Bianconi e Baby K: Si-Puó-Fare!!!

Dall'unione del fondatore dei Baustelle con la regina dei tormentoni rischiava di nascere un enorme Frankestein. Invece "Playa" è un esperimento perfettamente riuscito, che fa riflettere sul meccanismo dei ricordi e della malinconia. Una riflessione

Di cosa ci parla Francesco Bianconi il 7 gennaio quando sceglie di cantarci le notti estive, la playa e le feste, riarrangiando un pezzo di Baby K?

Il singolo Playa della cantante e interprete Claudia Judith Nahum, dalle sonorità elettropop e reggaeton, è stato pubblicato all’alba dell’estate 2019 (prima che potessimo anche solo immaginare la situazione pandemica) e ha tutte le caratteristiche di un pezzo che prepara all’estate a venire. "La playa, l’estate, la notte, la festa", ripete ossessivamente il ritornello-tormentone e serve da perfetto accompagnamento a due stati d’animo: l’attesa e la gioia.

Quando Playa di Baby K suonava alla radio in macchina, in un bar, alla tv negli ultimi giorni di scuola, di lavoro e di sessione estiva, la sua atmosfera giocosa e leggera preparava all’estate e aiutava a coltivarne trepidamente l’aspettativa. Confesso con un po’ di imbarazzo che ad aiutarmi a superare gli ultimi esami della sessione estiva tante volte sono state proprio le canzoni-tormentone (anche e, soprattutto, spazzatura), perché mi lasciavano immaginare, dalla scrivania, che avrei avuto un momento di spensieratezza dopo quelle giornate piene di doveri.

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A settembre 2021 Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle, ha realizzato una struggente versione ballad di Playa per il suo format di video-puntate Storie Inventate, nell’episodio dedicato all’estate. A settembre, il mese della fine dell’estate, Playa cantata da Bianconi non era solo un riuscito esperimento musicale, ma anche un vero e proprio un inno alla malinconia: la festa gioiosa e leggera dai ritmi reggaeton era stata trasformata nel lento ricordo di una festa.

In quella occasione, Bianconi aveva scritto di questo pezzo: "Sotto la chincaglieria dell’arrangiamento sentivo che c’era una verità, un qualcosa, una bellezza che mi faceva commuovere". 

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La verità e la bellezza di la Playa si nasconde nel testo esclusivamente descrittivo: nessuna emozione, pensiero o dialogo, ma solo piccoli fotogrammi di una qualunque serata estiva e festosa, con descrizioni poco articolate di oggetti e situazioni. A una festa si partecipa, al massimo la si attende, ma non serve raccontarla, pensarla o immaginarla diversa, fintanto che la si vive. Le parole di questo testo descrivono una serata di allegria nel momento in cui avviene: la canzone è pensata per essere cantata in coro da chi partecipa alla situazione descritta, nell’esaltazione disinibita e leggera del gruppo, della musica, dell’alcol e dell’estate. È la presentazione immediata di quello che sta accadendo in scena nel momento in cui la si ascolta.

L’atmosfera attraverso cui Bianconi racconta l’estate nella sua versione riarrangiata descrive il distacco del "non più": non più una festa, ma un suo sbiadito ricordo. La gioia ormai spenta viene richiamata alla mente nei giorni e nei mesi successivi e raccontata, a se stessi e agli altri.

L’immagine della festa che diventa ricordo è la stessa dell’incipit pavesiano de La Bella Estate: "A quei tempi era sempre festa…". Un incipit che, quando lo si legge per la prima volta, introduce immediatamente il lettore alle aspettative sognanti di Ginia, la protagonista adolescente del romanzo. E che suona invece amaro e quasi tragico se riletto una volta conosciuto il finale del racconto, che sancisce la perdita dell’adolescenza, dell’innocenza e dell’aspettativa. "A quei tempi era sempre festa", ma adesso "quei tempi" sono lontanissimi e la festa ci sembra ricca di gioie relegate nel passato, che abbiamo perduto, trasfigurato o – peggio - che non siamo stati in grado di cogliere.

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Per passare dalla leggerezza della festa alla malinconia dei ricordi senza cambiare una sola parola del testo di Playa è bastato creare una sensazione di distacco dall’immediatezza della gioia vissuta, ottenuto musicalmente dal cambio di arrangiamento e dal timbro di Bianconi (e della stessa Baby K in questa versione 2022).

Così, l’inaspettato duo Bianconi-Baby K si inserisce in quel filone di canzoni che cantano il mal d’estate, di cui è emblematica Estate di Bruno Martino (degli anni ’60), riarrangiata nel 2020 in due diverse versioni da Giorgio Poi e dai Selton feat. Priestess. In questo pezzo, il cui ritornello ripete: "Odio l’estate", dell’estate si odia soltanto il ricordo felice, legato a un amore consumato e perduto.

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La versione 2022 di Playa svolge la stessa funzione di accompagnare un rito di passaggio annuale, senza bisogno di dichiarare nel testo che si parla al passato, ma confessandolo attraverso la musica. La valigia dell’estate viene svuotata e si torna nelle città caldissime e ancora assonnate, crogiolandosi per qualche giorno nei ricordi raccolti e in quelli mai realizzati. Non a caso, la copertina di questa versione del brano ritrae due bambini abbracciati in riva al mare: l’infanzia al mare è la festa suprema, che non si può cantare se non retrospettivamente da adulti.

Bianconi – al di là delle esigenze discografiche, per cui questo pezzo introduce l’uscita del suo nuovo disco prevista per gennaio – ci racconta questa storia di dolce malinconia insieme a Baby K proprio il 7 gennaio, l’ultimo giorno di festa. Ascoltata questa versione, non mi stupisce pensare che, nei prossimi giorni, in pieno inverno, mi troverò a cantare, con un’altra intonazione, il ritornello-tormentone: "La musica, la playa, l’estate, la festa".

A onor del vero c’è un solo cambiamento nel testo rinnovato da Bianconi, un attimo prima che il pezzo termini: alla fine dell’ultimo dei ritornelli ossessivi è tagliata l’ultima parola del testo originale, che è proprio "festa".

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L'articolo Bianconi e Baby K: Si-Puó-Fare!!! di Federica Biscardi è apparso su Rockit.it il 2022-01-10 14:30:00

COMMENTI (1)

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  • raster 2 anni fa Rispondi

    Seriamente... che cagata di pezzo.