Pietro Bandini meets Erica Mou

Un concerto organizzato all'ultimo in mezzo al verde, in cui le rane del laghetto vicino contribuiscono all'arrangiamento. Un'artista ancora acerba (Erica aveva poco più di 20 anni allora) ma sincera e talentuosa. E una foto destinata a restare, raccontata per noi da chi l'ha fatta

© Pietro Bandini
© Pietro Bandini

Dentro ai tuoi occhi è la rubrica di Rockit che propone uno scatto dei maggiori fotografi della musica italiana, raccontato dalla prospettiva dell'autore. Il racconto di oggi è quello di Pietro Bandini, che ha scelto di portarci con lui a incontrare Erica Mou.

Langhirano, 27 maggio 2011

Ho conosciuto Erica Mou nel 2008, quando aveva soltanto diciotto anni. Allora era un’artista ancora acerba, ma sincera, serena e spontanea esattamente come lo è ora, e sapeva già esprimere un suo delicato mondo poetico che poi svilupperà e la accompagnerà sempre.

Verso la fine di maggio del 2011, avrebbe dovuto tenere un concerto nello splendido Teatro di Busseto e io, che ero amico del suo produttore discografico, feci loro una proposta: partire un giorno prima e, la sera, tenere un concerto da me organizzato, senza ricevere alcun compenso. Accettarono di slancio.

Il 26 maggio io e alcuni amici preparammo per l’evento una piccola area appartata nella campagna, un prato lungo la sponda di un laghetto circondato da alberi e vegetazione spontanea. La sera ci ritrovammo più o meno in cinquanta, alla flebile luce di candele dentro bicchieri sparsi nel prato e altre galleggianti sull’acqua del laghetto.

L’assenza di corrente elettrica e di amplificazione, il buio quasi assoluto sotto il cielo stellato, il frinire dei grilli, i richiami di allocchi e civette, le corde pizzicate della chitarra e la delicata purezza della voce di Erica crearono in breve tempo un clima di emozionante intimità. L’impressione era che tutti gli esseri viventi, anche i silenziosi pesci nell’acqua scura del laghetto, fossero uniti e partecipi di un momento di unica e indimenticabile magia.

Tutti. Tranne le rane. Verso la fine di aprile, le rane iniziano la stagione riproduttiva e i maschi gracidano per incantare le femmine e sedurle, per poi accoppiarsi. Se i maschi sono tanti, il gracidio si fa assordante: sulle sponde del nostro laghetto erano tantissimi. Ad un tratto, verso la fine di una canzone, hanno iniziato a gracidare tutte insieme, formando in breve tempo un muro di suono altissimo e frantumando la delicata emozione del momento. Abbiamo formato un piccolo comitato di controllo per spaventarle, ma la loro sorpresa e il silenziamento duravano pochi minuti e non c’è stato praticamente nulla da fare. Alla fine è stato un concerto per voce, chitarra e rane, anche se, guardandola da un punto di vista antropocentrico, si trattava di una grande orchestra abusiva. Tra l'altro, sull’onda del successo che ebbe la serata, mettemmo poi in piedi una piccola rassegna estiva di concerti che chiamammo RANAWAY, sempre però invitando gruppi con amplificazione.

Tornando a noi, la mattina successiva al concerto e alla notte trascorsa a casa mia, dopo la colazione in giardino,feci con Erica un piccolo photoshoot, realizzando alcuni ritratti. Io scattavo e scatto tuttora con una vecchia Nikon analogica, impiegando pellicole in bianco e nero, senza alcun intervento di postproduzione sulle immagini ottenute.

Ricordo bene quel momento, perché in quell’occasione tentai per la prima volta di ritrarre un musicista con la tecnica di doppia esposizione che avevo messo a punto e che impiegavo per la mia ricerca fotografica non collegata alla musica. Naturalmente, sempre senza postproduzione. Da allora, quando le condizioni del momento me lo consentono, e il musicista è paziente e disponibile, faccio scatti con questa tecnica, che mi permette di realizzare ritratti oltre l’espressività del protagonista e la documentazione di quel determinato momento. Immagini un po’ staccate dalla realtà e più ai margini del tempo.

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L'articolo Pietro Bandini meets Erica Mou di Giulia Callino è apparso su Rockit.it il 2025-12-16 10:16:00

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