Timoria - Qube - Roma



Non sono completamente soddisfatto. Esco dal concerto e mi manca qualcosa.

La serata e' organizzata da RadioRock e, come tutti i Giovedi, la popolare emittente, nonostante l'ormai riconosciuta svolta commerciale, regala concerti gratuiti alla platea romana, proponendo artisti affermati insieme a qualche giovane formazione locale, per un palinsesto che fino ad ora si e' mantenuto su un buon livello.

Il locale destinato a questi eventi e' il Qube, edificio su tre piani diroccati e riarrangiati con allestimenti di decadente ferraglia quasi post-nucleare, con un'acustica accettabile, specie se paragonata alle (poche) realta' romane adibite ai concerti rock.

Ore 22 e qualcosa... salgono sul palco i Timoria, disponendosi a zona su due file, con Pedrini al centro dell'attacco (e dei riflettori).

Il singolo Sole Spento scalda subito gli animi e mi vien da pensare che sto per assistere a una serata da ricordare, anche perche' Cielo Immenso continua a tenere alto il coinvolgimento di una sala molto gremita.

In realta' le premesse non vengono completamente mantenute dato che il concerto sale e scende, tra emozioni forti e qualche calo di attenzione.

Sinceramente mi aspettavo una scaletta che andasse oltre la promozione dell'ultimo album, che seppur piacevole non riesce ancora a far vibrare le anime di quelli che erano lì per fede, invece Omar decide di suonare prevalentemente El Topo Grand Hotel, che senz'altro offre il campo per spunti sfiziosi anche in versione live, come nel caso della variopinta title track o del gustoso groove di Mexico, ma che, almeno a livello emotivo, ancora non ha l'impatto epico degli episodi storici della band.

Cosi' accade che i momenti di vera tensione sono legati all'impetuosa Brain Machine e, nemmeno a dirlo, a Senza Vento, brano in grado di sconvolgere al primo accordo, come solo i grandi classici sanno fare.

Alba Fragile, idea di Illorca, e Vincent Gallo Blues provano a spruzzare calore sul pubblico, ma non raggiungono la temperatura di Via Padana Superiore e dell'ormai leggendaria Sangue Impazzito, suonata con Hey Jude e La Citta di Eva in un medley che ognuno dei presenti canta da dentro, fregandosene se Omar sbaglia qualche accordo.

Dopo un paio di canoniche entrate-uscite dal palco, con tanto di cover dei The Who, i Timoria salutano il pubblico concedendosi un bagno di folla, composta per lo piu' da giovani ragazzi entusiasti che salgono sul palco per abbracciare Omar e compagni dopo il bis di Sole Spento, il brano che segna la nuova ripartenza dei Timoria e che chiude un concerto saporito ma incerto, confermando l'impressione di una band in cerca di riscatto, ma che ancora non riesce a trovare la grinta e la concentrazione che l'hanno accompagnata per anni.

Senz'altro il pubblico comincia a digerire la nuova formazione, che da due anni e' ormai stabile con gli innesti del tenace e simpatico percussionista Ummarino e del vocalist, quel Sasha che continua a fare tenerezza... si vede chiaramente che ha passione e buone doti, ma continua a rimanere in disparte, non tanto per la soggezione legata al ricordo di Renga, quanto per l'ingombrante presenza di un Omar Pedrini che, dopo aver fatto pace con la poesia, vuole riprendersi tutta la propria musica.

La strada imboccata sembra essere quella giusta, vediamo se Joe riuscira' a percorrerla tutta...



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L'articolo Timoria - Qube - Roma di Stefano "Acty" Rocco è apparso su Rockit.it il 2001-04-05 00:00:00

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