Nel calendario non scritto della musica ci sono date che tornano come maree: arrivano, risalgono, riportano a galla pezzi di storia che non hanno mai davvero smesso di parlare. È diventata moda, anche un pò scontata, celebrare gli anniversari (tipo qua...), vedere tour reunion e cose così. Sempre più Vicini dei Casino Royale è una di quelle maree che è inserita nel contesto celebrativo, ma a suo modo.
L'anno astrale è il 1995: un anno che vibra, una stagione in cui la band sta spingendo la propria identità oltre i confini del possibile, cambia e sta per innovare il palcoscenico della produzione italica. Poco dopo arriverà un live folgorante, immortalato e registrato al Rolling Stones 1996: adesso - disco che non smetto di ascoltare - , e soprattutto CRX, il singolo che resta ancora oggi il loro marchio più riconoscibile oltre che il titolo di un disco che sa di attuale anche oggi. È un periodo in cui Alioscia e compagni stanno scrivendo una pagina nuova: dub, sperimentazione radicale, intuizioni che nessuno in Italia stava nemmeno sfiorando, musica dai testi profondi e che riscrivo i canoni della musica "militante".
Non che mancasse il riconoscimento — del pubblico, della critica, degli addetti ai lavori — ma c’era qualcosa di più: la sensazione di assistere a un cambio di linguaggio. E mentre qualcuno rimpiangeva il periodo ska, i Casino Royale sceglievano l’unica strada che hanno sempre considerato possibile: quella che guarda avanti, non indietro.
Per questo la ristampa di Sempre più Vicini non è una celebrazione nostalgica, non apre le strade a re-incontri forzosi, a riproposizioni stantie di un passato che non c'è più. E certo una sorpresa per chi conosce l'attitudine della band, e può essere invito a riascoltare con orecchie nuove ciò che allora era futuro e oggi, a trent’anni di distanza, suona ancora sorprendentemente vivo.
Con Alioscia, voce e fondatore della band, parliamo di memoria, cambiamenti, città che mutano e musica che continua a muoversi.

Sempre più Vicini visto dopo 30 anni che effetto fa?
Non mi piace di solito guardare troppo indietro, preferisco guardare avanti al domani, ora sono un po’ “costretto” a farlo e sono molto contento di ascoltare e leggere i feedback ed i commenti che la gente fa di quel lavoro. È stato importante per molti e non possiamo che esserne contenti.
Cosa c’è di te che è simile ad Alioscia di quei tempi, e cosa è tutto diverso?
Lo spirito credo che sia molto, molto simile a quello di quegli anni, c’è sempre voglia di sfida e di entrare in contatto con chi ti ascolta. Il bisogno di incontrare e riconoscersi nei propri simili. Son comunque cresciuto, sono certo un pelo più sereno, anche se resto un preoccupato cronico del futuro che ci si pone davanti.
E Milano?
Milano… Milano… cosa posso dire di questa città che amo e mi pare tradisca ogni mia aspettativa di cambiamento in positivo. Tra me e lei c’è sempre stata una relazione complessa, la amo quando è vuota, di notte, mi fa incazzare quando realizzo che ha perso la sua umanità, il suo sorriso, quando gli spazi di empatia tra chi la vive son sempre più ristretti. Mi manca la sua ironia, il fatto che qui si mescolavano ceti diversi e si disegnava comunque un’idea di noi. Ora è stata trascinata in una direzione che non mi piace, ora è una città nelle mani di chi guadagna attraverso essa, non è più di chi la abita. Quindi cambio aria… per un po’.

Che musica ascolti sotto la doccia?
Ascolto moltissimo Rai Radio 3, il palinsesto della mattina, poi i programmi notturni tipo Battiti o Musical Box di Raffaele Costantino su Radio Rai 2.
Le tue figlie cosa dicono della musica dei Casino Royale?
La prima ormai ha venticinque anni e chiaramente ha passato una vita seguendo il suono dei CR. Ha gusti simili hai miei, in macchina ascoltavamo mix tape delle dance hall e i The Roots, poi dub e D’n’B. La mela non è caduta molto lontano dall’albero, ora vive a Londra e ascolta roba tipo Little Simz. La piccola apprezza molto i nostri ultimi lavori, soprattutto quelli cantati da Marta del Grandi, tipo Cospiro. Anche lei ha ben chiaro cosa non mi piace.
Di quel disco c’è un brano che proprio proprio non ti piace? Perché?
Lunacezione è un brano a cui abbiamo dedicato meno attenzione in studio e di sente, ed In Fila fa parte di un periodo antecedente alla scrittura degli altri brani: mi piace il significato del testo, di molte immagini ma credo non sia al suo posto in quel disco.
Casino Royale ha sempre guardato avanti, senza cadere in nostalgie… come mai la scelta di ristampare il disco ma di non farci un tour?
La scelta nasce da Universal e dalla sua logica e legittima volontà di far lavorare il catalogo. Certo questa uscita ha riportato attenzione sul progetto CR che ancora oggi è vivo e vegeto e continua a produrre con uno spirito molto simile a quello che avevamo all’inizio. Suonare quei brani non è mai stato un problema, li abbiamo sembre suonati riarrangiandoli, una reunion la escludo, ognuno ha preso la sua strada.
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L'articolo Sempre più vicini compie 30 anni: "I Casino Royale sono bisogno di incontrarsi e riconoscersi" di Andrea Cegna è apparso su Rockit.it il 2025-12-11 09:50:00

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