Siamo tutti rockstar: dentro ai concerti per il decennale di Rockin' 1000

Da fuori è uno spettacolo mastodontico, dall’interno è una follia tecnica: in mezzo alla schiera dei membri della più grande band del mondo, riuniti a Cesena per festeggiare i suoi primi 10 anni, c'eravamo anche noi. Ecco il nostro racconto dell'evento, direttamente dal palco

Uno scatto dei 1000 di Cesena
Uno scatto dei 1000 di Cesena

"Sei bravissimo!", urla la signora dai distinti inferiori. Faccio un giro di campo, come sempre, dopo ogni concerto. Non avevo mai fatto uno stadio. Di ‘sti tempi, che li fanno un po’ tutti, perché io no? Ho il trucco ancora impeccabile, un outfit da paura, gli in-ear penzolanti sul collo: sono proprio lo stereotipo della rockstar a fine concerto. Allargando l’inquadratura, però, intorno a me è pieno di altra gente che fa lo stesso giro di campo, altre 999 (e più) rockstar. Tutti importanti, allo stesso modo.

Rockin’1000 è il progetto visionario di Fabio Zaffagnini, che dieci anni fa mise insieme mille musicisti per un flashmob epocale: suonare Learn To Fly per convincere i Foo Fighters a venire a Cesena. Il video diventò uno dei più grandi successi della storia dell’internet italiano e i Foos arrivarono davvero. Da lì, un concerto nello stadio, poi un altro, poi la pista di Linate, gli eventi speciali, quelli online, in 100 durante il covid, il Guinness dei Primati, un tour mondiale, un brano inedito, uno Eurovision, due Sanremo – di cui uno con Jovanotti – e altri eventi e traguardi.

Mille persone che suonano insieme i classici del rock, spesso con ospiti d’eccezione: Courtney Love, SubsOnica, Manuel Agnelli, Achille Lauro, Rkomi, e infiltrati di lusso come Saturnino, Cesareo, Ballo, Livio Magnini o la leggenda romagnola Raoul Casadei. Una storia incredibile raccontata anche nel film We Are The Thousand di Anita Rivaroli e nel libro Da Zero a Mille proprio del Dreamer Zaffagnini. Per il decennale, la “rock band più grande al mondo” festeggia con un doppio concerto allo stadio Orogel Manuzzi di Cesena: due band diverse, due scalette diverse e molte guest star.

Decine di migliaia di musicisti sono iscritti alla piattaforma dopo una audizione online, e si prenotano ad ogni annuncio di un evento. Chi viene ammesso riceve i tutorial per preparare i pezzi, spartiti e testi con annotazioni dei guru, ossia i “maestri” di ogni sezione musicale. Gli arrangiamenti sono adattati al contesto, evitando virtuosismi per rendere più semplice l’esecuzione a musicisti di ogni livello, ma anche per una migliore gestione del suono.

Arrivo a Cesena e corro alle prove: tante, estenuanti, fondamentali. Sono un cantante e le voci sono divise tra Lead – chi canta la melodia principale – e due sezioni BackVocals che armonizzano. Gli arrangiamenti vocali della guru Augusta Trebeschi sono tutt’altro che semplici, necessitano di studio e abnegazione, quindi: meglio provare e farlo bene. Questo concerto è ancora più complesso anche per chi ci lavora, tecnici, guru e ambassador, che “fanno cose” e danno una mano: c’è da gestire due band di mille persone, per un totale di 1800 musicisti – i batteristi suonano entrambi gli show – e doppie sessioni di prove per preparare le 36 (!) canzoni dei due concerti.

Tra una prova e l’altra, avviene la cosa più importante: le persone si conoscono, nascono amicizie, si condividono piadine, si chiacchiera alla fila per riempire la borraccia – amo l’Emilia Romagna per i suoi distributori di acqua frizzante ghiacciata – ci si aiuta sempre. Intanto, tutta Cesena viene invasa dagli eventi della Rockin’1000 Week: presentazioni, concerti, proiezioni di documentari, lezioni di rock, incontri e letture per bambini e persino menu a tema con il tagliere Romagna Rhapsody e lo Highway to Hamburger. È tutto vero. La città è partecipe ed emozionata, attende, sopporta i volumi alti dallo stadio e sorride ai millini.

Da fuori è uno spettacolo mastodontico, dall’interno è una follia tecnica. Ogni musicista ha una cuffia o un paio di in-ear in cui ascoltare le già citate Click Track: tracce metronomo con i comandi, per andare a tempo nonostante le distanze enormi del campo da calcio. Senza in-ear, io dal palco dei cantanti, ascolterei le batterie con circa tre secondi di ritardo. Voi sentite la potenza del fottuto ruock, io in cuffia ho un cowbell a palla, una base midi brutta come il peccato e una voce che segnala ingressi e uscite, oltre alle indicazioni della guru delle voci. Dopo aver provato sezione per sezione, sul field tutto si mescola, e per la prima volta la band suona tutta insieme, con le prime indicazioni dei direttori d’orchestra Maurino Dellacqua e Daniel Plentz (Selton).

Nella piena tradizione dei Rockin’1000, la sera del primo concerto il meteo non è clemente, scaricando un temporale che allaga il campo da calcio e le ciabatte e gli amplificatori e le tastiere, esattamente come per il primo grande concerto al Manuzzi del 2016. Un pubblico fiducioso riempie comunque lo stadio e attende le oltre due ore di ritardo cantando a squarciagola la playlist di classiconi rock and roll, e quasi va già bene così, eh. I tecnici instancabili asciugano e aspirano ogni singola ciabatta che alimenta gli ampli, mentre il temporale diventa pioggerellina e permette allo show di svolgersi. A parte un Power100 post covid, è il primo concerto in 1000 a cui assisto come pubblico, e la potenza del suono è deflagrante.

La prima scaletta ha capolavori come Space Oddity quasi a cappella, una sfida colossale come Bohemian Rhapsody – compreso il segmento opera – ma anche Enter Sandman, Lithium e Knights Of Cydonia. Il primo ospite, a sorpresa, è Diodato, con Fai rumore, – che suonata in mille fa MOLTO rumore – Non ci credo più e Che vita meravigliosa. Dopo, una leggenda del rock come Piero Pelù con Toro Loco e El Diablo, poi i Negrita che puntano esplicitamente il dito contro il genocidio a Gaza con Nel Blu prima di un classico come MamaMaè. Alla line up classica, si aggiunge anche una sezione di cornamuse. Giri di campo, abbracci, foto con musicisti sconosciuti. Sono tutti rockstar. Domani lo sarò anche io.

video frame placeholder

Al mattino del 27 si ricomincia con le prove generali sul campo. Al contrario della sera prima, caldo e il sole costringono me e Ivano, il mio vicino di microfono, ad alternare il mio iPad e il suo, che puntualmente vanno in surriscaldamento. Alla fine useremo anche un Kindle e i nostri telefoni. Nel pomeriggio arrivano gli ospiti per le prove e a sorpresa anche la conduttrice dei concerti, Lodovica Comello, si aggiunge come performer.

I Negramaro regalano un piccolo concerto ai mille durante le prove, con Giuliano carichissimo che si gode lo spettacolo dalla pedana del Maestro, i FASK si divertono con un gioco di vuoti e pieni in un interludio soltanto per loro, in mezzo al bordello suonato da mille e più, Francesca Michielin affida ai mille due perle del suo repertorio come Vulcano e Amazing – scritta con il compianto Fausto Cogliati – e si esalta per gli arrangiamenti vocali che le incorniciano. In coda alle prove l’ennesima sorpresa nella app che gestisce tutti noi millini: viene aggiunto un brano letteralmente all’ultimo. Nemmeno due giorni fa ci ha lasciato Ozzy Osbourne, e non possiamo non celebrarlo: duetteremo con la sua stessa voce su Paranoid, ma va preparata in pochissimo. Questo è esattamente il tipo di pazzie tipiche di un Rockin’1000.

Pausa. Nella lounge presa in prestito dal Cesena calcio – che con R1K ha anche realizzato una maglia da calcio celebrativa bellissima – ci si aiuta a vestirsi, ci si trucca a vicenda, anche tra sconosciuti, ci si fa i complimenti, si ripassano le parti, si attende in maniera febbrile il momento in cui nelle in-ear riceveremo le istruzioni per scendere in campo. Il pubblico che sale i gradoni intravede questo fiume di musicisti nel tunnel e ci incita, si canta tutti insieme Romagna mia, che, nonostante tutto, è molto rock&roll e anche un classico di Rockin’1000. In campo salutiamo il pubblico come delle rockstar. Durante il preshow, DUE proposte di matrimonio. E io che pensavo che fare il cuore alla mia nuova fidanzata sugli spalti fosse romantico, maledetti. Nel breve tragitto dal tunnel al bordocampo conosco altre due persone che non avevo ancora conosciuto, una ragazza spagnola e una statunitense, che si sono aggregate alla band quando R1K ha fatto concerti nei loro paesi, ma è pieno di tedeschi, francesi, musicisti provenienti da 38 nazioni, il più giovane ha 7 anni, il più anziano 78.

5, 4, 3, 2, 1, si va. Microfono, iPad in posizione, in-ear infilate bene. Per questo concerto oltre a Daniel dei Selton sale sul podio una icona della musica italiana, Peppe Vessicchio, che apre lo show dirigendo la band in un preludio di Bach. Un pugnetto ai vicini di microfono, un abbraccio ad Ivano, intercetto gli altri amici e mando un cuore con le mani. La scaletta scorre velocissima. I Negramaro celebrano con un medley i vent’anni di un disco fondamentale come Mentre tutto scorre, con Solo per te affidata quasi esclusivamente a noi cantanti, e poi anche Sangiorgi ricorda la Palestina prima di Via le mani dagli occhi. Salta la sequenza del click con i Fast Animals and Slow Kids, ma il pubblico tributa il giusto applauso ai tecnici che continuano a farsi il mazzo. Il bassista dei FASK è anche stato nei mille, qualche anno fa, sa benissimo come funziona. Ricominciamo: Cosa ci direbbe e una potentissima Non potrei mai.

Su Vulcano di Francesca Michielin le 200 batterie spostano l’aria, i bassisti davanti a me si inchinano e ci applaudono per le performance vocale più complesse – soprattutto Amazing – e su Uptown Funk arrivano anche i fiati. Per Under Pressure Lodovica Comello canta aggirandosi tra le diverse sezioni del prato, mentre in Paranoid la voce di Ozzy risuona per benedirci. Su Seven Nation Army abbiamo l’ordine di evitare ogni po-po-po, ma ci pensa il pubblico: 18000 persone che coprono il nostro frastuono. Il discorso di Fabio cita Gaza, l’Ucraina e tutte le altre guerre prima di Hey Jude. Tra una canzone e l’altra, Augusta ci sussurra in cuffia: “Bravi”. Fiuuuu.

Lo show si chiude con la canzone che diede inizio a tutto, Learn To Fly: “Fly along with me, I can’t quite make it alone”. Eh si. Perché Rockin’1000 è una follia irrazionale ma colma di responsabilità: potresti essere tu, quello che rovina il lavoro di tutti, ma tutti ti aiutano a fare il meglio che puoi. Come dice Francesca Michielin a fine performance: “La musica non dovrebbe essere competizione, ma unione, fare le cose insieme e condividerle”. La condivisione non manca: è un esercizio che allena l’ego a farsi da parte in luogo della fiducia, è una scuola musicale per mettersi al servizio della partitura, per mescolare le parti grigie dei testi – quelle da non cantare – a quelle nere per dare vita a mille e più colori. È fare attenzione ma anche godersela, che comunque è un rock&roll show, e festeggiare con i giri di campo per avere spaccato, per averlo fatto tutti insieme.

Il giro di campo. La signora che urla: "Sei bravissimo!". Il pubblico applaude ogni singolo musicista che passa sotto la curva o le tribune, è bellissimo, felice, festante. Secondo me Ultimo non ha un pubblico così bello. Vado sotto la curva e mando un bacio a Martina, mentre due groupie – non mie, eh, del progetto – scavalcano e invadono il campo e chiedono foto a tutti cercando di imbucarsi all’after party. Questo si che è rock & roll. È così che ci si sente una rockstar? Allargo l’inquadratura: siamo in mille sul campo, siamo tutti rockstar e nessuno di noi è solo. Le rockstar, sicuramente, si sentono più sole di così.

---
L'articolo Siamo tutti rockstar: dentro ai concerti per il decennale di Rockin' 1000 di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2025-08-01 02:55:00

COMMENTI (1)

Aggiungi un commento Cita l'autoreavvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussioneInvia
  • fp26 ore faRispondi

    Ottimo pezzo..bravo!!!!
    grazie @marcomm
    unodeimille..