Riverso tra anima e corpo

Il nuovo progetto di Lodovico Rossi debutta con “Non so nulla degli dei”, ambizioso disco in tre parti che scava nello spirito per ridare un senso a questi tempi complessi. E in cui ritrovarsi più umani di quando si è partiti

Riverso - foto di Mark David
Riverso - foto di Mark David
19/04/2023 - 10:59 Scritto da Redazione riverso 1

Nelle foto è ritratto sempre sfuggente, fuori fuoco, come se fosse impossibile per lui rimanere abbastanza fermo da immortalarlo in uno scatto. È in questa sorta di incorporeità che Lodovico Rossi, in arte Riverso, porta avanti la sua ricerca interiore: per poter guardarsi dentro davvero bisogna prima smaterializzarsi, perdere la dimensione fisica e lasciare che sia quella spirituale a prendere il sopravvento. 

Riverso compie questo processo in un disco ambizioso, diviso in tre parti distinte e intitolato Non so nulla degli Dei. È il suo debutto con questo nome, dopo aver pubblicato alcuni lavori a suo nome e aver collaborato con diversi artisti della scena indipendente italiana: tra tutti basta citare Paolo Benvegnù, che ha partecipato alla scrittura e agli arrangiamenti della prima band fondata da Lodovico, i Mulholland Drive. La trasformazione in Riverso arriva dopo un percorso iniziato nel 2020, quando ricava uno studio di registrazione nella casa dov’è cresciuto, in Umbria. Ad affiancarlo c’è l’amico e tecnico del suono Giacomo Cal, membro del collettivo di Music e Sound Production attivo tra Italia, UK, America e Asia 42stems.

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Fatte le dovute premesse, arriva il momento dell’immersione nel disco. Che, in questo caso, sembra quasi letterale: l’intreccio di synth nebulosi con cui si apre Arriva l’alba dà proprio la sensazione di un ingresso in un territorio melmoso e oscuro, in cui è necessario calarsi totalmente dentro, cosa che diventa più facile senza l’ingombro di un corpo a renderci difficoltosi i movimenti. La cassa si palesa per dare un ordine a queste ombre sintetiche, fino a lasciare spazio alla voce di Riverso, mostrandoci la vera natura cantautorale della sua musica.

Questa prima parte è un dormiveglia in cui prendere lentamente coscienza di sé, ancora disorientati dai tumulti di una notte insonne di cui non ci si ricorda granché. È lo stesso smarrimento di chi si trova a vagare in un presente disordinato come il nostro, così frenetico e soffocante da non lasciarci grossi strumenti per trovare un nostro equilibrio. Per questo diventa necessario crearne un’altra, rifugio dello spirito in questi tempi complessi: il passaggio è dettato dalla strumentale dalle venature noise La stanza.

Foto di Mark David
Foto di Mark David

La seconda parte, quindi, fa montare l’inquietudine, lascia che l’angoscia si stagli sui brani con la sua ombra minacciosa, fino a mostrare quanto può davvero paralizzare la paura, nonostante i suoni si ammorbidiscano e virino più verso il classico. È tutta una preparazione per la terza e ultima parte, il finale del disco: qui ricordi autobiografici si accavallano tra di loro, diventano appigli a cui aggrapparsi, anche se possono essere dolorosi o aprire ferite non del tutto rimarginate nel cuore. D’altronde è questo che ci fa sentire davvero vivi. Non so nulla degli Dei, ma parecchio del genere umano.

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L'articolo Riverso tra anima e corpo di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-04-19 10:59:00

Tag: album

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