Per dirla come quel tale che col sorriso magico che lottava, utopico e credulone, per riuscire a dire almeno una volta di avercela fatta: ho certi cazzi, che manco voi che siete partici l'avete visti mai! E forse proprio per questi (cazzi, non fosse entrato il concetto) sono nella fase del Recappone in cui, da fruitore di lungo corso di musica nuova, mi relaziono proprio col nuovo, per quello che questo termine possa volere significare, come se tutto in blocco non avesse più (molto) senso.
Sia perché partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri, come se la cantava l'autore di Ti Ti Ti, utopico e credulone anche lui; sia perché io sto così e mi arrivano mail dei soliti istrionzi che mi chiedono la terza conferma per l'articoletto del projeto con in formazione gente con disturbo narcisistici di personalità, che magari glielo faccio anche e neanche ringrazia o lo condivide perché viene dal punk e dal noise o altre varie miserie. Accertato e accettato quindi che ogni Recappone corrisponde una nuova consciousness che se la tua chitarra non vale niente questa rubrica vale quel che vale, sciente d'essere stordito come Jean Louis Trintignant alle prese con la scoperta dell'attacco al cuore dello Stato, inizio orsù l'analisi alla parte più “core” della Scena. Perché tanto vale provarci comunque.
Tanto più che, come cantano i pop-punk WEL nel loro singolo, Strobo, è chiaro che no, non cambieremo mai. Per quanto detto, dopo un dibattito sul gruppo Tele di riferimento, nel quale i messaggi andavano da “Ma chi te lo fa fare!” ad “Adesso ho capito perché Minutolo e, prima di lui, Veronese, hanno appeso la penna al chiodo e incominciato a vivere” manco fosse Trainspotting, mi prometto di non superare le 5 righe per titolo. Che sarà comunque più di qualsiasi reel su Instagram.
Il 31 marzo alle 10:52 sono venuto in possesso di Life In Minor, il nuovo EP dei Noverte. Ossia 13 minuti e 17 secondi di architettura skramz intensa ed emozionale intuibile fin dal titolo. Un epico e romantico, suggestivo e lirico, trasversale e devastante pezzo di emocore urbano. Copertina bella in modo assurdo, mi chiedo da un mese perché non siano al VEHC di quest'anno. Primo dei due split da ascoltare questo aprile, quello tra i romani Minus Hero e i genovesi Swear, che prende il nome dalle due band coinvolte. Un brano per side a testa ed è veramente un bel sentire. Di questi tempi in cui abusare della parola shoegaze è un crimine, fate ascoltare questo interscambio tra punk e gaze a tutti i gruppacci che paventano influenze inesistenti senza avere mai ascoltato band giuste e finendo per fare solo del mestissimo indie.
Dopo i singoli dell'anno scorso, esce anche il debutto sulla lunga (lunghissima? ricordo una MC di dieci anni fa) distanza (Tempio Inganno) degli Astio, a ricordarci non solo che a Trento l'agipunk è presente ma ha anche un respiro internazionale grazie a incursioni post-punk di matrice primi Havah, Soft Moon e Marbled Eye. La produzione è tanto lo-fi quanto ci-sei ma le buone orecchie si renderanno conto immediatamente di essere nel posto giusto come una giacca di pelle ad aprile. La prima cosa che penso con Natura | Morta degli Asino di quel Giacomo Ferrari oggi probabilmente noto più per i Liquami che per il suo gruppo principale, questo, sono i BIG | BRAVE. Sia per il trattino in mezzo al nome dell'inscalfibile terzetto di Montreal e di tutte le tracce di questo disco, sia perché nel solco del metal più sperimentale e quindi politico anche qui ci troviamo in un limbo tra roba Neurot, Southern Lord e Thrill Jockey. Ma non per questo le bizzarrie del duo di Carrara sono meno interessanti di quelle più boostate. Anzi.
Ci sono almeno due cose che mi fanno sballare dei bolognesi Firecraker. La prima è che, venendo fuori da anni a lottare, fanno dischi completamente fuori-logiche di mercato; la seconda è che fanno quel genere che nelle mani di Claudio Sorge avrebbe un 9 secco. Ora, io mi chiamo Giorgio Moltisanti, ma Not Your City resta un lavoro psychedelic garage (de facto) punk per cui citerebbe roba assurda tipo Gluecifer, Cosmic Psychos, Replacements e The Chats strappandomi un sorriso e non andando troppo distante dalla realtà.
Al terzo capitolo, i veterani Mai/Lamanna a nome Divus si guadagnano anche una domanda sul “Box Musica” del sabato di Disappunto - che risponde bene, notando come questo commonly known as Divus 3 finisca nelle fila di chi si lascia ascoltare ma non resta in questo presente troppo veloce per dischi di smokey jazz di estrazione avant-ambient che sembrano fare tutto per rimanere nella nicchia di chi (se la) suona/ascolta più per se stesso (e sta bene così) che per una collettività. Molto più comunicativo, ed è assurdo, lo split OVO/MAI MAI MAI, due realtà notoriamente folli e disturbanti dell'underground sperimentale italiano che, invece, tirano fuori per la francese Arsenic Solaris otto tracce commoventi che ci riportano alla belle époque degli Scorn su Rockerilla, quindi Swan ante-conversione, pulsazioni pilliche, psychedelia in/volontaria e nichilismo a stecca... e tutto molto bello!
Dopo aver ammorbidito i toni con Ho Bevuto Troppo Pogo dei Bad Frog, un tiro di 10 brani grezzi, ironici e punk in cui melodia, coretti “uoh uoh uoooh”, voci sguaiate e Ramones-core skiantizzato si incontrano per farci capire che ogni tanto un po' di presa bene non guasta, i Confine ci riportano alla follia quotidiana con un titolo che rispedisce a leggiadra di messhughiana memoria, Ignora Riprova Annulla, e annuncia un disco in uscita a maggio trainato da un singolo KALI YUGA Y2K che promette belle mazzate.
Esce un po' in sordina (ed è un peccato), dopo vario susseguirsi di scazzi legati al nome per via di un'inutile storia di omonimia con non ricordo neanche chi, Rêverie degli ultranøia adesso (se ho capito bene) Vera Slö. Archiviata questa seccatura, il nuovo EP degli eroi dreamgaze di Cassino si dimostra capace ancora di farsi portabandiera della nuova giovinezza sonica del genere tutto. Queste canzoni sono altrettante chicche shoegaze che trascendono i propri confini con forti striature nu-grunge, pop-psichedelico e grammatica di Londra, frutto sì di un buon songwriting ma probabilmente anche di una stoica voglia di esistere alle avversità.
Concludiamo in bellezza con un nuovo EP anche per i Megan Is Missing. I tre campani sono decisamente una delle varianti più anomale dell'attuale scena. Vengono da un alternative rock dalle tinte gothic e glam ma pubblicano un EP, questo Depression Is a Fashion, che si chiude con un omaggio a sua maestà GG Allin quando là fuori il mondo va in tutt'altra direzione. Cinque brani (e forse il singolo più toppato dell'anno, peccato), voce fredda e abrasiva, cadenza macabro-martellante, attitudine shock-rock. Avranno vita difficile ma lo sanno e se ne fregano come molti messi in mezzo a ogni Recappone. Bravi soprattutto per questo.
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L'articolo Il recappone #11: habemus pogo di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2025-05-08 11:25:00
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