Punk ma per davvero

È fine gennaio, Sanremo è dietro l’angolo. Tempo del nostro consueto recappone punk. Ecco una manciata di uscite fresche (ma marce allo stesso tempo) che vanno dall’hardcore al pop punk, così che a schiacciarci sia un glorioso pogo e non le interminabili dirette dall’Ariston

Gli Aurevoir Sofia dal vivo al Rock n Roll di Milano - foto di @cp_prs e @allternative.it
Gli Aurevoir Sofia dal vivo al Rock n Roll di Milano - foto di @cp_prs e @allternative.it

Tutti i mesi, quando la redazione mi dà il via per il periodico recap casinista di casa Rockit, il paté d'animo inizia a borbottare. Dover consegnare questa paginetta ricapitolativa scrivendo di un qualcosa di oramai così indefinibile come “nuove uscite punk da tener sott'occhio” finisce all'istante per diventare concausa del logorio della mia vita moderna. Sia perché, osservando attorno, di questi tempi a non esserci proclamati punk siamo rimasti solo io e te. Sia perché, ascoltando attorno, nella valanga di nomi c'è quanto basta per non venirne a capo. E non essendo astemio, non c'è Cynar che tenga per mandare giù tutto.

Alle volte rimpiango quando sul defunto Psycho scrivevo le recensioni per la rubrica “No Frills!”, la cui raison d'etre almeno era ben chiara fin dal nome: fare il lavoraccio sporco, essere la cattiva coscienza che ricorda ai poveri malcapitati che fare musica non è per tutti. Poi capita che nei miei piani ci fosse la volontà di iniziare segnalando finalmente l'uscita fisica per i milanesi Narkan, autori (auto-prodotti) a maggio di Lobotomizzati, dischetto chaos-punk che sa più di vecchia scuola TOHC di quelli che a Torino ci vivono e ci suonano, ma noto che la mia dritta era fallace e quindi non ne troverete neanche stavolta niente se non questa breve esasperata citazione - solo perché sono 8/9 mesi che rimando.

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Avevo già Urano e la Luna nel Leone, la penna stilografica con l'inchiostro blu, e invece mi tocca ancora aspettare, come toccherà farlo a tutti fino al 15 marzo per il disco-tributo dei viterbesi grindcore Neid alla scena HC a cavallo tra i Novanta e primi Zero, con base di Affluente e Contrasto, passando per i Frammenti e tanta altra ciccia, il tutto con grafica curata dal sub-comandante Zerocalcare. Titolo: Still Offensive.

Finita con i parenti dei “figli che ora raccolgono la mai troppo narrata eredità hardcore degli avi”, i bergamaschi The Last Confidence hanno colpito al cuore del punk rock indipendente quanto basta per arrivare al giro di boa dei dieci anni con quattro dischi e una nuova raccolta di canzoni, 10 Years, 10 anni, che non sfigura affatto davanti alle più recenti e blasonate uscite in stile pop punk e skate punk europee -  e sembra molto più giusta di tante ristampe che di nuovo hanno solo la diversa colorazione del supporto inciso e neanche un remaster. Ciò che esce dalle due casse dello stereo è la musica di qualcuno venuto su a The Wonder Years, Spanish Love Songs, Menzingers, Title Fight e non so cosa piuttosto che tutta la benemerita scuola pop punk anni '90 fatta di Senzabenza, Fichisssimi e poi Derozer, Mondo Topless e via ricordando. Il suono del gruppo continua a girare con la stessa marcia che abbiamo imparato a conoscere, il piede batte sul pavimento e tiene il tempo, la testa dondola senza perdere l'attenzione su ciò che sente e ogni brano trova il suo acme nel ritornello, spesso canticchiabile al primo ascolto. Dieci canzoni a spirale con un loro centro ben preciso: il momento di catarsi, quando probabilmente ai concerti le persone esploderanno in boati di singalong.

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Nel difficile il mestiere dello scrittore di canzoni di modernariato punk, eternamente combattuto fra la tentazione di strizzare l'occhio ad un proprio pubblico e quello di esternare le proprie urgenze nella speranza di sorprenderlo comunque. I torinesi Scheletri decidono di rischiarsela il giusto, ma mai quanto il bresciano Gab De La Vega. Il colpaccio di vendere dieci milioni di dischi con canzoni in bilico tra aggressività (sempre minimale in termini di accordi) punk e ruffianerie (con arrangiamenti sempre curati) pop non viene bissato da trent'anni, dal 1994, da Dookie dei Green Day per capirci, e certo non accadrà adesso e qui per una produzione italiana, ma Torino, iconografico titolo del primo full-length degli Scheletri (che voci di corridoio vogliono freschi d'inserimento di Enrico dei Menagramo alla batteria dopo una caterva di amici e turnisti), però, contiene otto tracce su cui molti potrebbero trovare giuste indicazioni (30% Ataris, 30% Gob, 15%  No Use For a Name, 15% Jimmy Eat World, 10% Verdena) per fare le cose bene. Perché, quando nel rock arriva qualcuno a ricordare che nulla si crea e nulla si distrugge, tanto vale rimettersi a studiare bene.

Gab De La Vega, invece, esce di testa con i due singoli apripista del suo nuovo disco: Off My Chest e Northern Light. Mentre intaccati e saputelli parlano di folk-punk e qualcosa-punk perché se non metti “punk” allora non è veramente punk (ma quanto è punk invece l'esatto contrario?), Gab in questa decina di minuti svela numerosi lati della sua cifra musicale, che passa dallo skiffle a Simon & Garfunkel, dal vintagismo dei The Last Shadow Puppets alla poetica loungecore col manico d'ottone di Grian Chatten. Se l'album completo riuscirà a illustrare la stessa visione potente, diretta e composita sulla lunga durata potremo trovare veramente un artista di alto profilo, indipendentemente dalla conventicola dei fissati.

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Proseguiamo, con tre nomi come buona risposta a chi critica l'attuale corso del indie-rock, prove che il punk e e le sue declinazioni è ancora vivo e vegeto e pronto a dire qualcosa di interessante quando il resto langue. Senza dubbio i più grandi sono gli Enthused da Codogno. Giunti dopo cinque anni d'attesa alla loro quarta prova, Better Late Than Never è dotato non solo di energia e melodia difficilmente riscontrabili ma anche di un'enorme capacità esecutiva e compositiva, con un'estetica (come direbbe Stanis La Rochelle)  “molto poco italiana”, una volta tanto. Li guardi e ti tornano alla mente i Get Dead, li ascolti e pensi al college-punk che dai NOFX va ai Millencolin, per alcuni stacchi, agli MXPX, con vari accenni di nuova scuola, alla Chaser, per dire, in una raffica di otto brani privi di cadute di tono. Ad avercene.

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Come ad avercene di Aurevoir Sòfia, pure soltanto a Cinisello Balsamo da dove vengono, e invece temo che non fanno media neanche là. Cadillac II segue la scia di quella Cadillac uscita tre anni fa via Professional Punkers ma con cantato bilingue e un tiro meno teso, più cadenzato, rappato, pure sempre di matrice Gallows o comunque british, forse virata concettualmente verso gli High Vis - ma sono dettagli.

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Chiudiamo con Critical Habits, raccolta di tutti i singoli usciti negli ultimi tre/quattro (?) anni dei vicentini Nothing About Me con l'aggiunta di due inediti, Replace e Anthem, a creare un piccolo masterpiece che potremmo prendere a tutti gli effetti come debutto (se non vi siete presi la briga di andarvi a scovare tutti e sei i primi estratti) di questa nuova giovane formazione veneta che dice di essere venuta su a pane e “The Story So Far, Knuckle Puck, State Champs... ma anche Blink 182 e Ligabue!”. Habits è pieno di momenti deliziosi ma soprattutto possiede una delineata personalità sonora capace di fermare il timing dei pezzi sui tre minuti, con una precisione svizzera, evitando tutte quelle lungaggini e sovrastrutture con una bella grana di onestà e ruvidezza che con altri finisce per mancare, convinti che in pop-punk quel “pop” possa prendesi la briga di snaturare quel “punk”.

A questo punto, visto che il mio excursus, come sapete bene, “pò esse piuma o pò esse fero”, anche col rischio che scrivere di sola musica potrebbe fare storcere il naso allo zoccolo duro di lettori che “Ma io Rockit lo leggo solo per scoprire le nuove canzoni”, non me ne curo e vado a segnalare il redivivo Nicola Bologna Violenta Manzan (col fido Vagnoni alla batteria) che, con Tuk Tuk Extravaganza, inizia i festeggiamenti per i vent'anni di bervismo musicale che si terranno nel 2025. Tuk tuk races are coming your way, so forget all your duties (oh yeah!). Extravaganza è un singolo dai contorni grind-indian-core per un ritorno dopo quattro anni di cui ancora non si sanno bene i dettagli. Come sempre ne consigliamo la dimensione live in come esperienza che si muove di pari passo ai visual disturbanti che Nicola crea. Tuk Tuk come brano ne conferma soltanto il valore basilare, come “scusa”, come ideale seguito di quanto espedito dall'omonimo album fin'ora.

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L'articolo Punk ma per davvero di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2024-01-22 11:11:00

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