Sixdaysonicmadness 2002 - Guardia Sanframondi (BN)



Quinta edizione e noi non molliamo. Svaniscono i suoni, sbiadiscono le immagini, chiudiamo i cancelli e il “Sixdaysonicmadness” si dissolve come una nebbia alcolica il mattino dopo. Ma noi non molliamo. Palpitanti, tiriamo ancora un calcio al futuro. E siamo pronti per ricominciare!

Una faticaccia, tenerci su per quelli che sembrano essere stati solo tre giorni. Per noi sono stati molti di più, almeno sei… come vuole il nome… ma tanti, tanti di più.

Difficile riuscire a testimoniare l’edizione del 2002. Quando li racconti, quei momenti, quei volti, quei personaggi, improvvisamente ne cominci a sentire davvero la mancanza. A dirne, è come se smettessero di appartenerti. E non vuoi mica darli via così…
Difficile raccontarli, perché sono stati giorni davvero belli, intensi, vividi: vita concentrata che soffocava ogni respiro. Giorni magnifici, nella loro interezza, senza la minima traccia di scazzo o malinconia, senza tensione o cedimenti, senza noia o sospensioni. Il sonno era solo una pausa impaziente. Tutto il resto si era fermato. Esisteva solamente quel palco da riempire e tante, tante energie da rubare, da rubarsi. Per poterne vivere un anno intero.

Abbiamo cominciato molto prima, quest’anno: il “Sixdaysonicmadness” è cresciuto. C’erano le mostre da allestire, la sala per i corti da preparare, l’area campeggio da attrezzare per quelli che sarebbero venuti a trovarci: una nuova, diversa tribù della musica, quella che fa esistere questt’evento. Gli amici, quelli veri, sono venuti da Bologna, da Modena, ad aiutarci. Abbiamo lavorato senza tempo, plasmando i deliri e le allucinazioni di un anno di progetti in una settimana sola.

Quando i Modaxi, band barese che ha aperto il festival, sono saliti sul palco, non sembrava vero essere già saliti sulla giostra. Nonostante le folate di vento e la pioggia, la serata sembrava stupenda, l’atmosfera era suggestiva e coinvolgente come al solito. Il castello si riempiva lentamente… sul palco si avvicendavano prima i Physique Du Role, originale formazione romana, poi i C9, crossover dei più energici, graffiato da una voce femminile stabilmente in bilico tra rabbia e melodia. Unione insolita e seducente.

Tra una band e l’altra, il djset di Mariokonte non perdeva una battuta, con la sua ricercata selezione. Intorno al palco, su per le scale, giù allo stand, che vibrava di un chill out da grande evento, c’erano le tante formichine del “Sixdaysonicmadness”, i soliti Gremlins, sempre più agguerriti, e poi tutti noi, che schizzavamo, sovrabbondanti di adrenalina. Il concerto potevamo godercelo poco. Ma era il contorno che fibrillava… la sentivate l’energia?

Secondo giorno. Già dalle prime ore del pomeriggio è cominciato l’allestimento dei ‘work in progress’, l’altra grande novità di quest’anno. Ce l’hanno confezionata Marghe e Chiara, tirando su un’insolita orchestra noise, una costruzione di suoni nata sotto gli occhi di tutti: una lamiera vibrante, un vaso di gesso dalle sfaccettate sonorità. Il primo palco della sera è dei Miles Apart, ‘miglia passate’ per giungere fino a qui, con un nome di ispirazione eighties e un sound aggressivo, originale. Tocca poi ai Kleinkief: attrazione di opposti, rumore e pacatezza alle origini, influenze di moderno pop psichedelico. Suonano per comunicare, per superare le barriere che ci separano. Chiudono i Wood , giunti dalla lontana Verbania per noi. Con ritmi sincopati e trascinanti, ci trasmettono tutta la loro fede in una nuova, inafferrabile vita del rock: “perché il rock vive in tutte le migliaia di forme possibili e immaginabili”. La seconda giornata di festival ha segnato anche il momento di una riflessione articolata sulla musica indipendente. Durante il pomeriggio, il festival è diventato laboratorio di cultura, con un incontro sullo stato delle cose della musica indipendente in Italia. Una riunione interessante, un dibattito a tratti molto acceso, nonostante le preoccupanti premesse. La diagnosi finale però, non è stata tra le più confortanti. E forse sarebbe il caso di ripensare il significato della parola indipendente.

Passa un altro giorno. Terzo momento della nostra ebbrezza sonica. Un altro pomeriggio passato a montar casse, a posizionare strumenti, a fare i soundcheck, a guardare il castello riempirsi di gente che arriva alla spicciolata e dopo qualche mezz’oretta è completamente coinvolta e si presta a dare una mano a noialtri, che per oggi vorremmo prendercela di vacanza e guardare lo spettacolo che si prepara davanti ai nostri occhi. Iniziano i 2weak, intenzioni no-strane cantate in inglese, un’aggressività musicale che nasconde la voglia e il bisogno di liberarsi. Il palco è dei K, il suono secco di una lettera sola. La loro musica è una confluenza di differenze, affronta il disagio di avere a che fare con la nostra società, ma vuole essere un riferimento emotivo per sopravvivere. Infine, chiamati a chiudere la rassegna, gli headliner di quest’anno: i veneti One Dimensional Man. Con un nome che rimanda all’uomo a una dimensione di Marcuse, l’uomo moderno privo di qualsiasi capacità critica, il trio composto da Pierpaolo Capovilla (voce e basso), Giulio Bavero (chitarra) e Dario Perisutti (batteria), di capacità ne ha tirate fuori molteplici. Un vero e proprio evento, un live perfetto, pazzesco, di quelli che lasciano il segno. La band ha dimostrato dal vivo di essere una macchina noise perfettamente oliata. I tre hanno letteralmente saccheggiato l’ultimo e straordinario album “You kill me”, lasciando spazio anche agli episodi migliori del più che valido predecessore “1000 doses of love”. Straordinari e devastanti. Tonnellate di watts, di energia pura e appassionata, ad affermare quello che un gruppo rock dovrebbe essere. Una chiusa memorabile.

Fine. Troppo brusca e repentina. Proprio quando eravamo sul punto di…

Ricominciare. L’appuntamento con il “Sixdaysonicmadness” è rimandato all’anno prossimo. Attesa. Già cominciano i preparativi. La lista degli ‘special thanx’ sarebbe troppo lunga, impossibile riassumere in un solo grazie l’intensità di questi tre giorni. Chi c’era, si riconoscerà. Gli altri li aspettiamo l’anno prossimo. Nel frattempo, ciao ragazzi e… play loud!!!!



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L'articolo Sixdaysonicmadness 2002 - Guardia Sanframondi (BN) di Fabiola Mancinelli è apparso su Rockit.it il 2002-07-28 00:00:00

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