Da Sanremo ai talent: chi deve decidere le regole del gioco?

Nuovi criteri per scegliere chi tra i "Giovani" finirà nei Big del Festival: via il televoto, più libertà per Amadeus. Tutta la musica in tv – da Mahmood vs. Ultimo a X Factor – fatica a trovare una quadra sul peso da dare al "popolo" e quello degli "esperti". Chi conta di più?

Amadeus in una foto promozionale
Amadeus in una foto promozionale
17/11/2021 - 11:16 Scritto da Simone Stefanini

Cambiano le modalità di voto per Sanremo Giovani, questi sono i rumors insistenti che viaggiano online in questi giorni. Il direttore artistico Amadeus avrebbe deciso di cambiare il regolamento per la serata del 15 dicembre, quella che farà uscire i nomi dei due artisti dei Giovani che andranno direttamente al Festival di Sanremo tra i Big: non più una votazione suddivisa tra commissione musicale, giuria televisiva (o altra da definire) e televoto, ma un 50% tra commissione musicale e il parere del solo Amadeus, svincolato da quello della commissione, che ci mette la faccia e il nome per brandizzare ancora di più il suo Festival.

Il Festival di Amadeus funziona, nonostante i difetti strutturali tipo i siparietti che non fanno ridere e i riempitivi che lo fanno durare fino a notte fonda, questo è un dato. Campione per spettatori e soprattutto per successo delle canzoni fuori dalla gara: solo l'anno scorso hanno vinto i Måneskin e abbiamo visto che consenso planetario abbiano ricevuto, in più i pezzi di Fedez- Michielin, Coma Cose, La Rappresentante di Lista hanno risuonato per tutta l'estate e Musica Leggerissima di Colapesce Dimartino è stata una delle canzoni più importanti dell'anno. Dunque il direttore con un passato su Radio DeeJay ha un bell'orecchio, non c'è che dire.

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Anche il fatto di togliere la gara delle Nuove Proposte che paradossalmente suonavano più vecchie dei Big, sembra una mossa azzeccata, quindi capiamo anche la voglia di rinnovare tutto partendo anche dal sistema delle votazioni. In più, la gara dei Giovani del 2022 è importante perché potrebbe succedere come nel 2019 quando Mahmood, direttamente dai Giovani approdò alla gara ufficiale e vinse il Festival. Anche lì venne giù il mondo, diventò addirittura un caso politico in cui i conservatori volevano Ultimo e i progressisti Mahmood. In quel caso il televoto aveva dato ragione al primo, ma la giuria di qualità aveva fatto vincere il secondo. Noi siamo ben contenti di come sia andata, ma qual è il modo giusto per votare in una gara così trasversale?

La risposta è un bel boh, che vediamo di analizzare in modo meno pressappochista possibile. Intanto, abbiamo visto quanto sia potente il potere degli influencer durante ogni televoto, basti pensare all'appello di Chiara Ferragni che a Sanremo 2020 chiamò a raccolta i suoi milioni di follower per votare Fedez e quello arrivò secondo. È una cosa che si può fare, non va contro il regolamento ma di sicuro può influire a livello qualitativo sul risultato finale. 

In più, gli artisti oggi sono influencer di se stessi e in pratiche come il voto online di certo un giovane con un team di social manager che gli posta 10 storie al giorno su Instagram o TikTok avrà sicuramente più visibilità e possibilità di qualcuno meno avvezzo alla tecnologia.

Il mercato discografico degli ultimi anni sta andando tutto in quella direzione e stare dietro ai suoi cambiamenti e alle sue dinamiche non è facile. Questo suggerisce che in una platea di milioni di spettatori come quella del Festival di Sanremo, specchio sociale della maggioranza e vetrina per le minoranze socialmente accettate dalla Rai, la migliore formula potrebbe essere quella che limita i danni di un televoto spostato su un preciso target.

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Anche questo ragionamento però può essere rovesciato, perché ai tempi della discografia funzionante, vinceva comunque il più popolare, oppure quello più amato dalla Direzione: se partecipavano i Pooh vincevano loro, se al Festival arrivava uno che non c'era mai stato e che portava prestigio alla gara, tipo Roberto Vecchioni, vinceva lui. Se c'erano i Ricchi e Poveri o Al Bano e Romina negli anni '80 si sarebbero piazzati tra i primi tre, Toto Cutugno sempre secondo e ai tempi in cui i talent dominavano le classifiche vincevano Marco Carta, Valerio Scanu, Emma e Marco Mengoni. Possiamo solo esser contenti che non siamo più al 2015, quando il Festival di Carlo Conti, uno dei più brutti degli ultimi anni, è stato vinto da Il Volo

Sanremo non è l'unico show che cambia regole ogni anno, pure X Factor in questa edizione ha cambiato le cose in corsa per ovviare alle inserzioni sponsorizzate di alcuni concorrenti che avrebbero potuto ledere il rapporto di uguaglianza dei concorrenti di fronte al televoto o al rapporto tra gli ascolti su Spotify.

Meglio il giudizio del pubblico o quello della giuria?

Con tutti gli interessi in ballo che ci sono, forse il problema sta proprio alla base: la conta dei numeri non dovrebbe essere il solo parametro su cui si basa il gradimento, il successo di un artista. Siamo già oppressi da classifiche di ogni tipo, da band che sgomitano per entrare nelle playlist di Spotify, che sembrano l'unico modo per farsi notare oggi, alla ricerca del singolo perfetto per un balletto su TikTok che possa far lievitare gli ascolti e possa farli diventare famosi come i Måneskin.

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Forse un talent o una manifestazione di gradimento transgenerazionale come Sanremo possono ancora permettersi il lusso di non far decidere gli stream, quindi ci sembra giusta la decisione di Amadeus di prendere in mano la situazione, anche se una percentuale di voti dal pubblico l'avremmo lasciata per capire quanti ascoltano chi. In ogni caso, qui si parla di show, la musica non è mai una gara e ci pare giusto sottolinearlo. 

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L'articolo Da Sanremo ai talent: chi deve decidere le regole del gioco? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-11-17 11:16:00

COMMENTI (1)

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  • solanas 3 anni fa Rispondi

    A me quella di Amadeus (che fino a prova contraria non ci capisce nulla di musica) sembra una dittatura. Il suo parere conta addirittura il 50%?!