La polemica sulla capienza di Sanremo non ha senso

Alcuni artisti (vedi Måneskin) posticipano i tour primaverili per il Covid, Salmo chiede capienze al 100%, molti denunciano l’assenza delle istituzioni. La frustrazione è legittima ma le polemiche sull’Ariston pieno sono dannose: oggi ogni apertura è importante

Amadeus e le sedie di un teatro, sapientemente fotomontati
Amadeus e le sedie di un teatro, sapientemente fotomontati
25/01/2022 - 11:08 Scritto da Simone Stefanini

Da un paio d'anni, ogni mese è potenzialmente quello della rinascita, della ripartenza di tutti i settori, del ritorno alla normalità, ma poi il covid decide di trasformarsi come una specie di mostro fantascientifico che muta forma e portata, continuando a fottere allegramente ogni possibile programmazione. Intanto, il settore della musica è praticamente fermo da due anni, se non contiamo gli sporadici show estivi col distanziamento e le sedute. 

I concerti nei club erano appena riniziati ed era bellissimo vedere le foto del pubblico in piedi sotto il palco, ma come sapete la variante omicron ha deciso di impossessarsi dell'Europa costringendo i governi a richiudere discoteche e concerti senza distanziamento. Tutti gli artisti (e i rispettivi staff) che avevano programmato i tour per la primavera del 2022, molti dei quali già avevano già rimandato dalla primavera del 2021 o addirittura da quella del 2020 si trovano costretti a ripensare il proprio lavoro.

Perfino i Måneskin, tra i pochi che l'anno scorso hanno potuto fare stage diving nei palchi europei, sono stati costretti a rimandare l'intero tour già sold out nei palazzetti di tutta Europa a causa dei problemi di capienza dei vari locali. In parole povere, se hai un tour tutto esaurito in location da 10 o 15 mila persone, non puoi farlo con la metà della capienza perché altrimenti vai in perdita. In più, chi lavora con l'estero deve anche scontrarsi con le regole differenti da Paese a paese, che rendono ancora più difficile la programmazione. 

Un dramma per chi lavora nel settore musicale, per gli artisti e per i gestori dei club e dei locali a cui si aggiunge, esattamente come l'anno scorso, la polemica su Sanremo. Se nel 2021 il problema era la presenza o meno di pubblico all'Ariston, quest'anno è la capienza al 100% del teatro che per una settimana è il più famoso d'Italia mentre fuori, citando la locura e mettendoci un po' di sarcasmo, c'è la morte.

Chiacchierando con Pietro Fuccio di DNA Concerti, siamo concordi nel pensare a un concerto in un club e al Festival di Sanremo come due cose talmente diverse da non poter essere neanche paragonate. Mi dice: "Sanremo c'entra con la musica quanto Masterchef c'entra con la cucina" , per sottolineare il fatto che si tratta comunque di un programma televisivo registrato in un teatro un cui è possibile mantenere un distanziamento grazie alle sedute, che non può essere garantito in un club o in nella platea di un palasport.

 

 
 
 
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Tecnicamente, il teatro Ariston può fare il 100% della capienza come altri teatri che stanno continuando a lavorare, o come quei locali che si sono trasformati in teatri con le sedute, vedi l'Atlantico a Roma e il Fabrique a Milano per i recenti concerti di Tommaso Paradiso. Quindi, a livello legislativo non esiste un decreto che dica "teatri sì, club no", però al momento non possono essere svolti i concerti col pubblico in piedi. La polemica su Sanremo, ques'anno più che mai è piuttosto sterile, nonostante capiamo tutta la frustrazione dei lavoratori.

Toto Barbato del Cage Theatre di Livorno (e molti come lui) non si schiera contro la capienza al 100% del Festival di Sanremo perché ogni riapertura è ben accetta e dà un segnale forte per un ritorno alla normalità: "Non più solamente per noi ma per i nostri figli. Al momento è impensabile fare un concerto in un club a marzo, ma spero che il Governo prenda atto di ciò che sta accadendo in Inghilterra, Irlanda, Spagna, perché dobbiamo uscire dall'emergenza. Dopo due anni non si può più parlare di emergenza e anche psicologicamente non possiamo più vivere così".

 

 
 
 
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Salmo, dalla sua, ha scritto un post su Instagram in cui chiede di poter fare musica live col 100% di capienza, senza mascherine, sedie, green pass e soprattutto senza autotune. Al di là dell'ultima battuta, per un po' di tempo sarà molto difficile poter fare concerti nei club senza mascherine o green pass, però la capienza al 100% e l'eliminazione dei posti a sedere sono traguardi raggiungibili non appena la quarta ondata della pandemia smette di mordere, quindi potenzialmente anche tra poche settimane.

In attesa di saperne di più nelle prossime settimane sulla sorte dei concerti della prossima primavera, ci sentiamo di guardare al futuro senza drammatizzare, coscienti del fatto che prima o poi dovremmo convivere col virus, che si va indebolendo grazie alla campagna vaccinale, senza vivere nascosti e privati della socialità, dell'intrattenimento e della cultura.

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L'articolo La polemica sulla capienza di Sanremo non ha senso di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-01-25 11:08:00

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