La Bassa dal basso

Il festival Scintille ha portato la scena indipendente (e anche un artista Rockit PRO!) in una splendida villa di campagna di Budrio, fuori Bologna. Un'occasione per ricordarci che la cultura si puó accendere ovunque, e nonostante tutto

Inpaste nel salone dell'Accademia dei Notturni – foto di Daniel Carnevale
Inpaste nel salone dell'Accademia dei Notturni – foto di Daniel Carnevale

La Via Emilia taglia a metà l’Emilia Romagna. Da Piacenza a Rimini, la strada separa gli Appennini dai campi che arrivano a Ferrara e al mare. Bastano pochi minuti di macchina dal centro di Modena o Bologna per iniziare a salire di quota, ma dall’altra parte c’è la piana, la Pianura Padana. Qui si dice “la bassa”.

Godo di Russi, Medicina, Spazzate Sassatelli, Crevalcore. È un mosaico di paesini di provincia dove ristagnano i sogni infranti dei contadini del boom economico. Qui il tempo è fermo. Campi di kiwi, di peschi, una strada, altri campi. Una casa, un vecchio con la coppola che parla in dialetto e di nuovo da capo. Sulle strade si va piano perché ci sono i trattori.

Andiamo vicino a Bologna, a Budrio, diciamo Bagnarola, una frazione del paese. Lì c’è una residenza estiva settecentesca tutta affreschi e colonne, l'Accademia dei Notturni. “Qui ci venivano gli intellettuali bolognesi a farci le cose zozze”, mi racconta Teo Filippo Cremonini del collettivo HMCF. Hanno organizzato un festival di tre giorni, che passa dall’alt pop di Guinevere e Keith Blond, all’hyperpop di Dollsaway e Inpaste, dall’alt rock di Screamakenoise e Kkkk all’elettronica martellante di Mombao, Caranna, Specchio e Materazi Future Club. Poi i live dolcissimi di Altea, Abe ed Elazar, Lecosedigiuli, Tersø, Tashi, il lo fi di Yasmina e la disco-funk di Popa.

L'Accademia dei Notturni – foto di Daniel Carnevale
L'Accademia dei Notturni – foto di Daniel Carnevale

Poco più di un mese fa hanno virtualmente bussato alla porta dei loro seguaci con un’idea: “Vogliamo dare luce alla provincia”. E allora facciamo un bel festival, anzi un non-festival. Una performance, anzi di più. Due giorni, ma no, tre giorni di performances! 18 artisti che suonano per tutto un weekend nel villone che sembra uscito dal set delle 120 giornate di Sodoma. “Volevamo avere la possibilità di prendere uno spazio meraviglioso e illuminarlo”. Così nasce Scintille, il festival nella bassa del collettivo HMCF.

“Siamo in 4 a organizzare e ci occupiamo veramente di ogni cosa”, dice Federico Cesari del collettivo. Parliamo seduti fuori, sotto alle colonne della villa, appena prima di una scala con il corrimano in pietra, di quelle che a terra hanno i gradini grandi il doppio di quelli in cima. “Da trovare un fonico (che è Fosco17) fino a svuotare i posacenere, facciamo tutto noi”. “Scusate vi servono queste sedie?” “Nono prendi pure. Ecco appunto, mi sa che devo portarne fuori un carico. A dopo”.

Niente palco, così stiamo più vicini. È un weekend in famiglia, tutti possono parlare con gli artisti, che non spariscono nella calca di persone sotto il palco di un grande festival. Ma sta iniziando, andiamo dentro. La gente batte le mani a tempo di Running In Circles mentre Guinevere canta. “La persona a cui è dedicata è qui tra voi. Ah eccoti. Ciao Simo!”. Poi le note dolcissime della chitarra classica si perdono tra le frange del cardigan argento che indossa e inizia a cantare muovendosi lenta. Passano dieci minuti e non sembra più lei. Balla in preda alla follia collettiva scatenata dai Mombao. Mentre i sintetizzatori e la batteria del duo ci portano in un’Africa futuristica, c’è chi segue i movimenti della cantante, tutti vicini.

I Mombao suonano in mezzo al pubblico – foto di Daniel Carnevale
I Mombao suonano in mezzo al pubblico – foto di Daniel Carnevale

È venerdì, la prima serata. Il clima si deve ancora creare, ma sono tutti accontentati. Elazar suona lunghe strumentali classiche con il piano prima di cantare, e quando lo fa annega la voce in un mare di effetti astrali. Ci sta proprio bene sotto gli affreschi di Gaddi del 1763. Ma le Caranna non sono della stessa idea. Sintetizzatori distorti e ritmiche elettroniche colpiscono in faccia il fantasma del pittore, che si rassegna a vedere le sue scene bucoliche come sfondo di un concerto techno. Nei due giorni successivi avremmo scacciato anche i suoi colleghi Lodi e Bertuzzi. Scintille ha una line up molto elettronica. Poi sabato con l’afterparty al Covo Club ci trapiantiamo in discoteca.

Il contrasto tra musica e location è il punto di forza delle serate. Nessuno degli artisti che suona dovrebbe suonare in una villa affrescata. Per questo è così bello vederglielo fare, soprattutto quando la chitarra elettrica di Kkkk – della community Rockit PRO – inizia a graffiare le pareti. Il cantante passa da un sound dolce a schitarrate distorte muovendo la frangia castana del caschetto. La gente ondeggia cullata dalla sua voce, poi all’improvviso si accende il pulsante garage rock e ci sveglia dal torpore. Mi ricorda gli Psicologi, ma più sporco. È spaventato, si guarda un po’ intorno prima di presentarsi, ma non è il solo.

Kkkk – foto di Daniel Carnevale
Kkkk – foto di Daniel Carnevale

Anche Specchio, si muove impacciata all’inizio. Dice poche parole, poi inizia a suonare. Infondo è qui per questo. Come se niente fosse tira fuori una cassetta e inizia a modulare, pitchare e stretchare suoni lì, davanti a noi. È una sala operatoria. Smembra ogni suono, lo ricompone e inizia a suonare il basso. “Per me il suo è stato il concerto migliore. Ha messo mano ai suoni, era veramente live”, dice Michele Corallo che suona con Inpaste.

È tutto sporco, tutto sbagliato, tutto annebbiato nel riverbero della stanza dal soffitto a cupola altissimo. Ma questo è lo spirito di Scintille. “Performance per tutti, non musica per pochi” dice un post del collettivo sulla pagina dell’evento. Si mangia, si parla, si beve. Si sta in campagna in primavera. Si ascolta musica e basta. Si chiama un amico, che porta un’amica, che poi conosce Popa. Sabato c’è gente, pochi del posto, molti da fuori, ma siamo a Bagnarola di Budrio, forse questo penalizza.

Specchio al basso – foto di Daniel Carnevale
Specchio al basso – foto di Daniel Carnevale

La sindaca Debora Badiali è giovanissima e in mezzo ai musicisti con la berretta calata fino agli occhi e in mano il bicchiere per il brindisi finale sembra una “regaz di Bolo”. È contenta di aver dato luce alla sua provincia, di aver stanziato dei fondi per le iniziative culturali che hanno permesso la nascita di Scintille. Il collettivo si è sentito accolto da un'amministrazione che ha messo a disposizione un posto così e stanze dover far dormire gli artisti. Un festival gratis non si vede tutti i giorni, e per realizzarlo serve un lavoro di squadra: non bastano organizzatori di eventi e nemmeno una giunta comunale. Hanno unito le forze per dare spazio alla scena indipendente, quella che non porta un mare di persone, ma un sacco di passione.

Saluto il collettivo, gli artisti e mi avvio verso casa. Ormai è domenica sera e domani non tornerò qui. Scendo le scale passando tra la gente che pulisce, arrivo in fondo e non mi volto. Spero che dietro di me i ragazzi del collettivo siano in cima alle scale con il bicchiere di plastica pieno di birra alzato, la testa incappucciata o imberretata di tre quarti come dei Signori Gatsby che brindano a una grande festa ben riuscita. Non mi giro, non voglio rimanere deluso.

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L'articolo La Bassa dal basso di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-04-18 12:39:00

COMMENTI (1)

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  • MikPabloCuccu 12 mesi fa Rispondi

    É stato bellissimo vedere i concerti in un posto così bello!