La scuola riparte, la musica chissá

Lunedì si ritorna in classe. Le incognite, però, rimangono enormi, soprattutto per un insegnamento, quello della musica, troppo spesso maltrattato. Abbiamo raccolto le voci di 8 docenti, tra regole poco chiare, strumenti da sanificare e voglia di ridare piena dignità alla materia

10/09/2020 - 16:00 Scritto da Simone Stefanini

Da febbraio 2020, le lezioni scolastiche in aula sono diventate discontinue e poi del tutto sospese per favorire la didattica online, a causa della pandemia di Covid-19. Il 14 settembre, la scuola propriamente detta riapre i battenti, una sfida collettiva fortemente voluta dal Presidente Conte e dalla Ministra Azzolina, per riportare i ragazzi a una specie di normalità. Nei prossimi giorni si provvederà alla chiamata dei precari per tappare i buchi dei molti docenti indisponibili, per sierologico positivo o per mancanza strutturale. Da inizio anno sono stati stanziati 7 miliardi di euro per permettere alle scuole di adattarsi alla nuova normalità, per comprare banchi singoli che garantiscano il distanziamento tra alunni, per le mascherine che dovranno essere indossate sempre quando gli alunni si alzano, ma che potranno essere tolte quando sono a sedere al loro posto.

Quest'anno, nessun oggetto personale potrà essere scambiato tra gli alunni, che potranno entrare nell'istituto a patto che le famiglie assicurino che la loro temperatura non superi i 37,5°. Lo stesso Conte ha detto in conferenza stampa che sarebbe una bugia pensare che dal 14 settembre sarà tutto come prima e che gli insegnanti, in tempi di emergenza sanitaria, dovranno essere dei punti di riferimento per gli alunni ancora più di prima. Ovviamente, laddove si riscontrasse una positività al Covid per un alunno o per il personale scolastico, tutti in quarantena. Un panorama assolutamente inedito e non troppo rassicurante, quello che abbiamo di fronte, con molte incognite da ogni punto di vista: didattico, sanitario e anche psicologico. 

Gli insegnanti di musica di elementari, medie e licei musicali, hanno un compito ancora più arduo, vista la natura della materia trattata: quello di condividere la passione per l'arte, insegnarne i rudimenti e far divertire gli alunni, frustrati da un anno scolastico che di certo non si preannuncia sereno.

Abbiamo raccolto qualche testimonianza di docenti di musica da tutta Italia a proposito delle difficoltà riscontrate nell'anno scorso, delle aspettative rispetto all'anno che sta arrivando e, più in generale, di come andrebbe insegnata la musica a scuola. Alcuni pareri sono discordanti ma, di base, nessuno ama particolarmente le lezioni online. I nomi sono di fantasia, la provenienza geografica è reale.

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Roberta - Lazio

Insegno musica in una scuola elementare privata e parificata. Da noi le lezioni sono già iniziate da una settimana e, in questa difficile ripartenza, ho visto i bambini felici di poter tornare di nuovo a scuola, come non è mai capitato. Il rapporto tra di noi è migliorato, perché oggi niente è dato più per scontato. L'assenza forzata di tre mesi ha di sicuro fatto riflettere i ragazzi. Nello specifico, io insegno teoria e pratica: suoniamo percussioni, flauto, tastiera e chitarra. Da docente, insegnare con la mascherina è faticoso ma necessario, ma a parte questa novità, le cose sono rimaste invariate, i banchi erano giò distanziati in precedenza.  

Linda - Friuli

L’educazione musicale per la scuola sarà una delle più penalizzate dalla normativa anti contagio. Innanzitutto sarà impossibile cantare: l’attività corale è ritenuta una delle più pericolose per la diffusione del virus. Sarà impossibile l’utilizzo degli strumenti a fiato, e questa sarà una bella notizia per i detrattori del flauto dolce, ma sarà anche complicato l’uso dello strumentario scolastico. Nella mia scuola ci sono percussioni, tastiere, chitarre che possono essere suonate , ma che vanno sanificate dopo l’utilizzo.  La sanificazione può essere fatta solo dai collaboratori scolastici – i bidelli – e sarà impensabile che possano trovare il tempo per tutto. Il distanziamento rende difficile il lavoro di gruppo e impossibile la formazione dell’orchestra dell’istituto. La mancanza di spazi, dedicati tutti alle aule, renderà impossibile la creazione di coreografie. Nella mia scuola abbiamo dovuto rinunciare alle aule di musica, che essendo molto ampie sono state destinate alle classi più numerose. Io e mi miei colleghi non intendiamo rassegnarci a lezioni teoriche frontali, per cui stiamo cercando altre soluzioni attive e coinvolgenti. Nel frattempo faremo molte lezioni all’aperto e body percussion a go-go.

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Virginia - Toscana 

Lo scorso anno è stato difficile: non avevamo mai fatto lezioni online, quindi ci siamo ingegnati per trovare modi per stare vicini ai ragazzi. I miei alunni non si sono mai mancati durante le lezioni e hanno lavorato regolarmente fino a giugno, con tutto ciò che gli proponevamo. È stata dura dal punto di vista psicologico e sociale, ma ce l’abbiamo fatta. Dal nuovo anno mi aspetto ragazzi più motivati e volenterosi, dopo tutti i mesi passati senza l’attività didattica e sociale a scuola. Nelle scuole medie mi piacerebbe molto che si potesse insegnare a tutti uno strumento musicale, per poter creare laboratori di musica d’insieme – al momento viene fatto solo al liceo musicale –, partendo dal percorso fatto alle elementari. Per la didattica online, la prima difficoltà è stata saper gestire la piattaforma. Mi sono fatta aiutare dalle mie figlie, che mi hanno insegnato Google Moduli, per inserire compiti e audio etc., perché all’inizio della pandemia siamo stati lasciati soli: la formazione digitale non è stata affrontata subito.  

Elisa - Lazio

Insegno educazione musicale nella scuola media. Per quanto riguarda le problematiche relative alla mia materia, l'anno scolastico 2020/2021 si apre con una grande incognita: potranno i miei alunni cantare? Sto aspettando delle risposte. Per ora dovrò incentrare la mia attività didattica soprattutto su laboratori di ascolto e sperare di poter fare laboratorio di musica d'insieme, naturalmente utilizzando gli strumenti degli alunni, oppure quelli della scuola opportunamente sanificati. Nella prima fase farò utilizzare loro gli strumenti personali. Finché non troviamo altre soluzioni, lavorerò molto sull’ascolto e sulla visione di film facendo i riferimenti alle colonne sonore.

Fausto - Lombardia

Quando l'anno scorso sono state sospese le lezioni in presenza, nella mia scuola ci siamo subito attivati per la didattica a distanza, cercando in un primo momento di far sentire ai ragazzi il nostro supporto e la nostra nostra vicinanza senza curarci troppo dell'aspetto didattico. Nelle settimane successive, pian pian abbiamo cercato anche di seguire una linea didattica, ma non sempre è stato possibile perché molti ragazzi avevano difficoltà con la rete  e con gli strumenti informatici – alcuni non avevano né un computer, né una connessione –. Quest'anno spero di poter tornare alla normalità, anche se purtroppo di normale ci sarà ben poco. Consideriamo che i ragazzi e i docenti dovranno indossare mascherine e mantenere il distanziamento, sarà dura sopratutto per loro non poter avere il contatto con i propri coetanei – pensiamo sopratutto ai ragazzi delle elementari e della materna –. A livello didattico, credo che il docente debba svincolarsi dai programmi ministeriali. Molti docenti si preoccupano più di portare a termine il programma, che di domandarsi quanto di quello che hanno spiegato sia stato assorbito dagli studenti. L'insegnamento non può seguire programmi, deve seguire l'individuo cercando di stimolare in lui curiosità e interesse, guidandolo alla conoscenza. Credo sia questa la strada che ogni insegnante dovrebbe seguire.

Le problematiche dell'insegnamento online sono molteplici, ma credo anche che ci siano degli aspetti positivi. Sicuramente una delle problematiche maggiori è legata alla scarsa qualità della rete che abbiamo in Italia. Un altro aspetto negativo sicuramente è la distanza: il calore umano, l'empatia, il rapporto e l'armonia che si crea tra alunni e tra  alunni e ed insegnanti, è insostituibile.

Per quanto riguarda la musica, le lezioni online hanno un limite soprattutto rispetto alla musica d'insieme, dove emergono difficoltà nell'esecuzione e il risultato dell'audio risulta pessimo – a meno che non si registrino tracce separate ma qui pretendiamo troppo dai ragazzi, perchè non hanno i mezzi per sostenere una simile prova –. Molti attraverso la didattica a distanza hanno capito l'importanza della scuola e si sono mostrati anche più responsabili e più disciplinati  rispettando i tempi di intervento che molto spesso in classe vengono meno. 

 

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Fabrizio - Toscana

L’anno scorso non abbiamo potuto realizzare molti progetti perché incompatibili con la didattica a distanza. Mi sto organizzando per quest’anno: terrò lezioni all’aperto e farò ascoltare registrazioni che i ragazzi potranno rifare a casa. Le linee guida ministeriali per le scuole medie sono molto larghe e permettono di fare un sacco di attività, ma spesso è la mentalità degli insegnanti che dovrebbe cambiare. Non è vero il detto: "chi sa: fa. Chi non sa: insegna", perchè nella musica bisogna anche saper fare, e divulgarlo bene. La più grande problematica dell’online è l’impossibilità per i ragazzi di suonare insieme.  

Flavio - Lazio

Poco o nulla è cambiato dalla condizione già critica in cui le scuole versavano ai primi di marzo, quando fu deciso di chiuderle. Gli spazi a disposizione sono gli stessi, gli alunni in molte scuole sono addirittura aumentati, i docenti di ruolo, entrati effettivamente in servizio il primo settembre, sono complessivamente diminuiti, dato che le nuove assunzioni non hanno coperto il totale dei pensionamenti. I tanto discussi banchi monoposto non saranno consegnati quasi a nessuna scuola in tempo per l'inizio delle lezioni ma arriveranno non prima della fine di ottobre. Molti presidi in questi giorni si sono misurati nel tanto ingrato quanto utopico compito di garantire il distanziamento tra 20-22 persone in aule di 16 metri quadri. I numeri che conosco direttamente, quelli della scuola secondaria in cui lavoro, sono impietosi: il dipartimento di sostegno di cui faccio parte può contare su un organico di 13 docenti di ruolo, a fronte di 41 alunni con disabilità, la maggior parte dei quali necessita della presenza costante di un professore o di un assistente educativo. Anche negli altri dipartimenti la situazione non è migliore. Difatti alla ripresa delle lezioni mancheranno all'appello docenti di lettere, matematica, scienze motorie e musica. Se a tutto questo aggiungiamo che i supplenti, dati i numerosissimi errori attualmente presenti nelle graduatorie provinciali, non potranno essere convocati nell'immediato, appare chiaro come il 14 settembre la scuola stia andando dritta incontro alla tempesta perfetta. Ovviamente questa situazione di gravissima emergenza non potrà non impattare negativamente sulla qualità dell'offerta formativa e della didattica.

La musica è certo una delle discipline più colpite. Ai docenti è stato fortemente sconsigliato di far cantare i ragazzi, dato l'alto numero di droplet potenzialmente emessi in quest'attività e l'impossibilità di garantire la corretta distanza. Anche agli insegnanti di strumento non è andata meglio. I docenti di pianoforte dovranno sanificare la tastiera ogni volta che mostreranno un passaggio ad uno studente. Immaginate quante volte ciò accadrà in una lezione di un principiante. I docenti di chitarra e di violino disinfetteranno obbligatoriamente gli strumenti degli alunni ogni volta che li aiuteranno ad accordarli. Gli insegnanti di strumenti a fiato dovranno mantenere una distanza maggiore dagli alunni, sanificare i leggii e tutte le superfici utilizzate per montare gli strumenti.

È inutile cercare soluzioni facili a problemi complessi come quello della riapertura delle scuole, tuttavia molto di più poteva e doveva essere fatto in questi mesi. La politica e gli apparati ministeriali hanno, invece, sprecato questo tempo prezioso ad escogitare vacui sofismi quali la distinzione tra metro statico e metro dinamico tra le rime buccali, utili forse a salvare qualche poltrona nel momento in cui il disastro sarà sotto gli occhi di tutti, ma non certo a garantire  agli studenti un rientro a scuola sicuro e soprattutto dignitoso.

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Lucio - Toscana

All'inizio del lockdown, la scuola non era organizzata, e personalmente insegnavo un quarto d'ora a classe, ripercorrendo la storia della musica: con le prime ero arrivato al medioevo/rinascimento, con le seconde al classicismo, con le terze a Puccini, il verismo, l'Ottocento. Nelle lezioni online io parlavo e gli alunni prendevano appunti. Quando ci siamo resi conto che la quarantena sarebbe durata per lungo tempo, ci siamo organizzati con le piattaforme, utilizzando Meet, e la scuola ha dimezzato gli orari: io da 12 ore sono passato a 6. I grossi problemi della didattica online sono la struttura internet carente su tutto il suolo italiano e il fatto che, mancando la partecipazione diretta, molti ragazzi non seguono le lezioni. Alcuni dormono, altri giocano o chattano, durante le interrogazioni ho sentito anche distintamente genitori che suggerivano. In più, quando qualcuno non ha voglia, si può appellare al "ho problemi di connessione".

Da quest'anno mi aspetto la stessa cosa, con la variante che in caso di lezioni online saremo più preparati tecnicamente. Sono convinto che l'insegnamento della musica a scuola andrebbe rivoluzionato: pensate ai flauti e ai ricordi di quando andavate a scuola - la maggior parte di voi la pensava come un’ora libera, in cui si fa poco o nulla. È mortificante per un insegnante pensare di essere un tappabuchi, e in una classe di 23 persone, se deve sentire uno alla volta gli alunni che suonano qualche nota col flauto, ha già perso l’ora. In più, durante le altre esecuzioni, i ragazzi perdono l’attenzione.

Ritengo sia più importante imparare la storia della musica, degli strumenti e dei movimenti artistici, per avere un quadro generale che permetta agli alunni di capire davvero la musica, senza imparare a pappagallo i rudimenti di uno strumento che poi nessuno suonerà nella vita reale. In questo modo, alcuni studenti sarebbero invogliati ad approfondire, altri ad ascoltare brani classici, altri ancora ad andare a teatro, per capire tutto il percorso che sta dietro quello che ascoltano quotidianamente. Per chi si senta attratto da uno strumento, capire di più della sua storia fa aumentare la passione, molto più dell’essere obbligato a imparare qualche nota malferma su uno strumento che non lo rappresenta. 

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L'articolo La scuola riparte, la musica chissá di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-09-10 16:00:00

Tag: scuola

COMMENTI (2)

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  • verde99 4 anni fa Rispondi

    Interessante l'intervento di Lucio (Lucio chi ?) dalla Toscana: "In più, durante le altre esecuzioni, i ragazzi perdono l’attenzione.". Nessuno ha individuato la falla ?
    L'educazione musicale non è anche questo? Sentire come gli altri suonano, in modo da immagazzinare e fare propria perlomeno la memoria di un'eseguibilità alternativa.
    E per farlo non servono strumenti esterni (il libro, lo strumento, lo spartito), ma quelli che abbiamo dalla nascita: cervello e volontà. Invece si insiste a trascurarli.

  • verde99 4 anni fa Rispondi

    E' importante certo, ma ritengo più importante che si abbia un rapporto di conoscenza con cose più vicine, che fanno parte del nostro corpo: orecchio e cervello. Ma che ancora, dall'alto della sapienda dei soliti autorevoli, non ci rendiamo conto che non facciamo.