Pensiero stupendo al Circolo degli Artisti - Roma

(Tommaso dei Perturbazione - Foto di Giulia Bertelli)



L’ultima luce del giorno illumina un cielo terso, privo di nuvole. L’aria è fresca, frizzante, primaverile: il clima ideale per attrarre i romani, “popolo da terrazza”. Osservo quel che succede nel backstage di un concerto indie: amici e parenti di mezza età degli artisti, bambini che corrono, cantanti “famose”, il locale illuminato a giorno come un’attrice di teatro di fronte a uno specchio, poco prima di entrare di scena.

Tappezziamo il locale del nostro magazine, perché è una serata importante per Rockit, come per i Carpacho e i Perturbazione, mentre i flash dello IED si scaldano e illuminano i pochi avventori della red room.

D’un tratto, ecco Babalot da solo sul palco: in pochi ad ascoltare le sue invettive contro il mondo pop dei cantanti. I Carpacho, subito dopo, accolgono il pubblico che a poco a poco entra nel Circolo. Il loro pop intelligente scivola senza far presa, ma gli va riconosciuta una notevole verve comica che si esprime tra un brano e l’altro.

Scambio poche parole con persone che non vedevo da tempo, fin quando riconosco i battiti profondi di “Un Anno in più” ed il boato corrispondente. Il dato è tratto, i Perturbazione sono sul palco con la sola assenza (per maternità!) di Elena. Con “Chiedi alla polvere” e “Portami via, sto male” sono già senza voce. Tommaso mi parla di strade, di incontri, di condivisione, di Remo Remotti (che li chiama “Masturbazione” e a cui dedicano l’inconfondibile intro di “Roma Addio”). Penso al loro contratto con la major e alla loro scaletta ormai degna di un essential. L’incontro con Syria è di quelli che rimangono dentro, non solo per “Quattro gocce di blu” ma soprattutto per “A luce spenta”, raramente eseguita dal vivo, che non ha nulla da invidiare all’originale con la baustelliana Rachele. I miei fantasmi del passato stanno alla porta, e mi godo il presente con atteggiamento shoegazer, appoggiato alle pareti, urlando che “un deejay stanotte non salverà la mia vita”. I 70 minuti previsti diventano qualcuno in più fino alla chiusura con “Mi piacerebbe” e mentre il pubblico in sala defluisce all’esterno, noi di Rockit ci ritroviamo idealmente a soffiare su un’ipotetica quinta candelina di una grande torta. In testa un pensiero stupendo: “se l’amore è un gioco, quale regole ti dai? ”.

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L'articolo Pensiero stupendo al Circolo degli Artisti - Roma di Lemming è apparso su Rockit.it il 2007-04-28 00:00:00

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