Pierpaolo Capovilla è la nostra coscienza sporca

Dopo la fine (traumatica) dell’esperienza del Teatro degli Orrori, PPC torna con una nuova superband, I Cattivi Maestri, e un singolo politico e provocatorio come non mai: “Morte ai poveri”. Ripercorriamo la storia di un artista che non ha mai smesso di dirci quello che non volevamo sentire

PPC e i Cattivi Maestri, elaborazione grafica da una foto di Mauro Lovisetto
PPC e i Cattivi Maestri, elaborazione grafica da una foto di Mauro Lovisetto

Una nuova uscita discografica di Pierpaolo Capovilla è sempre qualcosa da ascoltare con attenzione, specie se riguarda la sua nuova band che segue lo scioglimento de Il Teatro degli Orrori, che ha fatto la storia del rock underground cantato in italiano. Di certo il nuovo gruppo di PpC non passa inosservato dal nome, Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, un nuovo nome d'arte che ricorda Nick Cave and the Bad Seeds, di cui fanno parte anche Egle Sommacal (Massimo Volume), Fabrizio Baioni (Drunken Butterfly, LEDA) e Federico Aggio (Lucertulas).

Difficilmente può passare sotto traccia il titolo della canzone con cui la band ha deciso di presentarsi al mondo, Morte ai poveri, uscita non a caso l'8 aprile nella Giornata Internazionale dei Rom, Sinti e Camminanti, primo estratto dall'album che uscirà il 27 maggio per Garrincha Records. E poi ancora la copertina, in cui figura un cuore estratto dal corpo, evanescente, che contiene una falce e un martello. Insomma, al solito Capovilla non le manda a dire.

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"Una canzone per sgranchirsi la mente - dice PpC - per aprire gli occhi, per alzarsi in piedi e magari uscire di casa alla disperata ricerca di una piazza, dove ritrovarci fra consimili e poter gridare un grande no al razzismo, in tutte le sue forme. Il 7 aprile è stato un grande giorno per il Burkina Faso: finalmente sono stati condannati gli assassini di Thomas Sankara, che Dio l'abbia in gloria. Questa canzone è anche per lui, in sua memoria, e per l’Africa tutta, che è il nostro futuro". 

Pierpaolo Capovilla, classe '68, nato a Varese e veneto d'adozione ha iniziato a suonare a vent'anni e nel 1996 ha fondato insieme a Massimo Sartor gli One Dimensional Man, band seminale del noise rock e post hc italiano in inglese, in cui PpC canta e suona il basso. Sette album pubblicati tra il 1997 e il 2018, un sacco di formazioni cambiate e tantissimi concerti in tutta Europa, in cui la band ha aperto per Blonde Redhead, Fuxus, Uzeda, dEUS, Jon Spencer Blues Explosion.

Belli i dischi, ma se avete mai visto gli One Dimensional Man dal vivo sapete di cosa stiamo parlando: corrente elettrica che arriva sotto pelle, figlia di Jesus Lizard e Shellac, matematica e furiosa, totalmente underground. Nella band collabora anche con Giulio FaveroFrancesco Valente, con i quali, insieme a Gionata Mirai, andrà a costituire il nucleo de Il Teatro degli Orrori, la band di rock alternativo coi testi in italiano, febbricitante e cattiva come poche. 

 

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Dal 2005 al 2020 il TdO pubblica quattro album che li fanno diventare tra i fan il gruppo italiano rock più importante insieme ai Verdena. I testi, stavolta comprensibili immediatamente, vanno dall'impegno etico e sociale ai contenuti ermetici, intimi ed esistenzialisti. Album come L'impero delle tenebre (2007), A sangue freddo (2009) e Il mondo nuovo (2012) sono capolavori del rock indipendente e i tour i quattro non si risparmiano, arrivando ad essere la miglior band live in Italia. 

Quando nel 2020 Capovilla annuncia, senza dare troppe spiegazioni, che il Teatro degli Orrori si è sciolto, in molti si sentono orfani di una band importantissima, ma PpC non si è mai fermato: il 2014 vede l'uscita del suo primo e finora unico album solista, dal titolo Obtorto collo, un disco molto interessante in cui, per la prima volta, il cantautore è alle prese con canzoni più fruibili, indie rock a tratti quasi pop, che mantengono sempre il marchio di fabbrica di Capovilla, quella voce alla Blixa Bargeld degli Einsturzende Neubauten, le parole mai a caso, la grande curiosità musicale.

 

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Nel frattempo ha riunito gli One Dimensional Man e nel 2016, insieme a  Xabier Iriondo (Afterhours), Eugene S. Robinson (Oxbow) e Franz Valente (TdO) ha messo su un progetto dal nome Buñuel, pubblicando l'album A Resting Place for Strangers.

Negli ultimi anni PpC ha fatto reading del romanzo di De Simone Denti guasti e di Pasolini dal titolo La religione del mio tempo, un ruolo che gli è congeniale avendo già fatto da attore in un film del 2011 nel ruolo di barista e anche qui finzione e verità si intersecano. Famosa quella videointervista del 2010 in cui Pier Paolo Capovilla, uno dei frontman più famosi d'Italia ai tempi del Teatro degli Orrori, era ripreso mentre serviva ai tavoli di un'osteria veneta.

Il daily job del cameriere mostrato come un servizio molto simile a quello del cantante verso i fan, un lavoro per mantenersi e una specie di denuncia sul fatto che il rock, non nostro Paese, non paga(va) l'affitto. Pierpaolo Capovilla è così: intelligente, carismatico, erudito, furioso ma anche popolare e insospettabilmente timido. Una lezione di umiltà bella tosta da parte di una persona che da tempo incarna anche il ruolo della rockstar.

 

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Oggi torna con il suo carico di rivendicazioni politiche, etiche e sociali che scuotono l'apatia di una canzone italiana sempre meno schierata e sempre più di distrazione, portando con sé musicisti molto bravi - interessante in questo caso ascoltare Egle Sommacal alle prese con la musica ben più distorta, dissonante e uptempo di quella dei Massimo Volume - in una canzone sui migranti che PpC spiega così:

"È esattamente ciò che viene fatto, che facciamo, alle nostre sorelle e fratelli migranti. Li uccidiamo. Non prima di averli derubati, abbandonati, cacciati indietro in strutture detentive in tutto e del tutto simili a campi di concentramento, disumani sempre e mortali innumerevoli volte. La postura ideologica che una parte maggioritaria del paese ha assunto negli anni nei confronti della tragedia migratoria è quella dell’indifferenza, mentre un’altra parte, non egemone ma significativa, sceglie l’avversione e l’ostilità. Disumanizziamo e subumanizziamo la disperazione africana che bussa alle nostre porte. Contro questo stato di cose, la canzone italiana deve prendere posizione, nel segno dei valori democratici che sempre devono istruire le nostre coscienze".

Con questi pretesti non possiamo che essere felici del suo ritorno e attendiamo il 27 maggio per ascoltare l'album dei Cattivi Maestri. Di sicuro ci dirà cose che non vogliamo ascoltare. Bene così.

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L'articolo Pierpaolo Capovilla è la nostra coscienza sporca di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-04-20 09:27:00

Tag: singolo

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