Cosa pensava Rachmaninov del futuro della musica

Nel 1931 Rachmaninov fu invitato dalla rivista Gramophone a dire la sua sul futuro della radio. Ecco cosa ne pensava uno dei più grandi compositori della storia della musica.

Sergey Rachmaninov
Sergey Rachmaninov
07/05/2015 - 10:41 Scritto da Redazione

Nell'aprile 1931 il pianista e compositore Sergej Rachmaninov fu invitato dalla rivista inglese Gramophone a dire la sua sul futuro della musica. In particolare, il musicista russo espresse con chiarezza la sua opinione sulla radio (che in quegli anni iniziava a diffondersi in tutto il mondo) e sulla superiorità dei dischi e del grammofono. Vi riportiamo la traduzione di alcuni estratti del suo articolo (qui per leggerlo per intero).

 

Poco tempo fa sono stato chiamato ad esprimere la mia opinione sul valore musicale delle trasmissioni radio. Ho risposto che, secondo me, la radio ha un'influenza negativa sull'arte: distrugge tutta l'anima e il vero significato della musica. A partire da queste dichiarazioni in molti si sono chiesti perché, disprezzando così tanto questo tipo di tecnologia, mi presto a registrare musica per il grammofono, come se le due cose fossero connesse intimamente in qualche modo misterioso.

Mi sembra che il moderno grammofono e i moderni metodi di registrazione siano musicalmente superiori in tutto e per tutto alla trasmissione senza fili, in particolar modo quando si parla della riproduzione del suono del pianoforte. Sono cosciente del fatto che la registrazione dei suoni del pianoforte non è stata sempre di buona qualità come lo è oggi. Dodici anni fa, quando registrai per la prima volta con Edison in America, il piano uscì fuori con un suono fino e tintinnante. Suonava esattamente come una balalaika russa, che come saprete è uno strumento a corde che somiglia ad una chitarra. E i risultati ottenuti nel 1920 quando ho iniziato a registrare per "His Master's Voice" erano molto lontani dell'essere soddisfacenti. È solo grazie al perfezionamento della registrazione elettrica degli ultimi tre anni, e al miglioramento incredibile dei grammofoni stessi, che oggi ci è possibile riprodurre il suono del pianoforte con una tale fedeltà, varietà e profondità di tono.

Posso dire senza esitazione che le moderne registrazioni del suono del pianoforte fanno piena giustizia al pianista stesso. Parlando della mia esperienza, credo che i miei dischi possano solo che accrescere il mio prestigio come artista. Non che i risultati eccellenti siano limitati al mio lavoro. Ho sentito molti buonissimi dischi di tanti altri pianisti e in ogni caso le caratteristiche essenziali della performance di ognuno è stata preservata e catturata al meglio.

Di fatto, tramite il grammofono possiamo ora offrire al pubblico delle esibizioni molto simili a quelle dei concerti. I nostri dischi non dovrebbero deludere nemmeno l'ascoltatore più critico che ci ha ascoltato dal vivo: alle milioni di persone che non ne hanno avuto la possibilità, i dischi trasmettono un'impressione giusta e accurata del nostro lavoro. Inoltre, cosa più importante, registrare per il grammofono permette all'artista di soddisfare sé stesso.

Per natura, io sono un pessimista. Sono raramente soddisfatto fino in fondo delle mie performance, sento sempre che avrei potuto fare di meglio. Registrando i dischi in realtà è possibile raggiungere molto da vicino una sorta di perfezione artistica. Se la prima, la seconda o la terza volta non suono al meglio, è possibile registrare ancora e ancora, distruggere tutto e rifare tutto daccapo finché sono contento dei risultati.

L'artista che lavora con la radio, che non ha l'opportunità di ascoltare in tempo reale il risultato della propria performance, come fa ad avere questo tipo di soddisfazione? Per quel che mi riguarda, non mi piace la musica in radio e la ascolto raramente. Ma da quel che ho sentito non credo che la miglior performance trasmessa in radio possa soddisfare un artista sensibile. (...)  

 

Quando ho iniziato a lavorare per la His Masters Voice 10 anni fa gli affari andavano a meraviglia, anche se non erano disponibili dischi di alta qualità. Oggi che abbiamo registrazioni di prima classe, gli affari vanno peggio di sempre. Per questo penso che la causa di tutto ciò sia da additare alla mania universale per la radio. Non intendo in nessun modo sminuire il valore scientifico delle registrazioni radio, le sue meraviglie o i suoi vantaggi per l'umanità. Immagino che se mi trovassi in esilio in Alaska, per esempio, sarei molto grato di ascoltare anche un pallida registrazione musicale tramite una radio. Ma ascoltarla in grandi città come Londra o New York dove si potrebbe andare ad ascoltare concerti dal vivo, per me è un sacrilegio. La radio è una grande invenzione, ma non per l'arte. 

Paragonare il valore musicale della radio con quello del grammofono significa comprendere che il grammofono ha conferito al musicista un dono inestimabile: la permanenza della sua arte. Ascolti un recital alla radio, e un momento dopo è finito, andato. Ma un disco suonato al grammofono può preservare per sempre l'opera dei migliori artisti. Pensate cosa avrebbe significato per noi avere delle registrazioni di Liszt, il più grande pianista della storia. Invece possiamo solo lontanamente immaginare come dev'essere stato sentirlo suonare. Le generazioni future saranno più fortunate perché i più grandi musicisti dei nostri tempi, tramite i propri dischi, saranno molto più che semplici nomi per quelli che verranno dopo di loro. (...)

Per questo, credo che la grande maggioranza dei musicisti e degli amanti della musica non possa che reputare il grammofono come la più grande delle invenzioni musicali moderne.

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L'articolo Cosa pensava Rachmaninov del futuro della musica di Redazione è apparso su Rockit.it il 2015-05-07 10:41:00

COMMENTI (2)

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  • donato.sambuco 9 anni fa Rispondi

    Corro a comprarmi un grammofono!

  • Andy-Rocchi 9 anni fa Rispondi

    E qui è 1 a 0 per il Grammofono.