La prima volta che vai oltre: il racconto e le foto di Salmo a San Siro

Atteso da più di due anni, caricato di senso e di ansie, l'esordio del rapper sardo allo stadio di Milano è stato potente, liberatorio e a tratti estremo. Ecco quello che abbiamo visto tra poghi, flussi di autocoscienza e riappacificazioni improbabili

Salmo - foto di Maria Laura Arturi
Salmo - foto di Maria Laura Arturi

Comincia che sono sulla metro verso San Siro, due pischelli seduti davanti a me stappano una birra coi denti. Sembrano simpatici; sui venti, parlano tra loro di una serie TV che non conosco e dopo si chiedono se troveranno mai posto facilmente "al concerto di Salmo". Tempo tre fermate e il vagone si riempie. Pieno. L'aria è febbricitante, hanno tutti e tutte un guizzo luminoso negli occhi; cantano già, si agitano, non vedono l'ora al limite di una divertente psicosi collettiva.

Arriviamo che la gente è già lì. Tanti e tante sono ad aspettare da anni (FLOP è del 2021 e il tour negli stadi era stato rimandato a causa della pandemia, ndr); età varia, tantissimi e tantissime sono più giovani di me e come sempre mi tuffo in un'analisi sociologica sulla nuova generazione impossibile. E meno complicata di come mi ostini a credere.

È la prima volta per il rapper sardo allo Stadio Giuseppe Meazza – un mastodontico essere di cemento che si impone sulla periferia di Milano ovest. Salmo l'aveva annunciato come "un concerto estremo": un live-evento nel tempio della grande musica per ripercorrere (in una scaletta da palpitazioni) le sue canzoni più belle, i brani più significativi della sua carriera.

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Quello che, esattamente, è stato: uno spettacolo assurdo, accelerato e perfetto in ogni suo dettaglio. Dalla scenografia ai visuals, le luci, i geyser, l'esagerazione, il fuoco e le fiamme. Il sacro e il profano. Il pogo duro. Gli ospiti. Il talento rabbioso e strafottente. L'energia e la capacità di fomentare di un artista eclatante. Crudele, criminale, cinico, verissimo. Anche, come tutti e tutte, fragile Maurizio Pisciottu. Che, come pochi e poche in Italia, sa tenere così bene il palco. E può permettersi di dire tutto, come gli pare, anche se è troppo, anche se non è vero (tipo che Cardi B fa schifo).

È la prima data del suo Flop Tour, che riprenderà in autunno con 12 tappe nei palazzetti italiani. Dall'alto della tribuna sono tanti piccoli puntini colorati. Precisamente 50mila: schizzano in un boato all'inizio di 90MIN, quando a "Prego, sedetevi comodi. Sta cominciando lo show" la gente comincia a impazzire. E non smetterà più. Urleranno e balleranno tra i corpi degli altri e delle altre per tutta la durata del concerto, scambiandosi il sudore e muovendo pesanti le braccia e le teste a colpi di rap, boom bap e rock crudo.

Salmo - foto di Maria Laura Arturi
Salmo - foto di Maria Laura Arturi

Sudato fradicio, sexy a petto nudo ma pure vestito da prete, il rapper è accompagnato sul palco da Le Carie (la band composta da Daniele Mungai aka Frenetik, chitarrista; Jacopo Volpe, batteria; Marco Azara, chitarrista; Riccardo Puddu aka Verano; Davide Pavanello aka Dade, bassista).

Ogni canzone rimbomba nella cassa toracica ed esplode nelle orecchie. Deconcentrarsi è impossibile. Va tutto a mille – tra stage diving e la raffica di barre – fino a stopparsi all'improvviso in alcuni momenti, che lasciano tutti col fiato sospeso, a capire cosa succede. Uno di questi è dopo un paio di pezzi, quando Salmo impugna il microfono e dice solo una cosa: "Grazie". Il solito sguardo da diavolo diventa più morbido, si addolcisce, guarda il pubblico, cede lo spazio all'umanità – rimanendo comunque di una determinazione che fa paura – e riprende lo show.

Un altro momento è uno dei monologhi pazzeschi sulla vita vera e il successo "quanno precipita come 'na cometa de merda dentro la tazza der cesso" (tratto da Vivo di FLOP): un uomo con la scopa in mano, abbigliamento da lavoro e berretto. È Josafat Vagni (attore visto in Mondocane, Dove cadono le ombre e altrove), che guarda fisso davanti a se e alla fine della recita si becca il boato dello stadio intero.

Yoko Ono (2011) a metà scaletta fa tremare chi ama Salmo dalle origini, quando la maschera di Hellvisback (2016) il rapper "ce l'aveva in faccia e quello era il pezzo che ha consacrato Salmo per come lo conosciamo oggi", mi conferma qualcuno al mio fianco. Poi, La prima volta, un susseguirsi di ricordi che si aprono sul passato del rapper. E tengono San Siro per un attimo in silenzio, ad ascoltare. 

Dai mega schermi chi non è lì, sotto palco, segue da lontano lo spettacolo. "Voglio vederti sognare San Siro", inneggia a un certo punto Salmo. Prima del pogo di rito. Come Mosè, si prepara a dividere le acque: il pubblico comincia a separarsi lasciando dei buchi tra la folla: "Il pogo non è una rissa, è un ballo. Se qualcuno cade, lo rialzate", dice. Al segnale, il panico. E da sopra, sembra impossibile:

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A un certo punto la maschera di Hellvisback si gira di 180 gradi e si trasforma in una Cadillac Fleetwood (modello usato nella copertina del vinile di FLOP). La consolle con DJ Treeplo in simpaticamente playback che rappa con il microfono al conrtario e trasforma San Siro in un enorme, gigantesco e corale dance floor.

Poi, il momento della folata di ospiti. La comparsata di Fedez (discutibile e inutile quanto, ancora, le chiacchiere sul dissing e la riappacificazione fra i due; dai, un po' ha fatto ridere); Lazza (anche opening act, col sorriso e la faccia giovane, è una mina); Ensi (che si mangia il microfono ed è una bestia) e i 30 secondi di freestyle come a tornare ragazzini sul muretto sotto casa; poi la voce come un soffio angelico di Blanco (che avrei voluto rimanesse lì a cantare per sempre, nel coro universale de La canzone nostra); Nitro (con la sua camicia e le scarpe fluo, bello quando parla dell'inizio dei suoi 20 anni, spinto da Salmo); er Noyz sempre magico, sempre fomento. Unica pecca? Zero donne.

Lo Stadio San Siro illuminato dal pubblico per Salmo
Lo Stadio San Siro illuminato dal pubblico per Salmo

La notte si conclude in festa, con una promessa: Para Bailar la Bamba in karaoke col telefonino in mano. L'hardcore si spegne, si accendono le luci e sembra di essersi risvegliati di botto, la mattina di un giorno nuovo. "È stato come andare al cinema e a ballare insieme", mi arriva un messaggio da una mia amica mentre ci trasciniamo verso la metro, parti di una folla ancora palpitante. Da lontano, un angolo della mia mente riascolta l'urlo di Salmo. Grida piano: "La gente come me morirà da solo". E un po' ci credo, un po' spero di no.

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L'articolo La prima volta che vai oltre: il racconto e le foto di Salmo a San Siro di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2022-07-07 12:30:00

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