Rabbia, anarchia, disperazione: musica per elezioni da horror

Da Giorgio Gaber a Willie Peyote, dal punk anarchico agli spot elettorali in versione canzone, qualche brano adatto per prendere la rincorsa e andare alle urne a votare, o per scegliere un programma alternativo e lasciare andare tutto come deve andare

Una perla di pop art a tema
Una perla di pop art a tema

Pronti, via: si vota! Una matita, un paio di schede, una croce da apporre su di un simbolo e il gioco è fatto. È la democrazia, bellezza. Certo, si potrebbe anche scegliere di starsene a casa, di adagiarsi sul vecchio detto “Se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare” (Mark Twain dixit? Forse) ma non sarebbe la stessa cosa.

Il nostro voto è là, tra le fauci dalla maratona Mentana o da un Bruno Vespa pronto a riciclare qualche plastico in caso di emergenza. E poi le proiezioni, meglio se fasulle, le dichiarazioni del politico di turno deciso a raffrontare i voti del proprio partito con i risultati del 2018 o, volendo, con le regionali del 1982, l’importante è non ammettere di aver perso. Un mondo meraviglioso! Qualunque sia la vostra decisione, siamo pronti ad offrirvi dieci canzoni da usare come colonna sonora per la domenica più calda dell’anno, tra rabbia, qualunquismo, fiaccole dell’anarchia e matite perfettamente temperate da portare via. 

 

Equipe 84 - 15 giugno 1975

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È il 1975 e l’Equipe 84 è pronta a lanciare i suoi ultimi rantoli. Il beat è morto da un bel po’, i tempi sono grami e, per risparmiare, Maurizio Vandelli e compagni (già, compagni…) si riappropriano della musica di “Clinica fiori di loto s.p.a.” e ne cambiano il testo, trasformandolo in un invito a votare PSI alle elezioni amministrative del 15 giugno 1975. I risultati, per i socialisti, furono così così, e da lì a poco si aprirà l’era del cinghialone, al secolo Bettino Craxi, mentre falce e martello lasceranno il posto a un garofano rosso sbiadito. Degno di menzione anche il lato B del singolo, il recitativo “Felice Allegria: io la penso così”, occupato da un garrulo Enrico Montesano, anch’egli convinto socialista, per giunta preoccupato della sorte degli operai, dei capitali che se ne vanno all’estero e del pericolo fascista. Quanto tempo è passato…

 

Fabri Fibra feat. Colapesce, Dimartino - Propaganda

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In fondo, la politica è solo questione di propaganda. Di apparire e non di essere, di spararla grossa e di convincerti che l’uomo della provvidenza esiste e tu lo voterai. Fabri Fibra, Colapesce e Dimartino: in tre per tirare fuori una storia di ordinaria disperazione, che parte dal un licenziamento e arriva al momento fatidico delle elezioni, quando l’unto del Signore di turno ti convincerà che il cambiamento è solo questione di un attimo, sarà sufficiente mettere la croce sul simbolo giusto. Passano gli anni, e cinque son lunghi (“Propaganda” cita Adriano Celentano, ma non in questo modo…), un altro salvatore della patria si materializza e la giostra riprende a girare. Tutto cambia perché nulla cambi. 

 

Frankie Hi-NRG - Rap lamento

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Il campionamento della sigla di 90º minuto è geniale di per sé, i paragoni tra la politica e il mondo del calcio che non perdona chi cilecca seguono a ruota. La partita si gioca nel segreto dell’urna, chi riesce a trovare un posto in Parlamento vince la schedina e si dichiara disponibile alla campagna acquisti. Il consiglio di Francesco Di Gesù, aka Frankie Hi-Nrg, è istruttivo quanto efficace: “Quando sei in cabina, che giochi la schedina, ricordati che sei colonna di un sistema. Valuta un po’ prima rametto o bandierina, scegli attentamente il tuo prossimo problema”. Nel frattempo il rametto si è dissolto, ma la bandierina sventola ancora. Anche se senza il vigore di un tempo.  

 

Giorgio Gaber - Le elezioni

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Quando si vota splende sempre il sole, fateci caso. A volte no, è vero, ma fa nulla. Guai a rovinare la poesia delle urne e il compimento della democrazia. Per Giorgo Gaber, e Sandro Luporini, autore del testo di Le elezioni, il voto è un’esperienza quasi orgasmica: la gente è cordiale come non mai e persino i Carabinieri sembrano più rassicuranti. E poi le schede, quella matita, così perfetta e temperata. Un peccato lasciarla lì, tanto che Gaber chiude la canzone descrivendo un furto bello e buono: “Io quasi quasi, me la porto via… Democrazia…”.  

 

 

Rino Gaetano - Ti ti ti 

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Rino Gaetano piace un po’ a tutti. Persino ai politici. Che l’hanno messo in mezzo più di una volta, da destra a sinistra, usando le sue canzoni senza tenere conto che il buon Rino avrebbe potuto reagire solo rivoltandosi nella tomba. Ti ti ti la dice lunga sulla considerazione che il cantautore nativo di Crotone aveva nei confronti dei nostri rappresentanti istituzionali: “A te che non ami i servi di partito che ti chiedono il voto, un voto pulito: partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri”. O tornano a fare i bibitari.  

 

Le luci della centrale elettrica - La gigantesca scritta Coop 

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La pianura padana, il feroce settembre, i CCCP si sono sciolti. E poi i parchimetri, i centri commerciali e i benzinai. L’immaginario del primo Vasco Brondi, o meglio, delle Luci della Centrale Elettrica, è in buona parte tra il testo di La gigantesca scritta Coop, parte integrante del fulminante album di esordio, Canzoni da spiaggia deturpata. Una canzone che contiene una dichiarazione di non voto: “Sarà la prima volta che non andrò a votare, sarà la prima volta che non andrò a puttane”. Cosa avrà voluto dire? 

 


Paolino Paperino Band - Fetta

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“Io, quando sono andato a votare, ho messo una fetta di prosciutto in mezzo alla scheda!”. Quante volte abbiamo sentito questa storia dall’avvinazzato di turno? Ma se lo facessimo davvero tutti quanti? La Paolino Paperino Band sembra auspicarlo, almeno a giudicare dal testo della loro Fetta: “Invece di mettere una croce sulla scheda, metti una bellissima, simpatica, meravigliosa fetta! Di salame o di prosciutto. Fetta! Con il ketchup o con lo strutto. Fetta! Di mortadella o di pancetta. Fetta! Alle europee tu voti fetta! Rendiam le nostre schede che son tante un paciugo ripugnante. So che non è bello e non è figo, ma il mio voto è dentro al frigo!”. Astenersi vegani.  

 

Punkreas - Anarchia

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Votare? Perché mai? Le urne si possono anche disertare, non c’è appello che tenga: “Votate, votate per chi vi pare ma votate”. Ma anche no. Per i Punkreas la questione è semplice: secondo il testo di Anarchia, il Presidente della Repubblica dovrebbe finire tra le fiamme di un rogo, perché lo Stato borghese si abbatte e non si cambia. Parola di Lenin, che anarchico non era ma, ma come esempio può andare bene comunque. I suggerimenti dei Punkreas non finiscono qui, e trovano la quadratura del cerchio con le seguenti invettive: “Comprimi il candidato, vai contro lo Stato. Non votare niente, non votare niente, buttaci una bomba, non votare niente”. Sempre esplosivi, i Punkreas. 

 

Willy Peyote - Portapalazzo

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Porta Palazzo, Torino. È probabile che Willy Peyote abbia bazzicato spesso da quelle parti. Dove trovi un po’ di tutto. Persino gente che si candida alle elezioni. Fa nulla se il passato non è proprio cristallino: “Sai, quel mio vecchio compagno di scuola si è candidato, quello con i pezzi di scooter rubati nello scantinato”. Un curriculum niente male. Sarà il caso di votarlo? Di votare? Il dubbio rimane: “Sui manifesti elettorali ex compagni universitari. Brava gente, persone normali, ma io non so neanche se voterò”. Ma se voti il vecchio compagno di scuola di cui sopra, forse rivedi la marmitta del Burgman. 

 

Rancore & Dj Myke - Non esistono

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I nostri vecchi hanno preferito non complicarsi troppo la vita. Politica compresa. Pochi partiti e con una chiara ideologia alle spalle: comunisti, socialisti, liberali, democristi e qualche alleato di contorno, con gli eredi dei fascisti saggiamente tenuti fuori dall’arco costituzionale. Ora il caos regna sovrano: partiti e partitini abbondano e spesso nascono da motivazioni risibili, se non assurde. Ma i partiti, oggi, esistono davvero o sono ridotti a misteriose entità virtuali? Se lo è chiesto anche Tarek Iurcich, meglio conosciuto come Rancore, quando spiega: “Vado a votare partiti che non esistono”. E che scompariranno a breve.  

 

 

 

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L'articolo Rabbia, anarchia, disperazione: musica per elezioni da horror di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2022-09-23 12:08:00

Tag: politica

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