Foto di Marco Becker
Sandro Giorello approda al M.A.G! Party milanese, beve quel tanto per alleggerire la sua lucidità e si lancia in una serie di interviste selvagge. Nel mirino non solo gli artisti del party ma anche una folta parte del pubblico. Una carriera giornalistica “quasi promettente” rovinata per una burla primaverile? Ecco a voi il resoconto di quanto è successo…
Milano, 24 marzo 2006.
E’stato delirante. Tutto è cominciato alla prima consumazione ed è finito, poco dopo, a causa della consumazione stessa (alla vista di tutto quel J&B, i miei 5 sensi hanno deciso di prendere vacanza). Ok, capisco che possa essere antipatica questa posa da giornalista ubriacone. Ma è andata proprio così: con un solo talloncino free-drink ho avuto in regalo un bicchiere da birra, con il whisky che la lambiva la tacca dei 33cc. Da lì in poi, la serata ha avuto un unico obbiettivo: bere tutto quanto. Dovevo onerare il regalo. Avevo tempo. Non c’era fretta.
La musica? Chennesò, i gruppi suonavano e la gente urlava. Quindi, andava tutto bene. Non mi ponevo problemi aggiuntivi. Nella tasca destra dei pantaloni avevo il registratore, nella mano destra il bicchiere di voisapetegiàcosa. Ho deciso di fare qualche domanda in giro.
Le interviste ai gruppi.
Il primo a capitare sotto tiro è Babalot. Gli chiedo: “Cosa vorresti bere ‘sta sera?” Lui, timido: “Un’acqua minerale grazie, io bevo solo acqua”. Sferro la seconda domanda: “Ti reputi una prostituta dell’emozione?”. Non capisce la domanda. Cavolo. Gli spiego nuovamente: “Dal momento che vendi le tue emozioni sottoforma di musica, ti consideri una prostituta?”. Lui risponde: “Non le vendo perché non vengo pagato”. Ha ragione, uno a zero per lui. Fermo di sfuggita Max Collini e gli chiedo: “Max cosa hai bevuto sta sera?” Lui: “Acqua, come al solito”. Continuo: “Ti consideri una puttana del sentimento?” Lui: “Questa è una domanda che non mi hanno mai fatto, mi considero una troia del socialismo tascabile”.
“Alberto Motta, cosa hai bevuto questa sera?” Lui: “Vino, rhum, birra, tequila, vodka”. (A veder la sua faccia, considererei questa risposta onesta e veritiera). Io: “Ti reputi una puttana del sentimento?” Lui: “Assolutamente si e assolutamente no. Soprattutto puttana e soprattutto sentimento”. Dulcis in fundo, Francesco Bianconi. Gli chiedo cosa ha bevuto. Lui risponde: “Birra, vino”. Riguardo l’essere o meno una puttana, risponde: “no, no”.
Le interviste al pubblico.
“Ciao per chi sei venuta?” Lei: “Baustelle ”. Io: “Cosa ne pensi di questi gruppi che usano i sentimenti solo per vendere più dischi?” Lei: “Ma non penso siano sentimenti, penso che ognuno faccia musica cantando quello in cui crede. I sentimenti sono a prescindere dalla musica. Ci sono sempre”. Io: “Quanti anni hai?” Lei: “Ventuno”. Fermo una venticinquenne, venuta anche lei per i Baustelle. Appena sente l’altra domanda scappa via. Continuo diretto su nuove prede, ormai mi sento entrato nel ruolo. Chiedo a un ragazzo per chi è venuto. Lui dice: “Per gli Offlaga”. Alla seconda domanda risponde: “Ognuno dice quello che vuole. Se poi uno riesce a seguire i sentimenti della gente e vendere, tanto meglio. Non penso ci sia la distinzione tra commerciale e non commerciale. E’ giusto che i dischi vengano venduti, per cui è anche giusto essere commerciali”. Aveva trentuno anni. Un altro: “Per chi sei venuto?”. Lui “Per gli Offlaga Disco Pax”. Gli faccio la domanda successiva, mi dice: “Che domanda è? Non usano i sentimenti per vedere i dischi”. Aveva ventisei anni. Infine, un ultimo ventunenne: “Per chi sei venuto?” Lui: “Per tutti e due, sai, gli ultimi due gruppi che hanno suonato”. A quella dopo risponde: “E’ normale no? Uno parla di quello che è. Sé stesso e gli altri. E’ la vita normale. E’ normale che ci siano i sentimenti”.
E’ stata una serata intesa. Mi sono innamorato ben tre volte: la prima si trattava di una giovane ventenne che non sapeva assolutamente nulla di musica. Era venuta solo per reggere il gioco ad una sua amica, gran fan dei Baustelle, che voleva a tutti i costi conoscere Francesco. Era graziosissima. Dopo un po’ non l’ho più vista. La seconda aveva due occhi bellissimi, con molti brillantini sparsi. Luccicava come la via lattea. Ho scoperto che era sposata (mi chiedevo cosa ci facesse in un backstage così fornito di super alcolici e con così tanti maschi sbronzi). L’ultima era quella giusta (e da qui in avanti non posso dire più niente)
Ho dormito da Carlo Pastore. All’alba ho preso un treno diretto verso casa. Johnny Cashmi ha accompagnato durante il ritorno. Johnny, spero che tu abbia cura di me… Da qui in avanti ne avrò bisogno.
PS: Carlo Pastore russa da matti. Ringrazio coloro che si sono prestati a questa stupidata. Con affetto.
I nostri contributi:
Milano-Roma costiera 130 all'ora, di Carlo Pastore
Puttane e superalcolici, di Sandro Giorello
Dal diario di Sara, di Sara Scheggia e Sara Loddo
Il 25 marzo ed io (e noi, e tu), di Margherita Di Fiore, Simone Cosimi e Andrea Borraccino
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L'articolo Puttane e super alcolici di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2006-04-04 00:00:00
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