecnica nella delivery. Non c'è la voce nelle strumentali, non c'è un altro rapper sul palco a chiudere le rime, basta lui a reggere un live dimostrando un gran lavoro alle spalle. E vale la pena ricordare anche che stiamo parlando di un ragazzo che ha poco più di vent'anni: da tenere ben d'occhio.

Così come non si può fare a meno di osservare l'altra formazione emiliana della serata, i modenesi Palea, che poi vinceranno la finale (ormai possiamo ben spoilerarvelo) dopo una scelta tutt'altro che facile da parte della giuria, composta da membri dello staff di Rockit, Ostello Bello e Banana Studios (fornitori tecnici dell'evento), con l'aggiunta del prezioso Andrea Florenzano di Billboard. Quello dei Palea è un rock tout court: si passa dal grunge al post rock, da schitarrate hard a momenti più delicati, c'è pure spazio per un brano ska. È tanto, forse troppo, ma d'altro canto "so ragazzi", avranno tempo per capire meglio la loro direzione. Intanto la presenza scenica c'è, il sound pure, in generale sembrano una band più consumata di quanto la loro giovane età potrebbe lasciar intendere, senza per questo aver minimamente perso il fuoco.

Prima dell'ospite speciale della serata, Ghemon, c'è spazio per un'ultima band. Si tratta dei siciliani Helen Burns, anche se il loro misto di dance punk e rock li potrebbe far scambiare benissimo per una band uscita da una qualche bettola londinese, o per i cugini dei Fontaines D.C.. Il loro live chiude perfettamente il cerchio aperto dai Rude Cinno: si è iniziato con il pogo, si chiude con il pogo, tanto che c'è da fare un plauso al pubblico per quanto si è speso. Va detto che era anche parecchio difficile stare fermi con questo act di chiusura. Appena finiscono, la patatabollente finisce dritta dritta in mano alla giuria, che si trovano nella davvero difficile posizione di scegliere quale di questi 4 live meriti la vittoria finale. Al netto della decisione finale, c'è davvero da applaudire tutti gli artisti: non era affatto scontato assistere a una serata di questo livello.

E così, mentre i giurati discutono in camera di consiglio, c'è tempo per la chicca della serata: il set di Ghemon, composto di musica e stand up, campo in cui l'artista ha iniziato a muoversi da qualche tempo. La resa è ottima: la commistione di battute e canzoni funziona benissimo, fino in alcuni casi a diventare un tutt'uno. Vedi per esempio a How Does It Feel di D'Angelo cantata come se fosse una canzone del suo omonimo napoletano Nino, uno dei momenti più fighi dello show.
Arriva il momento della premiazione, il risultato lo sapete: vincono i Palea, che avranno l'opportunità di farsi un bel tour per gli Ostelli Belli sparsi in tutta Italia nella primavera del 2026.
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L'articolo Palchibelli 2025: una gran finale dal sottosuolo di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2025-12-01 16:58:00

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