Pippo Baudo non è stato il padre della musica italiana

Pippo Baudo è stato un ottimo presentatore e un volto notissimo, ma possiamo dire ci abbia migliorato gli ascolti? Che sia insostituibile per questo Paese e la sua cultura?

Pippo Baudo, foto via Wikimedia
Pippo Baudo, foto via Wikimedia

Siamo usciti da qualche giorno dall’orgia mediatica per la dipartita di Pippo Baudo, una kermesse inarrestabile (ne han parlato pure le previsioni del tempo) a tratti offensiva verso il pensiero di chi, come me, alla foga di certe narrazioni aprioristiche e private d'ogni analisi critica non riesce proprio a credere, e pensa che certe immagini grossolanamente mitiche come l'idea di Pippo Baudo “padre della musica italiana” si possano settare come abuso della credulità popolare. Perfino testate metal hanno avvisato i loro lettori (alcuni dei quali si suppone la pensino come me) del “grave lutto”. Pochi si sono ribellati al coro di chi invocava statue, proponeva teatri e ipotizzava aeroporti a lui dedicati: la moglie, Katia Ricciarelli, che si è tolta qualche sassolino su frequentazioni e consiglieri del ex-marito ed Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, che ha ricordato in controtendenza (e forse involontariamente) l'esistenza di un mondo artistico altro, al di fuori dell'universo Baudo e, di rimbalzo, quanto retrivo e antimoderno sia stato Baudo nel/per il contesto musicale italiano. C'è un articolo di Michele Masneri sul Foglio e c'è Luca Sofri sul Post. Il resto è stato un concerto di lodi estasiate per l'uomo che, sopra ogni altra cosa, passerà alla storia per il claim ormai immortale: “L'ho inventato io!”.

Le affermazioni che ho trovato piuttosto gravi a riguardo non interessano la comunità televisiva della già pessima programmazione estiva, che è liberissima di sentirsi dire quello che vuole e molto probabilmente è molto più consapevole di tanti altri del ciarpame che gli viene propinato, ma buona parte di quel resto del mondo che include anche voi e me. “Pippo Baudo ha saputo toccare i cuori di tutti, attraverso la sua persona e tutta la musica che ha scoperto e ci ha donato”. Una frase per me inaccettabile, specialmente se pronunciata da un supposto critico. Un tentativo di universalizzare un modo d'intendere la musica a orchestrazione sanremese che riguarda una minoranza, seppure grande in Italia, della popolazione e della popolazione mondiale. Che avrà pensato perlopiù “era anziano, ha fatto una bella carriera, lascia un bel ricordo", ma anche semplicemente “oh, è morto Pippo Baudo!” - che poi è la summa di quel che ho pensato anch'io. Ma non ha mai toccato il mio cuore, se non come volto noto e ormai familiare, e non mi ha migliorato gli ascolti. Anzi.

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Altre frasi su cui riflettere sono la variante estesa della citazione anticipata sopra, su cui molto si è ricamato in questi giorni: “Uno dei grandi lasciti di Baudo è l’avvicinamento di tutte le persone alla buona musica” e ancora “Pippo Baudo ha scovato tutte quelle che oggi sono icone della musica, tutte nate dal suo marchio di fabbrica: L'ho inventato io”. Una cosa che mi lascia spaesato e mi fa dubitare del Paese reale in cui credo di aver vissuto più di quarant'anni. Basta rifletterci un attimo per rendersi conto di quali siano i punti comuni delle varie “scoperte baudiane”. Ce ne sono alcuni assai palesi - e controversi. Su quali princìpi concordano Pausini, Ramazzotti, Al Bano & Romina e Bocelli? Di sicuro sul ruolo della musica e sul ruolo che devono avere loro all'interno di essa, ossia dei vincenti; basta vedere quale pressione hanno esercitato e/o esercitano nella società per ottenere il monopolio nell'immaginario collettivo.

Credo che siano concordi anche sulle priorità dei temi da trattare e quali invece siano vietati, proibiti. Amor vincit omnia, manco a dirlo, riscatto sociale bene, spensieratezza benissimo; al contrario, ansia, depressione, malcontento esistenziale, lotte e men che mai lotte politiche: zero, all’inferno. Immagino anche sul tipo di canto non ci sia stata partita: deve essere bello, fine della storia. Jalisse, Giorgia, Bianca Guaccero, Mietta. Al massimo, e solo per gli uomini, si può scivolare in qualcosa di un po' ruvido ma comunque tenue e confortante. E quindi giù con i vari Paolo Vallesi, Marco Masini e Gianluca Grignani.

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Invece sull'indipendenza, le particolarità, la libertà di espressione e anche semplicemente il concetto di gruppo anteposto al proprio tornaconto personale, il disaccordo o, peggio, il disinteresse sembra regnare sovrano aldilà delle belle dichiarazioni di circostanza. Ma non sorprende: Pippo Baudo era una persona d'altri tempi, vissuto (televisivamente parlando) in un periodo in cui la competizione era altissima e la supremazia sulla concorrenza, l'idea che la cultura, la musica e l'arte vera fosse la propria e gli altri sbagliassero, era il sale della vita. Il marchio di fabbrica di Baudo era l'equivalente di un allunaggio per la flotta spaziale RAI. Questa convinzione, all’origine di artisti da cui io come tanti altri non mi sono mai sentito rappresentato, è ancora oggi assai in auge: quando apri un social, volente o nolente, vieni sommerso da questo “concept”. Ed è pure ovvio: se immaginiamo la musica come prodotto, è naturale.

Soprattutto in quest'era che prevede da un lato il proselitismo e dall'altro l'assoluto bisogno di generare traffico; una cosa che fa sommamente incazzare quelli come me, che giustamente iniziano uno slalom gigante di post da evitare. Insomma, ho conosciuto, visto e a volte anche apprezzato Pippo Baudo come presentatore, come d'altronde molti di voi, ho approvato la sua scelta di smettere di tingersi i capelli mentre molti altri si ostinavano e si ostinano, e ho provato un vago senso di fisiologico smarrimento per la sua scomparsa - ma di sicuro meno di quella di Ozzy Osbourne. E non credo che valga il detto degli antichi romani (sempre sul pezzo quando si tratta di rimettere tutto al giusto posto) sui Papi, perché quella è caratteristica propria del Papa: è una figura sostituibile, a differenza di Margherita Hack, Gian Maria Volonté e anche Pippo Baudo. Conduttore impeccabile, grande professionista, conoscitore dei gusti del (suo) pubblico, educato intrattenitore, animo (dicono) gentile, alfa e omega della televisione, ma non padre della musica in Italia.

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L'articolo Pippo Baudo non è stato il padre della musica italiana di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2025-08-22 11:25:00

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